Non bisogna mai smettere di sognare, è importante pianificare, programmare e vedersi mentalmente avanti nel tempo nel trasformare i sogni in realtà e poi impegnarsi duramente per la meta.
Di seguito, Giuseppe Di Gioia ci racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Nella mia vita non mi sono sentito mai
campione in quanto, per me ogni arrivo è il punto di partenza per il prossimo
obiettivo, questo se da un lato può essere un male, in quanto non porta a goderti
il momento, dall'altro ti da lo stimolo per ripartire.”
Qual è stato il tuo percorso nella pratica dell’attività fisica? “Io nasco, sportivamente parlando, come calciatore, anni e anni da mediano come dice la canzone di Ligabue, successivamente mi dedico per un breve periodo alla marcia, della quale mi affascinava la fatica, l'andare oltre i limiti dello sforzo per raggiungere un traguardo, purtroppo nel mio paese non esiste una cultura di questo sport che ti possa portare a praticarlo in maniera corretta e magari stimolarti, questo però non mi interessava e continuavo a marciare. Ricordo di una gara podistica dove marciai da solo, era una 10 km, dove comunque grazie alla mia caparbietà riuscii a non arrivare ultimo, da dire anche che all'epoca mi allenavo grazie ad un amico, ma è stata una palestra molto importante per il passo successivo. Dedicarmi al Running.”
Qual è stato il tuo percorso nella pratica dell’attività fisica? “Io nasco, sportivamente parlando, come calciatore, anni e anni da mediano come dice la canzone di Ligabue, successivamente mi dedico per un breve periodo alla marcia, della quale mi affascinava la fatica, l'andare oltre i limiti dello sforzo per raggiungere un traguardo, purtroppo nel mio paese non esiste una cultura di questo sport che ti possa portare a praticarlo in maniera corretta e magari stimolarti, questo però non mi interessava e continuavo a marciare. Ricordo di una gara podistica dove marciai da solo, era una 10 km, dove comunque grazie alla mia caparbietà riuscii a non arrivare ultimo, da dire anche che all'epoca mi allenavo grazie ad un amico, ma è stata una palestra molto importante per il passo successivo. Dedicarmi al Running.”
Quali fattori contribuiscono al tuo benessere? “Sicuramente nello sport ciò che più mi
far star bene è la possibilità di
mettermi a confronto con me stesso, spesso negli allenamenti più lunghi, siamo
solo io e la mia mente, e questa è la cosa che più mi da benessere alla fine.
riuscire a fare un km in più della mia mente.”
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Principalmente mia moglie, la persona
più vicina a me, mi accompagna in ogni gara compatibilmente con l'accudire i
bimbi, è felice del mio impegno, e piano piano sta venendo contagiata....i miei
amici di corsa invece sanno che purtroppo sono 'Malato' per la corsa, e per le
avventure ultra, in senso buono però.”
E’
una malattia contagiosa, vedere ed ascoltare amici che si allenano e gareggiano
raccontando aneddoti ed episodi divertenti, curiosi ma anche allucinazioni a
volte, ti viene voglia di sperimentare queste situazioni per metterti alla
prova, per far parte di loro, per condividere.
Un episodio curioso o divertente della tua attività
sportiva?
“Non c'è un episodio in particolare divertente, perché comunque ogni gara fatta
con gli amici alla fine è una festa, anche se poi sei da solo a combattere con
l'asfalto.”
E’
quello che riportano tanti ultrarunner, la gara diventa un giorno di festa
anche se sai che devi faticare, devi andare avanti con tutto il corpo facendo
leva con i tuoi muscoli e la tua motivazione che viene dal tuo cervello che in
qualche modo comunica con i muscoli e tutto il corpo convincendoli a faticare,
ad andare avanti a non arrendersi per fare una bella prestazione.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare attività fisica? “Praticando il running sicuramente ho
rafforzato uno degli aspetti che anche per lavoro alleno ogni giorno: 'La Resilienza'. Poi La tenacia di arrivare all'obiettivo è uno degli attributi che
più mi piace di me, dal finire gli allenamenti fino all'ultimo giro al finire
una gara comunque sia (Roma 2016 purtroppo gara "squacciata", crampi
al 28°km ma arrivato fino alla fine, anche camminando).”
La
resilienza, un concetto che ho incontrato in psicologia dell’emergenza, che
aiuta tante persone sottoposte a traumi e stress acuti a non incorrere nel
disturbo post traumatico da stress ma a riuscire ad andare avanti, a riuscire a
riappropriarsi della propria vita, a riuscire a ritornare alla quotidianità,
così come per tanti atleti resilienti che riescono a superare crisi, infortuni,
sconfitte senza mollare, senza deprimersi, senza incorrere nel doping.
