Cosa significa per te essere
ultramaratoneta?
Gian Paolo: “Essere ultramaratoneta significa portare a termine con estrema
disinvoltura gare (o meglio esperienze) molto più lunghe di una semplice
maratona; approcciare una maratona da 42 Km con la consapevolezza che per me è
un corto e non ho problemi a chiuderla. Vivere esperienze diverse; essere consapevole che il mio fisico non prova
fatica.
Iolanda: “Andare sempre un po' oltre il limite. Correre in tempi ravvicinati
distanze lunghe. La possibilità di conoscere il
mio fisico e le mie capacità, la sfida con me stessa.
Hai mai rischiato per
infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?
Gian Paolo: “Ogni volta che arriva un
infortunio che non passa; mi chiedo se ne uscirò e tutto sembra difficile,
impossibile, irraggiungibile. Poi, a parte il classico rischio degli infortuni,
temo da un lato i passaggi tecnici nei trail di montagna, dall'altro il
traffico dei veicoli quando mi alleno su strada ed il mio pensiero va spesso ai
‘tanti’ per i quali un incidente stradale ha chiuso la carriera podistica, o
anche peggio.”
Iolanda: “Sono stata ferma qualche mese ed ho temuto di non riuscire a
riprendere... mi fa paura abbandonare il
fondo perché ricostruirlo è davvero faticoso. Diverse volte sono stata
costretta al ritiro, ma poi piano sono riuscita a capire cosa mi ostacolava!
Gian
Paolo: Il piacere di esserlo, la
condivisione della avventure con persone speciali.
Iolanda: La forza che ho trovato in me stessa, capire che, se si vuole,
qualsiasi obiettivo può diventare raggiungibile, aver scoperto risorse
interiori finora inesplorate, entrare in contatto con me stessa. Voler dimostrare a me stessa e agli altri che sono
forte e ce la posso fare.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?
Iolanda: Penso di poter dire che sia stata Valdigne 2012 perché alta montagna e
la Abbots Way 2012 per le condizioni meteo davvero avverse, ma ero alle prime
esperienze e quindi la mia percezione oggi potrebbe essere diversa.”
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?
Gian
Paolo: Non so dirlo; la difficoltà
cambia in base alla percezione; io trovo molto impegnativi i trail di montagna
con passaggi tecnici difficili, quindi potrei dire la 100Km di Valdigne oppure
la ultratrail Serra di Celano; non trovo difficoltà particolari nelle gare su
asfalto; le condizioni meteo possono fare la differenza molto spesso. Ho
sofferto nella ecotrail le Vie di San Francesco (174Km) solo perché era molto
caldo e non mi ero idratato sufficientemente.
Iolanda: penso di poter dire che sia stata Valdigne 2012 perché alta montagna e
la Abbots Way 2012 per le condizioni meteo davvero avverse, ma ero alle prime
esperienze e quindi la mia percezione oggi potrebbe essere diversa.
Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a
portarla a termine?
Gian
Paolo: Tra quelle che mi piacerebbe
tantissimo fare, cito il Tor de Geants, in quanto troppo tecnica ed in quota.
Iolanda: UTMB (Ultra Trail du Mont Blanc), alta montagna, ho sperimentato che sono un genere di gare che non si
improvvisano, e se non si è preparati a questo tipo di ambiente la gara
potrebbe rappresentare un rischio. Non è la fatica a spaventarmi ma i passaggi
molto tecnici e io nelle discese, quando gli altri si buttano a tutta io
rallento troppo e metto in campo tutta la mia prudenza (troppa ahimé!).
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare
estreme?
Gian
Paolo: “I famigliari sono contenti, in
quanto c'è condivisione, anche se spesso i figli trovano noioso e ripetitivo questo
stile di vita. Gli amici che non praticano sport o fanno sport molto diversi,
hanno un senso di curiosità, a volte perfino ammirazione; gli ultra come me,
capiscono perfettamente ed ovviamente condividono le scelte; gli amici e
compagni di molti allenamenti giornalieri che partecipano a gare brevi e veloci
(10K e mezza maratona) sono invece quelli che maggiormente non riescono a
comprendere la filosofia dell'ultramaratoneta.”
