Lo sport non è tutto nella vita, ma può diventare una fetta importante, una componente importante che a volte fa da trampolino nella vita, dà le basi e le fondamenta per vivere meglio la quotidianità e anche la difficoltà soprattutto se si tratta di sport di endurance o comunque complessi dove bisogna mettere in campo non solo qualità fisiche ma anche mentali e di management di se stessi e dell’ambiente circostante, una vera e propria scuola di addestramento alla vita e a superare imprevisti, crisi, difficoltà.
Di
seguito, Luca racconta la sua esperienza e le sue impressioni rispondendo ad
alcune mie domande.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Più che campione nello sport, mi sono
sentito realizzato, o felice per un risultato raggiunto, penso che essere
campione nello sport ma non nella vita di tutti i giorni non sia una cosa che ti
fa sentire realizzato, ci vogliono entrambe le cose.”
Come hai scelto il tuo sport? Qual è stato il tuo percorso per
diventare atleta?
“Ho scelto il mio sport perché mi piace praticarlo, ma son appassionato anche
di altri sport di resistenza, non solo del mio. Ho iniziato a 7 anni a
gareggiare nello sci e nella corsa, ed ora sono ancora qua che gareggio. Il mio
percorso è venuto da se, per passione e divertimento. Quando non mi divertirò
più smetterò.”
Nello sport quali fattori o persone hanno contribuito al
tuo benessere o performance? “I fattori principali son stati i
risultati, e le amicizie che ho trovato nell’ambiente sportivo.”
La
passione diventa un buon motore per far sport, un buon punto di partenza, poi
si può sperimentare altro come il contatto con l’aria aperta e con la natura a
volte unica e incontaminata; poi se si scopre di valere, di essere competitivo,
di primeggiare, il resto viene da solo e basta curare un po’ di più gli aspetti
utili a migliorare la performance e continuare a dedicarsi con passione,
intenzione, dedizione.
Quali meccanismi psicologici ritieni abbiano contribuito, nello sport,
al benessere o performance?
“Sicuramente la determinazione nell’essere costante negli allenamenti, ma ci
sono anche dei meccanismi che ti bloccano o impediscono di fare quello che
vorresti come la tensione per i risultati o i periodi "no".”
Qual è stata la gara dove hai sperimentato le emozioni
più belle?
“Ce ne sono tante, non necessariamente una vittoria, solitamente quelle in cui
c'è stato il tifo più forte o l’atmosfera più bella.”
La tua gara più difficile? “Anche qui più di una, quelle in cui
non riesci a dare quello che vorresti.”
Un’esperienza che ti può dare la convinzione di potercela fare nello
sport o nella vita?
“Le esperienze in cui arriva un risultato inaspettato, ti danno la
consapevolezza che puoi raggiungere quello che vuoi.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività
sportiva?
“Nella mia prima gara a 7 anni in partenza caddi e mi ruppi un braccio, ripartii
e arrivai comunque sesto. La settimana dopo con il braccio ingessato arrivai
sul podio.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport (pre-gara,
gara, post-gara)?
“Nel pre-gara sempre tensione, tanta. In gara sensazioni sempre diverse: "oggi
sto bene", “oggi non vado avanti", "adesso mi fermo", nel
post gara quasi sempre consapevole di aver potuto dar di più. È difficile che
sia veramente soddisfatto dopo una gara.”
Bella
e importante testimonianza da parte di Luca, per far capire che ognuno vive lo
sport a modo suo, con le sue tensioni e preoccupazioni, con le sue
soddisfazioni e insoddisfazioni, dagli ultimi ai primi, siamo tutti sullo
stesso treno dello sport.
Ognuno si impegna, fa un percorso, si mette in gioco, si testa in allenamento e in gara, poi certo vincitori sono pochi e lì c’è di mezzo prima di tutto il talento e poi gli altri aspetti che costruiscono la performance e da non sottovalutare l’aspetto mentale che stabilizza la persona soprattutto in gara, che ti rende consapevole di quello che stai facendo e come far meglio e superare soprattutto i blocchi mentali che ti vogliono ostacolare o eventuali sabotatori mentali che ti remano contro.
