Matteo SIMONE
Gli allenatori e i tecnici dovrebbero sviluppare l’arte
della critica, a tal proposito è interessante uno spunto di Levinson:
"...consigli sull'arte della critica..: Essere
specifici...dire che cosa è stato fatto bene, che cosa è stato fatto male e
come si potrebbe migliorare…Essere sensibili…"
In effetti si ha a che fare con persone, si può far
bene e si può far male, ma non si butta niente, tutto serve performance e fallimenti,
i primi per godere ed esultare e i secondi per apprendere lungo il cammino dell’eventuale
successo.
Si impara sempre dall'esperienza, importante è mettersi in gioco, uscire dalla zona di comfort, si può scegliere di restare seduti dietro le quinte, comodi, ma solo mettendosi in gioco e facendo esperienza ci possono essere i presupposti per far meglio e conoscersi meglio, la prossima volta si potrà fare diversamente e meglio.
Si impara sempre dall'esperienza, importante è mettersi in gioco, uscire dalla zona di comfort, si può scegliere di restare seduti dietro le quinte, comodi, ma solo mettendosi in gioco e facendo esperienza ci possono essere i presupposti per far meglio e conoscersi meglio, la prossima volta si potrà fare diversamente e meglio.
Ogni allenamento diventa una buona
mattonella per consolidare e stabilizzare muscoli e forma fisica,
parallelamente si consolida e incrementa forza e resistenza mentale nel
proseguire con gli allenamenti faticosi e credere sempre in più in se stessi e
fidarsi e affidarsi al proprio coach che deve essere in grado di graduare la
difficoltà di allenamento e gare in base alle capacità psicofisiche
dell'atleta.
Può capitare che ci siano delle
difficoltà nel raggiungere obiettivi e qualche volta l’atleta può considerare
il non raggiungimento di un obiettivo prefissato come una sconfitta personale.
Ma nello sport si mettono in conto le sconfitte, servono a farti fermare,
riflettere, fare il punto della situazione, osservare, valutare, capire cosa
c’è stato di utile, di importante nella prestazione eseguita e su cosa, invece,
bisogna lavorare, cosa si può migliorare. Quindi, tutto sommato, la sconfitta
potrebbe servire per fare una valutazione delle proprie risorse, punti di forza
e, al contempo, delle criticità.
Importante
in caso di prestazione percepita come sconfitta è la motivazione, se un atleta
è fortemente motivato nel voler praticare il suo sport che comporta lavori,
sacrifici, rinunce, affronterà le sconfitte a testa alta, complimentandosi con
se stesso per quello di buono che è riuscito a fare finora; complimentandosi
con l’avversario per la bravura dimostrata in quell’occasione.
Prima o poi lo trovi uno più forte o che comunque riesce a batterti; in questo
caso un aspetto importante del vero campione è la resilienza, il cui
significato è: “mi piego ma non mi spezzo”, che sta a significare che il vero
campione esce fuori dalle sconfitte con più voglia riscattarsi, di far meglio,
di migliorare gli aspetti, le aree in cui ha mostrato carenza.
Lo sportivo non è solo, è circondato
dall’allenatore che dovrebbe conoscere le sue potenzialità, i suoi punti di
forza e di debolezza, dovrebbe costruire con l’atleta un progetto di obiettivi
raggiungibili, stimolanti, da rivalutare all’occasione, dare feedback adeguati,
spiegare le sedute di allenamento, l’importanza del gesto sportivo, il
significato, raccontare aneddoti, far parte della storia sportiva dell’atleta,
condividere momenti di gioia e sofferenza, di vincite e di sconfitte, essere
disposto ad ammettere di aver fatto un errore, di aver preteso, di aver
sottovalutato, di non aver considerato.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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