Matteo Simone
Si spera che non
giunga mai il momento per smettere, significherebbe smettere di vivere, di
sentire, di faticare, di divertirsi, di gioire, di mettersi alla prova, di
conoscersi, sperimentarsi, di relazionarsi, scoprire.
Dalle rispose alla domanda "Hai mai
rischiato per infortuni o altro di smettere di essere ultramaratoneta?” emerge che gli infortuni
si mettono in conto e che si è disposti a fermarsi un po', oppure a rallentare i
ritmi, infatti l’ultramaratona più che uno sport estremo viene considerato un
lungo viaggio. Ecco
le risposte:
Angelo
fiorini: “Non
ho mai pensato di smettere ma nel momento di massimo entusiasmo e di ottima
forma fisica, ho dovuto fermarmi a causa di gravi problemi fisici dovuti alla
gara più estrema alla quale ho partecipato, la Sparta Atene di 245 km,
nell’ottobre del 2011. Dopo 172 km, sono stato costretto a fermarmi e lo sono
fino a tutt’oggi!”
Marco
Stravato: “Si,
nel 2005, al solito stato preparando il Passatore, passando da tantissimi
allenamenti e la maratona di Roma, prima di questa maratona, correvo sempre sul
tappeto una mezza a 3’45’’ mi si gonfiò il ginocchio, problemi di cartilagine
al ginocchio sinistro, stop di 1 anno e mezzo, ma ne sono uscito fuori.
Il
consiglio dell’ortopedico dell’IOR di Bologna fu, mai più Passatore, invece nel
2007 Maratona di New York, poi accompagno una podista a Sabaudia e Roma 2010 e
poi ricorro il Passatore, è più forte di me e poi ritengo che sia molto più
traumatico la corsa veloce corta (21 km) che non un lungo viaggio/corsa ad
andatura lenta, ora infatti corro molto più lentamente.”
Vincenzo Luciani: "Fortunatamente non ho mai subito
infortuni seri. Non ho mai corso, salvo in rare eccezioni, in presenza di
malanni o di infortuni. Ho insomma corso sempre da sano, fisicamente e
mentalmente. Il corpo manda dei segnali che l’ultramaratoneta deve saper
ascoltare. Sempre. Altrimenti si rischiano gravi infortuni e correre solo per
soffrire è insensato.”
Marco Dori: “Fortunatamente no. Dopo
il passatore ho avuto un problema al ginocchio sinistro che ha reso durissima
la Pistoia – Abetone costringendomi a camminare durante tutte le discese. Ho
trattato e risolto il problema con l’osteopatia e oggi ho un problema a una
caviglia che non sto riuscendo a risolvere ma che controllo dosando la
progressione durante la corsa.”
Franco
Draicchio: “Si,
nel 2012 ho subito un intervento chirurgico al piede sx sono stato fermo per un
anno ma è
servito a far crescere la mia passione.”
Mauro Fermani: “Un paio di incidenti in moto e
conseguenti operazioni alle ginocchia hanno messo un po’ a rischio la mia
attività podistica, ma per adesso riesco ad andare avanti.”
Ciro di Palma: “Se passi attraverso un percorso fatto con metodo e
raziocinio, rispettando il tuo corpo riduci la possibilità d’infortunio.
Fortunatamente per risponderti, dico mai.”
Claudio Leoncini: “No, ho deciso di
smettere prima che ciò si verificasse.”
Monica Casiraghi: “Si ho pensato diverse
volte di smettere per infortuni o per problemi di salute, ma non l’ho mai fatto perché
sarebbe stata la strada più semplice.”
Laura Ravani: “Si, ho avuto problemi,
causati principalmente dall'inesperienza e dalla voracità che caratterizzano i
primi periodi. Poi si impara a essere più attenti, e a prestare attenzione a
ciò che dice il nostro organismo (anche se il problema può capitare lo
stesso).”
Enrico Vedilei: “Ho avuto dei problemi
fisici una decina di anni fa che non mi hanno più permesso di allenarmi come
una volta, ora corro di meno ma corro lo stesso perché mi diverto e mi piace
l’ambiente.”
Ivan Cudin: “Lo ho temuto un paio di
volte. Ci sono volute lunghi periodi di fisioterapia e riposo prima di riprovare
a correre.”
Daniele Baranzini: “Si, 2 anni fa stavo per
morire per il comportamento mio ad una gara, scongiurato il pericolo morte ho
rischiato la dialisi a vita per 10 giorni circa ma non è successo. Anzi scavalcare una tomba mi ha fatto prima
pensare poi agire diversamente, meglio.”
