Marco era spinto da due validissimi
atleti Daniele Cesconetto e Antonio Mammoli, Salivano e correvano come un
treno, ed io affannavo piano piano un passo alla volta per portarmi avanti fin
su al traguardo.
Successivamente ho contattato Marco per rivolgergli
alcune domande interessanti per la stesura del mio libro Ultramaratoneti e gare
estreme ed ecco le interessanti risposte alle mie domande:
Ti puoi definire ultramaratoneta? “Si, credo che io possa definirmi un ultramaratoneta
visto che, grazie ai miei spingitori ho potuto partecipare a: 3
Pistoia-Abetone, 2 Trasimeno e 1 Passatore, finora.”
Nonostante la sua disabilità, Marco sta dimostrando
che si può partecipare a gare estreme grazie a persone che dedicano il loro
tempo a fare uno sport assieme, a condividere la fatica per raggiungere un
obiettivo difficile, sfidante ma raggiungibile ed in modo anche divertente ed
insolito.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Per me essere un ultramaratoneta significa avere un’opportunità
unica nel suo genere, data la mia ‘condizione fisica’ ahahahah.”
Marco è davvero una persona speciale, si diverte
tantissimo facendo sport e facendo fare sport estremo ad i suoi accompagnatori.
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? “Ho iniziato a partecipare a delle maratone
facendomi spingere da un gruppo conosciuto tramite amici, nel giro di 3 anni,
da questo si è creata un’importante associazione a Prato. Successivamente,
siccome io volevo partecipare a gare di diverso tipo rispetto a quelle che
organizzavano loro per le persone disabili, appunto le ultramaratone, sono
uscito dall’associazione è ho continuato per conto mio con un amico che mi
spinge.”
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “La motivazione principale ad essere ultramaratoneta
penso sia il fatto che non è sicuramente qualcosa di ‘ordinario’, soprattutto
considerando la mia disabilità.”
Il segreto di questa passione sta nell’andare oltre
l’ordinario, nel fare qualcosa di non routinario, nel dimostrare che una
persona considerata disabile non deve per forza stare ferma a casa o al lavoro
ma può coltivare passioni, può svagarsi, correndo, in qualsiasi modo ed in ogni
posto sia possibile ed accessibile e il mondo questo lo deve sapere e deve
prepararsi ed attrezzarsi per far si che tutti con ogni modalità possano
partecipare a qualsiasi competizione.
Cosa ti spinge a continuare ad essere
ultramaratoneta? “Beh quello che mi spinge a continuare è il
divertimento e il fatto che ogni gara è sempre diversa dalle altre.”
Marco quando gareggia è sempre sorridente, si
diverte a vedere le persone che lo circondano sorprendersi della sua
performance atletica assieme ai suoi spingitori, cerca le gare le più estreme,
le più difficili, a Marco piace vedere altri soffrire, mentre lui viene portato
in carrozza dai suoi spingitori molto aitanti e fieri di fare anche loro
qualcosa di più estremo.
C’è una gara estremi che non faresti mai? "“Credo sia un esempio, la Nove Colli, per problemi
logistici.”
Marco è consapevole dei suoi limiti, ma credo che se
i suoi accompagnatori gli propongono di fare anche la Nove Colli Running di 202
km, lui accetterebbe la sfida per divertirsi faticando per un tempo anche di 30
ore.
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua
partecipazione a gare estreme? “Devo dire che chiunque ha appoggiato sempre la mia
decisione.”
Penso che i famigliari e gli amici di Marco, forse
inizialmente sono stati un po scettici rispetto alla partecipazione a gare
podistiche ma poi hanno scoperto una nuova vita di Marco e sono orgogliosi e
forse anche un po invidiosi rispetto alle sue performance ed alle persone che
gli dedicano tempo.
Ti va di raccontare un aneddoto? “Ci sarebbero tanti di aneddoti da raccontare, ma
credo che fare gli ultimi 600 metri della penultima Pistoia-Abetone, con la
gomma bucata, non ha prezzo.”
Gli imprevisti si mettono sempre in conto ma
l’importante è avere il giusto approccio e non scoraggiarsi mai, essere sempre
positivi e rialzarsi da qualsiasi caduta, Marco lo farebbe ogni volta con
sorriso ed allegria, inoltre immagino un rapporto stupendo con i suoi angeli
spingitori.
Credo che se gli venga proposto da organizzatori o
dai suoi cari amici spingitori di fare qualcosa di estremo, non si tirerebbe
mai indietro, oramai credo che si fidi ed affidi ai suoi sostenitori.
Un'intervista a Marco è riportata nel mio libro Ultramaratoneti e gare estreme, Prospettiva editrice,
Civitavecchia, 2016.
Chi sono gli ultramaratoneti? Cosa motiva questi atleti?
Quali meccanismi psicologici consentono loro di affrontare gare estreme? Cosa
li spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
Questi i quesiti che si è posto l’autore Matteo Simone
per stendere questo libro, si parla di ultramaratone e di gare estreme per
lunghezza kilometrica, per condizioni fisiche-naturalistiche e metereologiche
nelle quali si affrontano i percorsi, per le richieste mentali poste a questi
atleti. Il testo consente di calarsi nella realtà degli ultramaratoneti, grazie
all’esperienza diretta dell’autore ed al contributo di centinaia di atleti
intervistati che hanno condiviso le loro esperienze di gara. Vi sono i racconti
di amanti della corsa e di atleti professionisti. In primo piano è il vissuto
esperienziale degli atleti, le loro problematiche, le loro convinzioni, le loro
paure, le loro esperienze di vita e i loro successi. Come ci ricorda la
psicoterapia della Gestalt è nell’esperienza che risiede la conoscenza. Un
libro affascinante che riporta le motivazioni di queste persone, che tratteggia
le loro strutture caratteriali. Un testo che permette di avvicinarsi a questo
tipo di discipline considerate estreme e impossibili.
Marco è menzionato nel mio libro Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici
di una sfida
Collana: Punti di vista. In
commercio dal: 13 giugno 2019
Descrizione
La Resilienza e l'Autoefficacia sono
concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in
generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo. Il termine
Resilienza deriva dalla metallurgia; indica la proprietà di un materiale di
resistere a stress, ossia a sollecitazioni e urti, riprendendo la sua forma o
posizione iniziale, così come le persone resilienti possono affrontare
efficacemente momenti o periodi di stress o disagio. Così come avviene negli
sport di endurance, resistere e andare avanti, lottare con il tempo cronologico
e atmosferico, con se stessi, con i conflitti interni; a volte sei combattuto e
indeciso, tentato a fermarti, a rinunciare. Gli atleti sentono di valere, di
avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in
sostanza aumenta l'autoefficacia personale nell'ambito sportivo, si sentono
riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate:
l'ultracorsa diventa una palestra di vita. Si impara a valutare che per ogni
problema c'è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale,
ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze. La pratica
dell'ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse interne, che
in situazioni ordinarie sono insospettabili. L'adattamento graduale a
situazioni di estremo stress psicofisico permette di esprimere delle
caratteristiche che hanno a che fare con la tenacia, la determinazione, la
resilienza, che accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere
un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso
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