Ne parlo
più approfonditamente nel libro Sviluppare la Resilienza (per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport), 22 aprile 2021.
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai
dimostrato di possedere?
“Resilienza, tenacia, perseveranza, forza di volontà, sono gli aspetti che
secondo me deve avere chi vuole veramente essere un ultra maratoneta.”
E’
quello che emerge dalle tante interviste a ultramaratoneti e atleti di sport
endurance raccolte nel mio libro "Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida", 13 giugno 2019.
Che significa per te praticare attività fisica? “Per me l'attività sportiva è un modo per socializzare, per conoscere posti nuovi, per sviluppare se stessi e stare alla fine bene con se stessi.”
Quali sensazioni sperimenti facendo attività
fisica? “Da
quando corro la sensazione più appagante, la più bella, è quella che provo
quando raggiungo l'obiettivo prefissato, semplicemente perché una volta che
arrivi a ciò a cui aspiri è solo un ripartire, un avere un nuovo stimolo. Mi
piace il non sentirmi mai alla fine.”
Quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nella
pratica della tua attività fisica? “Purtroppo chi come me pratica attività
sportiva sa che ci sono gli infortuni da combattere, l'anno scorso sono stato
fermo vari mesi a causa di problemi al tendine del ginocchio e le difficoltà
sono nel far combaciare gli impegni lavorativi con gli allenamenti, spesso
lunghi e difficili. Non raramente le mie uscite coincidono con orari mattutini
impossibili.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti ostacolano nella
pratica dell’attività fisica? “Gli impedimenti sono dovuti solo agli
infortuni e agli impegni di lavoro e familiari. Per me è prioritario non trascurare nessun aspetto della mia vita, soprattutto famiglia e lavoro.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare attività
fisica?
“Io a oggi continuo perché ho una sfida da vincere, quella con me stesso, con i miei limiti, il giorno in cui non avrò più stimoli in tal senso è il giorno in
cui non sarò più vivo.”
Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli
all’attività fisica?
“Lo sport aggrega, ti relaziona con gli
altri, aiuta a vincere le tue paure, e stimola il tuo carattere, la tua
tenacia. Questo mi piacerebbe far capire un giorno ai miei figli. E
naturalmente ai giovani a cui riesca ad arrivare il mio messaggio.”
Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport nella pratica
dell’attività fisica? Per quali aspetti e in quali fasi? “La figura dello psicologo nello sport
è secondo me una figura imprescindibile in alcuni ambiti. Per alcune persone
che vogliono raggiungere determinati risultati, l'allenamento mentale è
importante quanto se non di più di quello fisico. Ci sono gare, vedi maratona e
ultra, che si fanno anche e soprattutto con la testa, allenamenti lunghissimi
verrebbero mollati o non finiti se non hai "la testa allenata".
Secondo me nel preparare una gara importante hai bisogno di avere un alleato
mentale, spesso in gara si arriva al "muro" e lì serve allenare la
mente, solo così riesci a sfondarlo e arrivare all'obiettivo.”
Ti consigli con un team: famiglia, amici, figure professionali? “Sicuramente mia moglie è la mia
motivazione e aiuto principale, ma i consigli e gli allenamenti del mio Coach
Antonio Di Gioia sono essenziali perché è lui che mi conosce dal lato sportivo
e sono le uniche persone di cui mi fido al 100%.”
Importante
avere figure di riferimento soprattutto se si tratta di una moglie accanto e un
allenatore di fiducia. Due figure importanti per l’atleta, la moglie che ti sostiene e ti supporta, che ti
permette di allenarti e di gareggiare, che ti lascia libero, che comprende la tua
passione, che comprende quanto lo sport possa portare benefici individuali,
famigliari e lavorativi.
L’allenatore diventa una guida, un maestro, un coach,
una persona esperta che sa darti le giuste direttive conoscendoti bene e
avendoti seguito nel lungo percorso di allenamenti e di test, ti può indicare
la strada per far bene, per sperimentare non solo performance ma anche benessere
attraverso lo sport, che ti possa consigliare sugli obiettivi da raggiungere da
decidere insieme in base alle caratteristiche, qualità, capacità individuali, propri
limiti.
E’ cambiato nel tempo il tuo modo di preparati a gare importanti? “Nel tempo certo sono cambiati i
preparativi e la cura maniacale dei dettagli, c'è anche la Consapevolezza che
gli imprevisti ti possono scombinare i piani fatti, e quindi devi mettere in
conto tutto per non trovarti spiazzato, parlo di tutto dall'abbigliamento all'
alimentazione basti pensare che ho sempre con me la colazione
"solita" per esempio perché è essenziale usare ciò a cui si è
abituati.”