Giuseppe Mangione: “Al momento sono reduce
da una cefalea che non dovrebbe precludere granché, un po' di infiammazioni
varie che vanno e vengono.”
Aurelia Rocchi:: “Per fortuna fino
adesso non ho mai avuto infortuni e se mi succedesse qualche cosa di brutto non
smetterò mai di essere una ultramaratoneta, magari andrò più piano in gara però non
penso mai di mollare.”
Francesca Canepa: “Mai avuto infortuni seri
e soprattutto mai causati dalla corsa in sé. Quando ho avuto alcuni problemi
sono sempre dipesi da errori a monte commessi da me, es. prendere storte perché
partita stanca o infiammazioni causate da scarpe sbagliate."
Maria Chiara Parigi: “Purtroppo i rischi ci
sono stati e mi sono fatta male più volte. Da allora cerco di stare più attenta
anche se vuol dire andare più piano!”
Filippo Canetta: “No, anzi, ho imparato a
gestire i problemi, riducendo i carichi per dare modo al mio corpo di
ripararsi, ma senza fermarmi mai.”
Antonio Carozza: “Diciamo che per problemi
alle ginocchia, rischio.”
Stefano
Ruzza: “No, ho avuto solo un infortunio
(frattura da stress), ma fa parte del gioco.”
Salvatore Musone: “Tutti i podisti sono
soggetti ad infortuni, nel mio caso durante un allenamento a nel parco, sono
scivolato sul brecciolino e ho sbattuto il ginocchio su una barra di ferro
piantata a terra, risultato: ginocchio gonfio, sanguinamento, 3 settimane di
fermo e ci sono voluti circa sei mesi per riprendere di nuovo la forma fisica.”
Giorgio Calcaterra: “Si, infortuni ne ho
avuti, e la sicurezza di riprendere non ce l'hai mai.”
Roldano Marzorati: “Per il momento no, ma il
confine è labile.”
Roberto
D’Uffizi: “Ho avuto un periodo molto buio tre anni fa per via di
alcuni infortuni, ma non avevo ancora partecipato ad ultramaratone, anzi, devo
dire che dopo la partecipazione dell’anno scorso, sono progressivamente
migliorato sia nei risultati sportivi in genere, sia come capacità di recupero:
ritengo che l’ultramaratona metta a dura prova il fisico e porti a molti
problemi organici, ma allo stesso tempo contribuisce a costruire il fisico che
sopporta meglio gli sforzi, specie se prolungati.”
Lorena: “No, anzi ho iniziato ad aumentare i km percorsi a causa di un
infortunio che non mi permetteva di fare la velocità ma di correre le lunghe
distanze con più calma.”
Marco
Zanchi: “Per ora mai, incrociando le
dita, la cosa principale in questa disciplina è anche saper ascoltare il
proprio corpo e darsi i giusti tempi di recupero.”
Satta Marinella: “Si, febbraio del 2014. Dopo aver fatto delle visite di controllo,
facendo l’ecocardiogramma privatamente
da un medico non sportivo mi indirizza direttamente all’ospedale per fare
accertamenti più accurati, in quanto pensava che avessi un infarto in atto.
Andai subito all’ospedale (premetto che non stavo per niente male), quando
arrivai in ospedale, mi ricoverarono con codice rosso (al che mi spaventai
abbastanza) e mi ricoverarono in terapia intensiva per 3 giorni, facendo tutti
gli esami del caso, compreso la coronografia. Meno male che tutti gli esiti
erano a posto. Ho dovuto recuperare tutti gli elettrocardiogrammi degli anni
precedenti, praticamente ho il cuore d’atleta. Da allora, però, quando mi sento
più stanca e stressata del solito, faccio la gara con molta più tranquillità
prendendomi tutte le pause necessarie.”
Mena Ievoli: “Ho avuto un problema al tendine di Achille e ho avuto un fermo di 6
mesi nel 2014, ho riiniziato da 1 anno e mezzo circa.”
Gianluca Di Meo: “Si sospettò una patologia al cuore tutto rientrato.”
Vito Rubino: “Correre su trail rocciosi in montagna e in condizioni non ottimali può
essere pericoloso. Fortunatamente finora e’ andato tutto bene.”
Silvio Cabras: “In 10 anni mi sono infortunato una volta per 4 mesi di stop, ma non ho
mai pensato di smettere!”
Dante Sanson: “Si, penso che entrambi
questi rischi siano perennemente in agguato. “
Armando Quadrani: “Al momento no. Spero che
questo momento non giunga mai.”
