A cura di
Stefano Severoni
1) Le gare ai cui hai
partecipato, che cosa ti hanno rivelato? “Mi hanno confermato che lo sport è la
metafora della vita, che si sperimenta benessere e vitalità, che si conosce
sempre nuova gente e ognuno è diverso, quindi spazio a tutti. Mi hanno rivelato
che bisogna metterci impegno, determinazione, convinzione e tanta passione. Mi
hanno rivelato che bisogna fare tanta attenzione alle sensazioni corporee e non
trascurare nulla, ogni minimo indizio va accolto e compreso, cercare di essere
consapevoli il più possibile di se stessi, delle proprie possibilità e capacità
e dei propri limiti. Inoltre bisogna fare tanta attenzione e non bisogna essere
superficiali, bisogna documentarsi bene e consigliarsi su tanti aspetti quali
alimentazione, abbigliamento, percorsi, soprattutto le gare più lunghe.”
2) Ti piace il mondo della
corsa?
“Il mondo delle corsa mi piace e mi affascina, è un mondo dove si può scaricare
tensione, dove ci si può mettere alla prova, dove puoi sentire il tuo corpo,
dove ti puoi testare, dove c’è un percorso, un inizo e una fine come è la vita,
dove trovi tanti compagni di viaggio lungo i percorsi e fai dei tratti con
qualcuno così come succede nella vita, un mondo dove si attraversano sensazioni
ed emozioni, quali ansie, tensioni, paure, stanchezza, incredulità, gioia,
soddisfazione, così come è nella vita, tutto dobbiamo prendere e considerare e
tenere per noi, tutto è vita, tutto passa e tutto cambia, dobbiamo essere
sempre pronti all’imprevisto e alla crisi nello sport così come dobbiamo essere
sempre pronti all’imprevisto, difficoltà, disagio nella vita soprattutto di
questi tempo dove tutto è precario, niente è stabile niente è per sempre.
Bisogna diventare sempre più resiliente e lo sport è una buona palestra.
Bisogna fare sempre più rete e sapere su chi contare, fidarsi e affidarsi come
nello sport così nella vita.”
3) Come curi la tua
alimentazione?
“Diciamo che cerco di evitare cibi che derivano dagli animali, perché
preferisco considerarli vicino al nostro mondo e mi dispiace se soffrono, così
come mi dispiace se soffriamo noi umani; cerco di scoprire alimenti che
apportano comunque proteine, vitamine e quant’altro possa bastare per vivere
facendo anche uno sport che può essere considerato “estremo”.”
4) L’episodio o aspetto sportivo
del 2017 che più ti ha segnato in positivo? “Sicuramente la 100 km di Asolo del 15
luglio: per me è stata una rinascita, una scommessa, una sfida, mi ha rimesso
al mondo. Dopo uno stop a gennaio per problemi di salute dove era in dubbio la
possibilità di tornare a fare agonismo e soprattutto le lunghe distanze, ho
riavuto l’idonietà agonistica ad aprile e da lì un passo alla volta con
coraggio e attenzione ho deciso di partecipare a questa gara molto difficile.
La decisione l’ho presa una settimana prima dopo due uscite con Michele
Spagnuolo e il suo team, una di circa 60 km in notturna, camminando e correndo
e una dopo qualche giorno di circa 20-25 km di saliscendi, la prima parte
camminando e la seconda correndo.”
5) Ti senti più forte nel fisico o nella mente? “Sicuramente nella mente, ho tutto più
chiaro e in ordine, la mente riesce a guidare il fisico, la mente va avanti per
perlustrare, per comprendere e poi torna indietro per confrontarsi con il corpo
e insieme si decide cosa fare e come fare. Il fisico riesco a preservarlo con
coccole, massaggi, attenzioni.”
6) Quale distanza ritieni sia più adatta a
esprimere le tue qualità sportive? “Questo non lo sappiamo da soli,
qui ci vuole un tecnico e insieme si potrebbe decidere. Diciamo che in questo
periodo della vita mi piace la 100 km e mi piacerebbe migliorare su questa
distanza.”
7) Un personaggio a cui sei
particolarmente legato/a nella tua attività sportiva? “Sono tanti: la prima cosa che mi viene
in mente che mi evoca la parola “legato” sono gli atleti con disabilità visiva,
in particolare Ada Maria Ammirata, realmente siamo quasi legati attraverso un
laccetto, continua a essere un’esperienza forte e arricchente, ogni volta è una
scoperta, mi è capitato che è caduta accanto a me e si è rialzata, mi è
capitato che sono caduto io accanto a lei e mi sono rialzato, ma questo è lo
sport metafora della vita, ogni giorno succede di cadere nella vita e ci
rialziamo e se abbiamo qualcuno accanto per potersi affidare e fidarci il
ritorno alla quotidianità diventa più facile.”
