L’ultramaratoneta è continuamente alla ricerca di situazioni sfidanti da gestire, superare che poi facciano parte del proprio corredo caratteriale.
Alcuni
hanno dichiarato di temere gare troppo lunghe, di distanze superiore ai 200 km,
alcuni temono le condizioni
atmosferiche oppure la privazione del sonno. Di
seguito le risposte ricevute alla domanda: Quale è una gara estrema che
ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine?
Marco
Stravato: “Nessuna,
ancora oggi ritengo che possa arrivare in fondo a qualsiasi gara, con
l’avanzare dell’età non so, i miei prossimi obbiettivi sono UTMB e TDG e spero
di riuscirci.”
Stefano
La Cara: “Temo il freddo, quindi ogni gara esposta a temperature rigide mi
preoccupa (il che non significa che prima o poi non la proverò…)”
Vincenzo Luciani: “Ora come ora
praticamente tutte. In passato quando stavo meglio ho rinunciato alla 9 Colli,
alla Sparta-Atene, perché ho ritenuto, sulla base di informazioni avute da
amici che l’avevano corsa che non era nelle mie possibilità. Nella vita e nella
corsa bisogna sempre porsi questa domanda: posso permettermelo? E se la
risposta è negativa, bisogna farsene una ragione.”
Marco Dori: “Penso che con un buon
allenamento mentale si possa portare a termine qualsiasi gara. Non importa il
tempo che impieghi.”
Fabrizio Terrinoni: “Forse le gare di ultra cycling
di diversi giorni e con molte salite lunghe e ripide, nelle quali oltre
all’impegno fisico estremo mi spaventa la carenza di sonno.”
Sole Paroni: “Se ci sono non ne sono a conoscenza. Probabilmente una gara molto lunga e molto tecnica".
Mauro Fermani: “Quella al mondo che posso solo
sognare è il Tor des Geants, ma anche la Spartathlon.”
Ciro De Palma: “Nessuna, se m’innamoro.”
Claudio Leoncini: “La 24h. Ho assistito una volta
da spettatore e mi è bastato.”
Monica Casiraghi: “Non so forse una gara al
freddo, con temperature a meno 20 non lo sopporterei…”
Laura Ravani: “Temo tutte quelle che si
svolgono in climi troppo caldi (deserti ecc.).”
Marco D’Innocenti: “Credo ce ne siano tantissime.
Probabilmente quelle più lunghe di 100 km, o con dislivelli eccessivi, o su
terreni impossibili quali deserti o aree ghiacciate.”
Enrico Vedilei: “Conoscendo i miei limiti,
tutte quelle gare superiori ai 200km con cancelli orari stretti.”
Ivan Cudin: “Le gare che interessano più
giorni continuativi.”
Giuseppe Mangione: “Non penso ci sia una gara
ultramaratona su strada dove non ci riuscirei.”
Aurelia Rocchi: “Vorrei provare tutte le gare.
Se ci sarà una dura che non potrò finirla per qualche motivo, riproverò
riproverò fino a che riuscirò perché non ce niente più forte del mio cervello,
avrò tanta pazienza per riprovare.”
Francesca Canepa: “Non esiste, non la conosco.
Però mi sono precluse tutte le prove senza balisaggio, non so usare bussole e
cartine quindi sicuramente il mio limite sta li, non nel numero di km. E può
stare anche nelle condizioni climatiche estreme, credo di non essere tagliata
né per il caldo estremo né x il freddo estremo.”
Lisa Borzani: “Il Trofeo KIma o comunque
tutte quelle gare dove e’ richiesta la capacita’ di percorrere sentieri con
passaggi aerei, parti attrezzate con corde o catene o passaggi esposti.”
Federico Borlenghi: “Non so no non saprei dirti
forse le 48h o le sei giorni.”
Maria Chiara Parigi: “Vorrei fare il Tor ma allo
stesso tempo non mi sento pronta! Spero un giorno di riuscirci!”
Filippo Canetta: “Non saprei. Credo che si possa
fare molto, tutto dipende dalla preparazione.”
Paolo Barnes: “Tutte quelle gare lunghe alle
quali parto senza essere convinto, quelle sono le piu difficili da finire.”
Stefano Ruzza: “Ormai non so più a che livello
si è arrivati di gare ‘estreme’. Forse l'Idita Road(la lunga) in Alaska.”
Salvatore Musone: “Sicuramente quella dove ci
sono i varchi.”
Giorgio Calcaterra: “Non saprei, sicuramente ce ne
sono tante, ma non cerco l'estremo, non cerco lo sfinimento e quindi non mi
sono mai posto il problema.”