Riccardo
Borgialli: “Di smettere no, una pausa
forzata però si, l’anno scorso ho avuto un problema al ginocchio che mi ha
tenuto fermo un mese, ma dopo tutto quel tempo fermo scalpitavo per rimettere
le mie scarpette da corsa!”
Andrea Boni Sforza: “No, non ho mai voluto rischiare infortuni o problemi. La salute viene prima di ogni altra cosa, una soddisfazione sportiva va decisamente in secondo piano".
Luigi Brugnoli: “Quando il mio
corpo mi parla, rallento. L'infortunio vuol dire che non ti sei ascoltato a
sufficienza.”
Vito Todisco: “Mi infortunavo più
spesso quando facevo gare più veloci.”
Gian Paolo Sobrino: “Sì, ma gli
infortuni sono sempre stati causati dagli allenamenti brevi e veloci; il mio
fisico soffre molto di più con le distanze brevi (10K - 21K).”
Matteo Pigoni: “Per mia fortuna
no, anzi da quando pratico ultratrail e scialpinismo il mio fisico è cresciuto
molto e ho trovato un bel equilibrio sportivo che mi permette tante cose.”
Giuliano Cavallo: “Infortuni tanti,
mai cronici da poter minimamente pensare di smettere.”
Giorgio Piras: “No! mai,.. sempre
avuto piccoli infortuni di ordinaria amministrazione che risolvo comunque con i dovuti periodi di riposo, tranne una
sola volta in cui ho fatto 4 sedute di tecar, non ho mai usufruito di medici,
massaggiatori, fisioterapisti o altro, cerco di gestirmi da me, almeno sin quando
mi è possibile.”
Enrico Togni: “Ho subito
infortuni, come tutti quelli che corrono, e il mio pensiero non era smettere di
essere un ultramaratoneta quanto piuttosto quando riprenderò?”
Efisio Contu: “Si lo scorso anno
, un problema alla schiena mi ha tenuto fermo 5 mesi credevo di non poter
correre più.”
Luca Pirosu: “I miei tendini
hanno sofferto tanto e dato qualche problemino, ho rischiato che saltasse tutto
quando sono stato operato a Marzo per un’ernia inguinale dovute a cause
sportive.”
Alberto Ceriani: “Per infortuni
gravi no, ma piccoli infortuni ma mi hanno frenato nelle preparazioni.”
Susanna Forchino: “Dopo la recente
100km; infatti ora dovrò stare un po' a riposo, ma conto di riprendere presto.”
Iolanda Cremisi: "Sì, sono stata
ferma qualche mese ed ho temuto di non riuscire a riprendere... mi fa paura abbandonare il fondo perché
ricostruirlo è davvero faticoso.”
Alina Losurdo: “No, mi conosco
molto bene e mi fermo prima del disastro. Gli infortuni sono normali e Amici,
per quanto si cerca di prevenirli arrivano sempre. Bisogna curarli per poi
ripartire più forti di prima.”
Andrea Accorsi: “Un sacco di volte.
Gare dove corri per 144 ore o per 400 km consecutivi ti lasciano qualcosa in
più di un segno. Ma fa parte del gioco e quando ti tocca di stare fermo è forse
l’unico momento in cui riposi per davvero.”
Emma Delfine: “Inevitabilmente
si, i traumi si ripercuotono soprattutto, per quanto mi riguarda, a livello
tendineo.”
Antonio Dedoni: “L’ infortunio è
sempre in agguato, ma non solo nella corsa, e io sono testardo e non mi arrendo.”
Mario
Demuru:
“No! Forse sono una ‘macchina’ che si guasta poco, oppure, sto molto attento a
non farmi male e sino ad ora mi è andata bene. Con i carichi di lavoro che
facciamo durante la preparazione, l’imprevisto-infortunio, non è una cosa impossibile.”
Julien Chorier: “Je n’ai jamais eu de grosses blessures qui
m’ont fait envisager un arrêt. A la sortie de certaines courses, il a fallu 1
ou 2 mois de récupération pour que tout se remette en place et que je puisse
envisager une nouvelle course. (Non ho mai avuto grossi infortuni che mi hanno fatto considerare di
fermarmi. Al termine di alcune gare, ci sono voluti 1 o 2 mesi di recupero
perché tutto si rimettesse a posto ed io potessi prendere in considerazione una
nuova gara.“
Roberto
Beretta: “A dire il vero per molto meno
molti sarebbero già fermi… e non sola da ultra distanze. In realtà sono un po’
incosciente e non mi ascolto mai abbastanza e continuo anche con dolori.”