Iolanda: “Anche Gian Paolo è un ultramaratoneta, quindi massima complicità e
condivisione. E' una parte importante
della nostra vita che ha contribuito a ravvivare il nostro rapporto. Certo, mi tocca sopportare sempre i suoi
brontolii, perché sono lenta ed ogni volta è costretto ad aspettarmi e minaccia
di lasciarmi lì... e chissà, prima o poi lo farà! I nostri figli invece si rendono conto di
avere dei genitori "diversi" dagli altri e spesso fanno finta di
ignorare le nostre stranezze, talvolta addirittura si dimostrano avversi, ma
poi sono orgogliosi di noi e spesso scopro che non perdono occasione per
raccontare agli amici o alla maestra le nostre avventure e i nostri incredibili
km.”
Che significa per te partecipare ad una gara estrema?
Gian Paolo: “La consapevolezza che quello che ho fatto fino ad
ora l'ho fatto senza particolari difficoltà e sofferenze. Premesso che non ritengo che le gare cui partecipo sono estreme,
significa volerlo fare e pianificare preparazione e gestione della gara. Credo che per praticare lunga distanza servano:
gestione dell'alimentazione (la mia è molto particolare); gestione della
strategia; tantissima testa; continuità negli allenamenti; una caratteristica
innata del fisico: da giovane, in tempi in cui ero poco allenato e non
praticavo corsa, nelle lezioni in palestra mi avevano segnalato che la mia
capacità di tenere livelli medio alti per lungo tempo era sorprendente). In
gare lunghissime, molte ore, si entra veramente in un'altra dimensione; la
mente si annulla dentro l'esperienza che si vive; tutto è diverso, l'immersione
nell'esperienza è totale. Si vedono cose, si provano esperienze, difficili da
raccontare; a me piace il buio, mi trovo a mio agio la notte; poi se nella
notte ci si trova su passaggi di montagna prende comunque quel senso di
emozione misto ad ansia; inoltre le condizioni meteo e climatiche possono
cambiare fortemente le sensazioni provate.”
Ti va di raccontare un aneddoto?
Gian
Paolo: “Non ne ho di particolari, ma tanti
ricordi importanti. Fino a marzo 2014, la ultra su strada più lunga che avevo corso
fino ad allora era la Strasimeno di 58K, stavo preparando il Passatore. Una
mattina di maggio Iolanda, mi ha casualmente incontrato in allenamento (perché
noi non ci alleniamo praticamente mai insieme) ed ha notato la scioltezza che
mi accompagnava negli oltre 20k di allenamento; così mi ha fortemente incitato
e praticamente ‘costretto’ ad iscrivermi alla 9 Colli Running che si sarebbe
svolta la settimana successiva. Mi sembrava follia pura, non credevo proprio di
potercela fare e poi dopo pochi giorni avrei dovuto correre il Passatore! Invece
ho dovuto ammettere che i risultati le hanno dato ragione, la 9 Colli è stata
un'esperienza incredibile e la settimana dopo sono anche riuscito a chiudere il
Passatore con un tempo davvero ‘decoroso’. Questo ha rappresentato per me un
momento decisivo e di conferme in cui ho davvero preso coscienza delle mie
potenzialità, un nuovo punto di partenza insomma.”
Iolanda: “Durante la notte di una 100km trail arrivata su un tratto asfaltato
cerco i catarifrangenti... mi pare di scorgerli, vado nella direzione ma poi
non li vedo più... sono sola... e non vedo altri segnali... giro la testa e con
essa la frontale alla ricerca dei segnalini luminosi... ah eccoli finalmente...
li punto ma... si spostano? sì si spostano... pochi secondi per dire a me stessa che forse ho qualche problema...
ma come è possibile?!?! eppure sto bene e sono lucida! mi avvicino
comunque e lì la sopresa! Non erano i
segnalini luminosi bensì due occhi felini che mi osservavano
impauriti!!!!"
Cosa hai scoperto del tuo
carattere nel diventare ultramaratoneta?