Giuseppe
è uno che le cose le vuole fare bene, non vuole trascurare niente, sa che non
è importante solo l’allenamento fisico ma anche quello nutrizionale, il
vestiario e l’allenamento mentale pertanto si confronta con atleti più esperti
e altri professionisti del settore dello sport sia direttamente sia
documentandosi su libri e articoli.
Utilizzi una preparazione mentale pre-gara? “La preparazione mentale è un fattore
molto importante se non il principale a cui attingo, cerco molto la
tranquillità specialmente nei giorni precedenti, la mattina sto sperimentando
una playlist musicale che mi da una carica particolare, perché la musica ha un
n potere incredibile. E poi ci sono i "ricordi belli", quelli che nei
momenti di crisi ti portano al traguardo senza i quali sarebbe veramente dura.”
Diventa
importante allenarsi a ricordare i momenti belli e di riuscita in modo da
incrementare l’autoefficacia soprattutto nei momenti bui, dove eventuali
sabotatori interni possono suggerirti di fermarti o ti dicono che non vai bene,
che non ce la farai.
C’è bisogno di allenarsi mentalmente a tirare fuori
allenatori interni nel caso di bisogno che ti dicono le cose che vuoi sentirti
dire proprio in quel momento e cioè che ce la puoi fare, che ce l’hai fatta
altre volte, che dipende da te.
Coccole e autoprotezione hanno posto nel pre-gara? “Sinceramente non ho mai messo in conto
delle fasi di auto protezione o coccole, solo per mancanza di tempo in quanto
il lavoro mi assorbe totalmente fino al giorno pre-gara e poi appena
metabolizzata la gara si pensa già al prossimo traguardo.”
Il
ciclo del contatto prevede la consapevolezza dei propri bisogni ed esigenze, mobilitare
le energie per soddisfare propri bisogni ed esigenze, godere di quello che si è
riuscito a fare e la fase successiva è quella del ritiro e del recupero, pare
che Giuseppe salti quest’ultima fase importante e passi direttamente a quella
della soddisfazione di nuovi bisogni senza aspettare più di tanto.
Ricordi un’esperienza passata che ti dà la convinzione di potercela fare?
“L'esperienza più vicina nei miei ricordi è molto vicina in linea temporale,
settembre 'Ultramaratona delle Fiabe', affrontata senza neanche un allenamento
lungo o specifico, ma solo con un grande atteggiamento 'Mentale'. Chiusa in
grande e con un bel risultato. Da quel momento ho avuto la certezza che tutto
passa dalla mente e se c'è quella, ce 'La puoi fare'!”
Un
bell’insegnamento appreso in gara, direttamente sul campo, con l’esperienza
diretta, non mettersi mai limiti, se vuoi puoi farcela con tanta convinzione
superando ostacoli e barriere. Se la mente non mette limiti il corpo va oltre,
gradualmente a piccoli passi si può arrivare ovunque con sostegno, con studio,
con tanta attenzione, con impegno e determinazione.
Hai un tuo idolo, modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno? “Non ho un idolo vero e proprio come
può avere magari un calciatore, ma prendo spunto da tanti, in primis Calcaterra
un 'Grandissimo', il migliore per me, Bruno Brunod il suo libro è bellissimo e il
suo erede Killian Jornet. Ma spesso parlare con amici ultra ti insegna tanto,
Michele de Benedictis, Domenico Martino, Matteo Nocera, Vincenzo Santillo, il
grande Claudio Guidotti, da tutti loro ho carpito qualcosa, bisogna essere
sempre come il cervello dei bambini. Assorbire sempre qualcosa.”
Vero
si ascoltano tutti e da ognuno si prende quello che può servire; una buona
strategia, benvenuto nello straordinario, bizzarro, fantastico mondo degli
ultrarunner.
C’è una parola o una frase che ti aiuta a crederci ed
impegnarti?
“Il must che ho presente in ogni allenamento, in ogni gara è sempre una frase
non scritta ‘Se qualcuno lo ha fatto, lo posso fare anch'io’.”
Un messaggio rivolto agli organizzatori della prossima
gara?
“Ciò che credo sia importante trasmettere agli organizzatori è che se una
persona raggiunge determinati traguardi è anche e soprattutto grazie ai loro
sacrifici. E quindi è doveroso un grande grazie.”
Queste
sono belle parole, è importante considerare l’impegno che ci mettono gli
organizzatori e non può andare sempre tutto bene nonostante tutto.
Nei
miei articoli e i miei libri c’è posto per tutti, campioni mondiali e olimpionici
ma anche ultimi arrivati, tutti contribuiscono a diffondere buone prassi, si
apprende da tutti.
Un’intervista a Giuseppe è riportata nel libro "La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza".
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione.
Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Nessun commento:
Posta un commento