Matteo Colombo: “Fortunatamente no,
incrociamo le dita però!”
Cecilia Poli: “Fosse stato per me mai, in realtà il troppo allenamento e
le continue gare hanno fatto crollare la Ferritina e il ferro a livelli davvero
critici ma per fortuna sono riuscita a trovare un giusto compromesso; una bella
cura di ferro e allenamenti più brevi ma mirati.”
Domenico Martino: “Al momento non ho mai avuto infortuni anche perché il campanello
d'allarme del nostro corpo lo avvertiamo noi stessi.quando vedo che sto
esagerando rallento oppure se è il caso riposo assoluto.”
Antonio Mammoli: “Infortuni molti, ho sempre cercato nonostante tutto di non sospendere
mai, magari correvo poco anche solo 10 minuti,, mi bastava e andavo avanti
sperando di risolvere i vari infortuni. Periostite, pubalgia da 10 anni oramai
cronica, tendini infiltrati con antinfiammatori molte volte, Attacchi di panico
da stress da sovraccarico di responsabilità da prestazione.”
Sara
Paganucci: “Fortunatamente ho avuto
infortuni che mi hanno tenuto fuori dalle corse x poco tempo, ma ogni volta
sento tantissimo la mancanza di quelle belle sensazioni che provo.”
Stefano
Severoni: “Paradossalmente, ora
che ho abbracciato il mondo ultra, corro meno chilometri di quando ero solo
maratoneta (arrivavo anche a 150 km settimanali), poiché in seguito alla
rottura del femore in per un investimento da parte di un autoveicolo, la mia
biomeccanica non è perfetta, e così percorrendo un volume elevato di chilometri
rischierei infortuni. Quasi ogni settimana faccio la ginnastica posturale e
ogni giorno lo yoga, anche con ausilio di attrezzi: pallina roller, elastici,
foam roller, ecc. Faccio molta cyclette in salita così non carico sugli arti e
mi potenzio muscolarmente.”
Alessandro Tanzilli: “Si l’unica volta
che ho affrontato un’ultra trail, sono stato costretto al ritiro per un
infiammazione al ginocchio. È stata una vera sconfitta, sono stato depresso per
due settimane.”
Vito
Intini: “No, per fortuna ho saputo
sempre gestirmi al meglio e non ho mai subito infortuni che mi hanno costretto
di fermarmi a lungo. Per motivi famigliari (la nascita di mio figlio) ho smesso
di correre per due anni ma era pianificato. Poi è stata mia moglie a ricordarmi
che era ora di riprendere a correre.”
Filippo Poponesi: “No. Mi sono sempre
fermato prima. Anzi, la cosa per cui io sono considerato un podista ‘anomalo’
da chi mi conosce è proprio il fatto che alterno fasi in cui sono molto attivo
(podisticamente parlando) a periodi di lunga inattività. E non per infortuni,
ma anche per un semplice fastidio, o magari perché il lavoro mi impegna molto e
andare a correre non mi diverte, in quanto in quel momento ho la testa
impegnata in altre cose. In parole povere, nonostante tutti pensino il
contrario, non sono un appassionato, cioè uno di quelli che se non corre tutti
i giorni muore.
La vita è fatta di tante cose e la corsa, per me, fa parte di
queste ma non è l’unica. Invece, vedo persone che corrono sopra i dolori e
sopra le forze, rischiando di farsi veramente del male e quindi rischiando
davvero di dover smettere. Non a caso il mio fisico non è proprio da
ultramaratoneta proprio per questa mancanza di continuità, ma alla fine, la
testa e le gambe, con un buon lavoro di squadra, mi portano quasi sempre
dignitosamente al traguardo. “
Manuela
Villaseca:
“Fortunately not, and I hope I can continue this way. I take care as much as I
can, doing physiotherapy, yoga, biking and eating clean. (Fortunatamente no, e spero di poter continuare in questo modo. Mi prendo
cura per quanto mi è possibile, facendo fisioterapia, yoga, ciclismo e mangiare
pulito.)”
Alessandro Torchiana: “No, mai. Forse perché non ‘tiro’ mai al 100% delle mie
possibilità. A me piace arrivare alla fine di una gara e dire…ecco se devo
rifarla ora ho ancora forze sufficienti.”
Pietro
Salcuni: “Si ad
un trail sono caduto, ed ho pensato di aver finito di correre, sono stato fermo
un mese e poi di nuovo sulla strada.”
Interviste ad atleti sono riportate nei libri:
“Maratoneti e ultrarunner. Aspetti
psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
21163@tiscali.it +393804337230
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