Ognuno si impegna, fa un percorso, si mette in gioco, si testa in allenamento e in gara, poi certo vincitori sono pochi e lì c’è di mezzo prima di tutto il talento e poi gli altri aspetti che costruiscono la performance e da non sottovalutare l’aspetto mentale che stabilizza la persona soprattutto in gara, che ti rende consapevole di quello che stai facendo e come far meglio e superare soprattutto i blocchi mentali che ti vogliono ostacolare o eventuali sabotatori mentali che ti remano contro.
Quali sono le difficolta e i rischi? A cosa devi fare attenzione nel
tuo sport?
“Le difficoltà e i rischi sono tanti. Dal rischio di infortuni alla difficoltà
nell’allenarsi in certe condizioni metereologiche. Bisogna stare attenti a mille
fattori che possono far la differenza come l’alimentazione e il recupero, oppure
il rischio di overtraining.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare
una prestazione non ottimale? “Le condizioni in cui ho fatte brutte
performance son quelle in cui avevo carenza di ferro. Condizioni ambientali
nessuna, le condizioni sono sempre le stesse per tutti in gara. Si gareggia
contro gli altri o contro te stesso ma mai contro il meteo.”
Cosa ti fa continuare a fare sport? “Fare sport mi piace e mi fa stare
bene, se non mi alleno per un po’ di tempo, sento che mi manca qualcosa. Le gare sono un‘altra cosa, non lo considero
un bisogno primario.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Con la determinazione di non mollare, crisi
momenti difficili o infortuni fanno parte della vita di tutti gli atleti, prima
o poi capitano a tutti.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Fare
sport (qualsiasi) è la migliore palestra di vita per crescere anche nella vita,
non si può vivere e crescere solo di smartphone e social network, quando non c’erano
era meglio, penso si apprezzassero di più le cose semplici. Ora la nostra vita
è una vita virtuale. Non sarebbe male
tornare indietro di 20 anni.”
Vero,
molti preferiscono la vita comoda e ricca di confort, preferiscono non
rischiare di sporcarsi, sudare, cadere. Molti non si vogliono esporre,
non vogliono rischiare di mettersi in gioco, di fallire, di sbagliare, di
perdere.
C’è stato il rischio di incorrere nel doping?
Un messaggio per sconsigliarne l’uso? “Nel mio caso no, non ho mai fatto uso
di sostanze proibite, né mi hanno
mai proposto di farlo ma chi dice che in certi sport "minori" non esiste il doping è un ipocrita secondo me, il fenomeno
del doping c'è in tutti gli
sport, dal primo all'ultimo, in tutte le categorie di atleti, dall'amatore
al professionista. Il mio messaggio
per sconsigliare il doping è: doparsi
fa male alla salute, perché è come drogarsi, ma soprattutto sei un perdente, un imbroglione, uno
scorretto.”
Purtroppo
c’è sempre qualcuno che confonde lo sport con potere e soldi, o qualcuno che
può avere una personalità fragile e cascare nell’illusione che il doping possa
essere un aiutino a costo zero dal punto di vista del benessere fisico e
mentale, chi ci casca poi conosce il prezzo che ha pagato in termini di
salute e di visibilità oscurata dalla sua condotta disdicevole.
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport? “I miei familiari mi hanno sempre
incentivato e seguito nel mio sport, cosi come i
miei amici, anche se tante volte mi
fanno notare che dal mio sport ho
anche preso delle "fregature",
che se avessi preso altre strade sportive la mia vita sarebbe stata più facile, e
questo a volte lo penso anch’io
con qualche rimpianto.”
La
vita non è facile per nessuno, non è lineare, non è scontate bisogna assumersi
dei rischi e delle responsabilità, bisogna avere delle intenzioni, passioni,
prendere decisioni e scegliendo fare delle rinunce, nello sport come nella vita
dalla scelte scolastiche a quelle lavorative a quelle familiari.