Roldano Marzorati: “Non c’è una gara, una volta
valutata distanza e dislivello, e deciso che è alla mia portata parto convinto
di portarla a termine.”
Roberto
D’Uffizi: “Sicuramente ultramaratone che superino i 100 km di
distanza, oppure Skyraces in genere e ultramaratone anche di distanze inferiori
ai 100 km ma svolte in condizioni ambientali molto difficili.”
Lorena: “Non esiste, penso che tutto si
possa fare, basta volere.”
Marco Zanchi: “Non l’ho ancora trovata, come faccio a dirlo?”
Marinella Satta: “Non lo so. Credo che preparando bene una gara,
potrei finirla anche se molto estrema.”
Gianluca Di Meo:
“Nessuna gara estrema penso di non poter riuscire. Bisogna avere solo gran
voglia e motivazione.”
Vito Rubino: “Tutte
le gare ultra che consistono nel fare dei giri di uno stesso percorso
prefissato, per esempio in una pista di atletica etc. Semplicemente per me non
c’è motivazione.”
Silvio Cabras: “Non ci sono gare che dico che non riuscirei mai,
se altre persone son riuscite, perché non riuscirci anch'io? “
Dante Sanson: “Non so se esiste una
gara limite, il vero limite penso sia quello di riuscire a trovare il tempo ed
il metodo giusto per una preparazione adeguata, (ci vuole tempo e ‘bisogna
averlo’ il difficile e trovare le strategie giuste per ricavare gli spazi
necessari per allenarsi). Mi piace
pensare che ci sia sempre una ‘giusta chiave’ che permetta di raggiungere gli
obiettivi, è invece da valutare se i rischi ed i compromessi siano
ragionevolmente accettabili.”
Monica
Testa: “Il Tor de Geant e l'UTMB.”
Armando Quadrani: “Per rispondere a questa domanda dovrei correrla. Solo la consapevolezza
di un insuccesso mi fornirebbe prontamente la risposta. Provarci sempre,
arrendersi mai. Poi se purtroppo capita, farsene una ragione.”
Riccardo
Borgialli: “Io credo che con un
allenamento adeguato posso terminare qualsiasi gara, poi la differenza sta
sempre in come la si vuole finire, per esempio facendola ad un passo molto
lento penso che potrei terminare anche una 100 miglia.”
Andrea Boni Sforza: “Non ritengo impossibile nessuna gara, ovviamente non si possono fare tutte, ma non escludo di farcela con nessuna".
Stefania: “Volere è potere . Crederci sempre.”
Vito Todisco: “Non
saprei, finché non mi metto in gioco non potrei mai sapere se rientra o meno
nelle mie possibilità.”
Gian Paolo Sobrino: “Tor de
Geants (troppo tecnica ed in quota)”.
Matteo Pigoni: “Non
saprei, negli ultimi anni mi sono ricreduto molto sui miei obbiettivi, sto imparando
molto e l’esperienza è una buona compagna di viaggio.”
Mario Connor: “La ultra
del deserto, patisco il caldo.”
Giuliano Cavallo: “Non ho
idea…..dico Tor des Geants!”
Giorgio Piras: “Penso la 'Nove Colli Running', infiniti 202 km.”
Efisio Contu: “Le gare
in ambienti freddi ho un metabolismo maledetto io anche correre a 10 gradi per
me è freddo.”
Luca Pirosu: “Nessuna
se preparata.”
Alberto
Ceriani: “Penso a gare dove causa la
mia disabilità visiva mi impedisca di muovermi.”
Susanna Forchino: “In generale
le ultra in montagna come il Monte Bianco. Questo perché le salite mi
affaticano molto e poi devo rimanere troppo concentrata sul percorso ed é
faticoso mentalmente.”
Iolanda Cremisi: “UTMB,
alta montagna, ho sperimentato che questo genere di gare non si improvvisano, e
se non si è preparati a questo tipo di ambiente la gara potrebbe rappresentare
un rischio.”
Stefano: “Credo che il fattore più penalizzante per me possa essere la condizione estrema ambientale e meno i l fattore distanza".
Emma Delfine: “Gare notturne, mi scompensa non
vedere bene dove metto i piedi.”
Marco Gurioli: “In questo momento la Western States ultratrail che si svolge fra le montagne della Sierra Nevada in California sulla distanza di 100 miglia.”
