Nell'ambito della manifestazione “Riusciranno i libri a salvare il mondo?” venerdì 15 dicembre alle ore 16.30 presento il mio primo libro: Psicologia dello Sport e non solo.
Lo
scopo della manifestazione è quello di dimostrare l'importanza del libro nella
nostra civiltà e il suo fondamentale utilizzo nella crescita e salvaguardia
dell'uomo.
Viale dei romanisti 53, presso ex mercato rionale, metro C torre
spaccata.
E’ un libro divulgativo rivolto ad atleti, praticanti sport
individuali o di squadra, psicologi, tecnici e staff medico di società
sportive, famigliari di sportivi.
Argomenti trattati nel libro sono la psicologia dello sport, la
psicoterapia della Gestalt, la psicologia dell’emergenza, l’EMDR, l’incontro
con l’altro, la maratona, il doping.
1.1. Colloqui con l’atleta
Attraverso i colloqui l’atleta e lo psicologo vivono uno spazio ed
un tempo loro, riservato, esclusivo, derivato dal fidarsi da parte dell’atleta
e dall’interesse dello psicologo a mettere se stesso e la sua professionalità a
disposizione dell’atleta.
In tale contesto lo psicologo può proporre delle metodologie o
tecniche acquisite nel corso della sua formazione ed esperienza lavorativa.
Principalmente si tratta di incontrare l’altro che ha una esigenza,
una difficoltà, un problema e stabilire un contatto reciproco in modo da
interessarsi principalmente all’altro senza giudizio e con empatia e cercare di
stabilire una relazione che possa portare l’altro ad una maggiore
autoconsapevolezza, ad una visione più ampia di se stesso e degli altri, del
suo mondo ed il mondo che lo circonda e questo attraverso un’attenzione
costante all’altro ed un lavoro basato sulla responsabilità ed una motivazione
reciproca.
pag. 26 Le abilità sportive del
disabile
Ci sorprendiamo ad apprendere che i disabili praticano sport, non immaginiamo
come possano fare a superare le proprie disabilità per praticare un determinato
sport, per esempio il calcio praticato dai non vedenti, oppure il basket in
carrozzina, eppure il disabile riesce a eccellere nello sport, ad essere
determinato nei suoi obiettivi, a ottenere i successi prefissati grazie alla
sua capacità, alla sua determinazione, alla sua voglia di emergere, di stare
con gli altri, di riscattarsi, comunque tutte motivazioni in comune allo
sportivo non disabile.
Quindi possiamo dire che la disabilità è relativa in quanto il
disabile possiede altre abilità che gli permettono di sostituire la disabilità
con altre abilità complementari in modo da poter essere protagonisti della
propria vita, protagonisti nella vita assieme agli altri.
Importante sarebbe rendere merito a queste abilità, e questo
potrebbe essere possibile attraverso diversi canali, per esempio rendere
visivamente fruibili ai non disabili le attività sportive svolte dai disabili,
le più disparate che vanno dagli incontri di basket in carrozzina agli incontri
di calcio tra non vedenti in modo da potersi sorprendere rispetto a quello che
i disabili riescono a combinare in campo, in modo da potersi sorprendere
rispetto allo spettacolo che riescono a dare.
Pag. 39 È indispensabile fare progetti credibili a se stessi, un
ottimo punto di partenza è credere di essere in grado di fare qualcosa, perché
ci si sente di esserlo, perché si è sperimentato gradualmente dei
miglioramenti.
Bisogna capire come impiegare le proprie risorse, su chi si può
puntare, su chi si fare affidamento.
Bisogna sapersi monitorare nel corso del tempo, sapersi testare o
farsi testare, saper svoltare al momento opportuno, se cambiano gli interessi,
le esigenze, gli obiettivi, le situazioni.
Nella preparazione atletica è importante considerare la
preparazione fisica, la preparazione nutrizionale, la preparazione mentale.
Sapere gli esercizi fisici da fare per rinforzare i distretti muscolari carenti
o importanti per un determinato gesto atletico che può essere una variazione di
velocità nella corsa, o una maggiore elevazione o altro.
Allo stesso tempo è
importante la preparazione nutrizionale, quindi fare le giuste analisi per
verificare che i valori del sangue indispensabili siano nella normalità e
quindi non ci sia carenza di determinati nutrienti al fine di poter
incrementare gli allenamenti o i recuperi a seguito di forti carichi di lavoro
fisico.
pag. 40 Preparazione mentale alla
maratona
La preparazione per la maratona richiede un impegno notevole di
tempo e di fatica fisica.
Preparare una maratona diventa un investimento di energie fisiche e
di tempo finalizzati alla miglior resa nel giorno della competizione.
La preparazione va programmata con la massima accuratezza
considerando il proprio potenziale atletico relativo alle precedenti
competizioni e ai precedenti programmi di allenamento.
Va considerato il periodo di preparazione, estivo, invernale per
poter programmare le uscite di allenamento più lunghe o più faticose.
È auspicabile stilare un programma di massima di allenamento che
comprenda alcuni test importanti di allenamento o di gara, per valutare il
grado di preparazione e in modo da capire i ritmi da poter sostenere nella
competizione–obiettivo.
Pag. 41 Si può invitare l’atleta a considerare le precedenti
preparazioni a competizioni simili considerando i momenti di difficoltà, di
eventuali crisi, di eventuali infortuni, di eventuali rinunce e pensare a come
sono stati affrontati, superati.
Si può invitare l’atleta a confrontarsi con altri atleti che hanno
sperimentato una preparazione simile, a persone più esperte.
Una volta fissato l’obiettivo–maratona, è importante per l’atleta
prestare attenzione ai suoi allenamenti, alle sue sensazioni, è importante
sapersi ascoltare, capire quando e quanto fatica, come fatica, come è la sua
respirazione, come sente le sue gambe, è importante accorgersi di ogni minimo
fastidio e capire a cosa possa essere dovuto, in modo da poter intervenire in
tempo e rimediare per evitare di perdere importanti sedute di allenamento e
compromettere la prestazione–obiettivo.
L’atleta durante la preparazione per la maratona deve essere
attento ai suoi bisogni e cercare di farli coincidere con l’obiettivo
prefissato, l’atleta può avere bisogno di partecipare ad una competizione
durante il periodo di preparazione, però deve essere attento a non distrarsi
dall’obiettivo previsto, quindi avere un occhio orientato al presente ed uno al
futuro prossimo.
Pag. 48 Cosa ti spinge a correre?
— Penso che la maratona sia la metafora della vita per colui che
vuole arrivare a 100 anni, concluderla è l’ottimismo della vita, quindi ci si
sente ultraterreni a percorrere una corsa a piedi di 100 km.
— Ho iniziato per dimagrire, nel giro di 1 anno sono andato in
forma, sono emozionato, non mi aspettavo di contribuire a vincere la medaglia
d’oro, volevo fare una bella gara.
— Viene fuori quello che normalmente non viene fuori, il muro da
battere è dentro di te, ti dà la possibilità di fortificarti, aiuta a
combattere il dolore, dispiaceri.
— Durante ogni competizione cerco di scoprire qualcosa in più di me
stesso, in questa disciplina l’auto–conoscenza è fondamentale, per come sono
devo partire prudente, mi aiuta psicologicamente vedere che sono in rimonta
anziché in riserva.
Psicologia dello sport e non solo, ISBN:
978-88-548-3883-3, Aracne,
2011
Psicologo
clinico, Psicoterapeuta Gestalt
380-4337230 - 21163@tiscali.it
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