Gian Paolo: “Del mio carattere ho scoperto l’impegno (commitment è la parola più
adeguata) all'obiettivo, anche se più che una scoperta, rafforza un aspetto del
mio carattere. Penso soprattutto al dopo;
provo a visualizzare il dopo traguardo, le soddisfazioni che ne conseguono;
penso che io non posso mollare.”
Iolanda: “Ho trovato in me stessa una forza incredibile, e anche nella vita di
tutti i giorni ho imparato ad avere pazienza e riuscire a sopportare situazioni
difficili.”
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa?
Iolanda: La vita che mi circonda non è cambiata, piuttosto è mutato il mio
pensiero, sempre focalizzato sui prossimi impegni, sulle salite e distanze che
mi aspettano, il mio approccio al tempo, e alla ricerca di spazi per
allenarmi... in pausa pranzo corro in palestra a rubare quella mezz'ora di
potenziamento, e idem appena esco
dall'ufficio, corsa palestra o
fisioterapista, non esiste più shopping parrucchiere estetista, e quando
accompagno i ragazzi alle loro attività io nel frattempo organizzo il mio
allenamento... il portabagagli della mia
auto contiene praticamente il mio guardaroba sportivo, pantaloncini, scarpette
da corsa, guantoni, corda, tappetino,
scarpe da spinning, cardiofrequenzimetro, mp3, acqua, integratori... non manca
nulla, è il puzzle che compone la mia giornata. "Ultra" è una
filosofia di vita... ed io in questo momento sono felice così.
Se potessi tornare indietro
cosa faresti? O non faresti?
Gian Paolo: Comincerei MOLTO prima con le distanze ultra senza paura. Se potessi
tornare MOLTI anni indietro, comincerei con la corsa e la pratica dell'atletica
in genere da giovane.
Iolanda: Non so, è stata una costruzione lenta e credo (spero!) di essere solo
all'inizio, avrei una gran voglia di migliorare ma tra lavoro e famiglia lo
sport è il mio spazio-tempo libero rubato... quindi... solo tanto impegno... e
tutto quello che viene va bene così.
Usi farmaci, integratori?
Per quale motivo?
Gian Paolo: “Niente farmaci; invece integratori sì certo; l'alimentazione è la base
della gestione di gare ultra; se una maratona si può correre bevendo solo
acqua, in una gara lunga questo è impossibile; ed è altrettanto arduo avere
tempi di recupero veloci (dalle gare ma anche dagli allenamenti intensi)
mangiando normalmente; in fondo anche il caffè che prendo più volte al giorno in
ufficio per essere più efficiente al lavoro è un integratore (e sottolineo che
non mi piace, lo prendo soltanto per la caffeina).”
E’ successo che ti abbiano
consigliato di ridurre la tua attività sportiva?
Gian Paolo: “Quando ancora non correvo le ultra, per problemi alla schiena.”
Iolanda: “No, o meglio sì, ma solo da persone che trascorrono il loro tempo sul
divano e che vorrebbero indurmi a maggiore riposo e rilassatezza e perché no a
mangiare di più!”
Ringrazio Gian Paolo e Iolanda per averci raccontato
di loro, delle loro passioni, interessi, complicità, aneddoti divertenti ai
limiti delle allucinazioni, per entrambi la corsa delle lunghe distanze è una
modalità per conoscersi e per tirare fuori le risorse personali, per Gian Paolo
è un procedere facile sempre più osando nella difficoltà delle lunghe distanze,
per lui è importante la motivazione, se c’è può far tutto con piacere senza
fatica, senza sofferenza, senza difficoltà, a Gian Paolo peserebbe di più un
lavoro impiegatizio quotidiano non motivante che non riesce a mobilitare
l’energia utile per andare avanti.
Per Iolanda, correre è una scoperta fantastica, è
un’esistenza vera alla scoperta di sé delle proprie possibilità, delle proprie
motivazioni a scalare vie sempre più impervie, a raggiungere gradatamente mete
sempre più difficili, ad alzare l’asticella per mettersi alla prova per andare
sempre più in alto.
Un bel messaggio da parte di entrambi per una
passione che accomuna nella fatica e nel raggiungimento di obiettivi che
diventano sempre più a portata con l’impegno e la giusta preparazione.
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