Mario Demuru: “Non lo so! Io credo che facendo allenamenti adeguati, si possa
concludere tutto. Naturalmente le prestazioni devono essere adeguate a quello
che si deve compiere. C’è una gara, che fanno a Palermo e quest’anno credo che
l’abbiano fatta anche a Torino, dove per 24 ore corri in pista o comunque in un
anello stradale breve e poi si fa il conto dei km che hai fatto. La reputo molto difficile da fare ma con la
giusta motivazione è fattibile.”
Julien Chorier: “Je pense que toute doivent
être abordées avec beaucoup d’humilité. Même celle qui paraît la plus simple
peut se transformer en calcaire suite à départ trop rapide, des problèmes
d’alimentation, d’hydratation ou une météo particulièrement
capricieuse. (Credo che il tutto deve essere affrontato con grande umiltà.
Anche quella che sembra la più semplice può trasformarsi in calvario a seguito
di un avvio troppo veloce, problemi di alimentazione, l'idratazione e un clima
particolarmente capriccioso.”
Raffaele Luciano: “La
Spartatlon o la Nove Colli, anche se dopo la 100km, di sicuro ci proverò.”
Daniele Cesconetto: “Le gare oltre i 200 km. Dopo
tanti anni di fatica, il mio limite della ‘sofferenza’ si è di molto abbassato e non mi diverto più come un
tempo quindi mi ‘accontento’ di distanze più umane.”
Cecilia Poli: “Non penso ci siano gare
impossibili, credo iniziando piano piano e affrontandole con lo spirito giusto
ogni gara possa essere conclusa, ora come ora comunque sarà bene che eviti
quelle con discese troppo complicate; perché, detto tra noi, in discesa
soprattutto ho moltissimo da imparare".
Domenico Martino: “Non credo
che ci siano gare estreme da non poter arrivare ripeto esistono queste gare? Le hanno fatte? E se sono riusciti altri credo di poterlo fare anch' io questo e il mio punto di forza
psicologico.....e fino ad oggi non mi ha tradito.”
Antonio Mammoli : "Ci sono gare nelle quali le basse temperature
mi metterebbero in difficoltà".
Alessandro Tanzilli: “Il ‘Tor de Giants’, ci vuole tanto, tanto allenamento per prepararla,
una gara del genere non si improvvisa. Devi avere anche risorse economiche e un
lavoro che ti permettano la giusta preparazione.”
Vito Intini : "Non c’è gara
estrema. Quando si è preparati una gara non può essere estrema. Se non si è
preparati anche una 10 km può essere estrema. Comunque per risponderti se
dovessi fare una 6 giorni per necessità la farei. Si tratta più di volontà.”
Filippo Poponesi: “Non mi
sono mai posto dei limiti e penso di avere le doti psico-fisiche per portare a
termine ogni gara che sia umanamente possibile correre. Fino ad ora ogni volta
che ho alzato l’asticella sono sempre riuscito a superarla. Certo, esistono
gare al limite della sopravvivenza che mi metterebbe un po’ pensiero dover
affrontare, ad es. mi viene in mente quella fra i ghiacci dell’Alaska a -40° di
temperatura, in autosufficienza, dove si rischia davvero la vita, ma come ho
detto, con la dovuta preparazione, professionisti dello sport che ti seguono, sponsor per sostenere le spese, etc., penso che
riuscirei a portarle a termine.”
Manuela Vilaseca: “I don’t know of a race that it’s not
possible to finish. If someone can finish, it’s always possible. (Non conosco
di una gara che non è possibile finire. Se qualcuno la può finire, è sempre
possibile.)”
Alessandro Torchiana: “Penso che se si affrontano nel modo giusto, non ci
siano gare ‘impossibili’.”
Giovanni Capasso: “Tour de geants però mai dire mai con le motivazione
giuste posso farcela.”
Pietro
Salcuni: “Gara estreme c'é ne sono
tante, per adesso non sono pronto mentalmente a superare i 100 km chissà un
giorno.”
Alexander Rabensteiner: “Yukon Arcitc Ultra – soffro
troppo il freddo.”
L’ultramaratoneta ha scoperto che volendo, si può far
tutto, che la passione è un motore potente che riesce a mobilitare le energie
occorrenti per portare a termine qualsiasi impresa con qualsiasi condizione, è
una sorta di adattamento graduale che ti permette gradualmente di incrementare
l’autoefficacia personale e sviluppare la resilienza che ti permette di andare
avanti e non fermati per imprevisti o crisi ma avere la capacità di gestire
momento per momento con tutte le proprie risorse, capacità personali scoperte
nel corso di precedenti competizioni e situazioni.
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