Cosa
hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Ho scoperto che le mie performance dipendono
quasi sempre dal mio stato emotivo e non da quello fisico. Quante gare o anche stagioni ho
buttato a causa della testa e non
delle gambe.”
E
questo è vero, si può fare tutto il dovuto, tutti i compiti a casa, tutta la
preparazione utile, importante e indispensabile di questo mondo ma poi in gara
entrano in gioco tanti altri aspetti e incognite, non gareggia solo la parte
fisica, ma anche quella mentale, emotiva, affettiva, tante sensazioni ed
emozioni che combattono tra di loro che cerca di comunicare e di darsi spazio
l’uno con l’altro trovando ogni volta il giusto accordo e cercando di fare il
massimo per venirne fuori nel miglio modo possibile.
Riesci a immaginare una vita senza sport? “Riesco
a immaginare una vita senza competizioni, ma senza praticare sport,
quello no.”
Hai mai pensato per infortuni o altro di smettere di essere atleta? “Certo, più di una volta e sempre per i
miei stati emotivi, ma alla fine non ho
mai mollato.”
L’esperienza
aiuta a sviluppare consapevolezza, a conoscersi sempre di più, ad accettare se
stessi anche se non totalmente; momento per momento valutare cosa è meglio per se stessi
e per il proprio team.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Tornassi indietro punterei di più
nello sci nordico e non nell'atletica
perché forse ora sarei professionista. Però se non avessi fatto atletica non
avrei conosciuto la mia attuale ragazza, quindi non è stata proprio una
sconfitta la mia.”
Questa
è una bella e coraggiosa dichiarazione, c’è sempre un rovescio della medaglia,
da una parte c’è il professionismo dall’altra c’è l’amore per qualcosa, a
volte vince il romanticismo a volte vince la performance, entrambe non
guastano.
Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti
e in quali fasi?
“Penso che la psicologia nello sport sia importante nei casi come il mio, dove
lo stato emotivo a volte non ti permette di
raggiungere i risultati voluti. Parlare con una persona che può
aiutarti a migliorare penso sia una cosa
valida e da fare.”
A
volte c’è necessità di mettere un po’ di cose a posto, di organizzarsi,
sistemare pensieri, sensazioni ed emozioni, provare ad ascoltare tutto, a dare
il giusto valore a tutto, ma gestendoli nei momenti opportuni e con la calma e
l’attenzione necessaria, attraverso metodi e tecniche che possono essere di
attivazione ottimale, di focalizzazione e attenzione per esempio.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e
da realizzare?
“Il prossimo obiettivo è quello di fare il lavoro che voglio, il Vigile del Fuoco come mio papà ed è anche
il mio sogno per ora, spero, anzi devo
realizzarlo. I sogni realizzati fan parte del passato, quindi adesso
bisogna guardare avanti e pensare a quello
che verrà.”
Uno
sguardo al presente, uno al passato e uno al futuro sarebbe l’ottimale, i sogni realizzati
restano come base e fondamenta di una personalità che ha dimostrato di essere valido
e capace; esperienze di successo, benessere e competenza dimostrata aiutano a sentirsi
più sicuri e fiduciosi, incrementano l’autoefficacia nel dedicarsi ad altre mete e
obiettivi sia nello sport che in ambito lavorativo o relazionale.
Interviste a Luca sono riportate nei libri:
“Sogni olimpici Aspetti, metodi e strumenti mentali di competenza dello psicologo per trasformare il sogno olimpico in realtà”. Presentazione: Isabel Fernandez. Prefazione di: Sonia De Leonardis.
https://www.aracneeditrice.eu/it/pubblicazioni/sogni-olimpici-matteo-simone-9791259943088.html
“Correre con la mente. Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni”, Matteo Simone, pubblicato da Progetto Cultura.
380-4337230 - 21163@tiscali.it
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html
Nessun commento:
Posta un commento