8) Esprimi un giudizio generale
sull’organizzazione e il costo delle gare in Italia. “Questo è un grande capitolo; posso
parlare delle gare che frequento e bisogna distinguere la gare che fanno a Roma
e quelle che fanno al sud; posso dire che a Roma gli organizzatori hanno il
vantaggio di avere gratis lo spettacolo della città, quindi loro stessi
dovrebbero pagare a noi stessi cittadini una quota per usufruire di uno
scenario che appartiene a tutti, loro sono agevolati nell’organizzare perché lo
scenario è quasi unico al mondo attira gente. Ma lo sport bisogna promuoverlo a
tutti i livelli. C’è gente che vive in condizione precaria e a cui gareggiare
apporterebbe enormi benefici, ma non possono permettersi di spendere decine di
euro per iscriversi a una gara, sapendo che non saranno mai premiati e che le
quote delle loro iscrizioni servirebbero per pagare ingaggi e premi ai primi
classificati. Per quanto mi riguarda, non ho problemi, scelgo quelle che mi
garbano, mi lascio coinvolgere da amici e dalla squadra e partecipo senza
problemi, ma bisognerebbe permettere a tutti di essere presenti, al limite
diversificando iscrizioni “con” o “senza” pacco gara, visto che nella maggior
parte delle volte si tratta di pacchi gara dove ci sono gadget di poco valore o
comunque per la maggior parte superflui. Per quanto riguarda il sud d’Italia,
sembra esserci meno esigenza di guadagnarci con le gare, ma di ben figurare
accontentando tutti con i ristori, piuttosto che con pacchi gara e premiazioni.
Altro discorso è quello delle gare di triathlon dove sempre si tratta di uno
sport di élite in cui si arriva a pagare per un mezzo ironman cifre di
centinaia di euro.”
9
) Obiettivi per il 2018? “Gli obiettivi per il 2018 sono tanti e
diversificati, il primo direi in generale sarebbe continuare a fare sport,
continuare a essere sul treno dello sport attivamente facendo sport, ma anche
evidenziando atleti che fanno dello sport un veicolo di benessere come lo sono
i tanti atleti con diverse disabilità e di conseguenza l’obiettivo è di essere
sia in campo insieme a loro per dimostrare che lo sport che vogliamo dipende da
noi mettendoci in gioco, cooperando, costruendo un mondo migliore a piccoli
passi. Obiettivo dal punto di vista atletico è quello di partecipare alla Nove
Colli Running del 19/20 maggio (202,2 km) per continuare a fare esperienza e
stare nel mondo delle ultra senza pretese, sperimentando con gli altri lungo i
diversi colli che portano a Cesenatico. Altri obiettivi nel corso del lungo
anno sono i vari personal best nelle ultra, considerato che è un mondo che ho
scoperto da poco, e l’esperienza e la pratica fisica e mentale dimostra che si
può migliorare con gli anni nonostante il fisico inizia ad accusare il colpo.
Inoltre obiettivi sono i personal best stagionali, so che l’età avanza e non
posso ritornare quello di circa 20 anni fa, ma se voglio posso rimettermi in
forma per far meglio anche nelle distanze minori. Inoltre mi piacerebbe
riprovare a fare gare di duathlon e poi non so mi affascinerebbe rifare un
ironman. Inoltre sono aperto ad altro, coccole e non solo, ho ripreso Tai Chi,
insomma sono sempre alla scoperta del nuovo sia di sport che di persone. Poi ci
sono gli obiettivi di squadra, continuare con La Sbarra & I Grilli Runners
cercando di reclutare bimbi e ragazzi, come stiamo facendo in queste tappe
della Corri per il verde dove siamo primi in classifica per quanto riguarda la
squadra maschile e secondi in classifica per quanto riguarda la squadra femminile,
ci divertiamo tanto, stiamo bene insieme e promuoviamo uno sport sano.”
10) Progetti a breve, medio e
lungo termine?
“A breve alcuni libri in uscita su sport e psicologia, inoltre con l’amico
Pierluigi Lops c’è intenzione e desiderio di spingere un ragazzo in carrozzina,
l’abbiamo sperimentato alla partenza della maratona di Latina dove noi eravamo
pacer di 4 ore e autorizzati dagli organizzatori e giudici di gare, Edoardo è
stato spinto dal padre per alcuni metri.”
11) Correrai ancora per tutta
la vita? “A
questa domanda ho due risposte: “No” e “Sì”. No, perché sono umano e
consapevole, so che a un certo punto qualcuno mi dirà che non ho più 20 anni,
ma ho una certa età e quindi potrò provare con le stampelle, poi potrò provare
in carrozzina o farmi spingere, comunque dovrò accettare l’inesorabile corso
della vita. Sì, perché correrò attraverso gli altri come in parte sto facendo
seguendo i social, contattando gli atleti, ascoltando le loro imprese,
sensazioni, emozioni; i miei neutroni specchio continueranno ad attivarsi
grazie alle corse di altri più giovani che mi faranno sperimentare sensazioni
quasi reali come palpitazioni, fatica, tensioni, gioia.”
Stefano Severoni
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