Si è svolta sabato 7 luglio 2018 la “SEI
ORE DE CONTI” e il vincitore è stato il pluricampione italiano Velatta Stefano
dell’Atl. Paratico che ha totalizzato km 82.070 precedendo Ascoli Carlo, A.S.D.
Villa De Sanctis km 70.477 e Scola Daniele, Atl. Banca Di Pesaro C.Storico 70.066.
Tra le donne ha vinto la conosciutissima
nel panorama delle maratone e ultramaratone Betti Luisa, Bergamo Stars Atletica
che ha totalizzato km 61.656 precedendo Bellobuono Maria Loreta, ASD Gruppo Sportivo
Celano km 61.183 e Ambrosi Giovanna A.S.D. Raid km 59.789.
Nella mente dell’ultramaratoneta ci sono
tanti dubbi sull’esito della prestazione, soprattutto se in passato si è
sperimentato performance salendo sul podio di gare importanti e difficili, ma
bisogna sempre essere umili e onesti con se stessi e con gli altri e mettersi
sempre in gioco con le risorse e possibilità residue del momento presente. Di
seguito Carlo Ascoli racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie
domande: Complimenti Carlo come stai
ora? Soddisfatto? “Caro Matteo sto bene, quando si partecipa ad
una gara di ultramaratona non si è mai sicuri di come andrà, uno si può essere
allenato tanto, ma quando passano i km qualche imprevisto può capitare. Per
spiegare la mia soddisfazione voglio raccontare questo episodio. Torno dalla
doccia, prendo un piatto di pasta che la mia ragazza mi ha preso al ristoro,
mangio, parlo con altri di com’è andata e cominciano le premiazioni. Cominciano
a premiare le prime 20 donne e poi passano alle categorie e succede qualcosa che
non ti aspetti, avverti del malessere, un’ansia incredibile, rivedi 5 anni
pieni di storte, infortuni, delusioni, morti di amici e amiche, anni in cui ho
pensato anche di lasciare la corsa agonistica per i problemi che avevo ai
piedi…anni dove ogni mattina fai mezz’ora di ginnastica propriocettiva sperando
di tornare a correre bene come una volta. La mia ragazza è vicina a me, mi dà
una bustina di miele, piano piano mi riprendo, però le confesso che ho paura di
mettermi a piangere quando salirò sul podio, invece no, mi chiamano, faccio un
bel respiro e sono di nuovo qui su un podio dopo la 100km delle Alpi del 2013.”
La pratica dell’ultramaratona mette di fronte a ostacoli, crisi, difficoltà, criticità ma bisogna sempre essere pronti a scavalcare tutto, a essere resilienti, a barcamenarsi nelle tempeste emozionali, ad andare avanti nonostante tutto, a trovare appigli che permettono di essere forti e resistenti andando sempre avanti con grinta e tanta forza sia fisica che mentale: Criticità, problemi? Cosa o chi ti ha aiutato? “Le criticità che ho incontrato sono dovute al percorso di Serra de Conti che è fortemente ondulato e presenta un fondo nel centro storico non proprio agevole. Col sopraggiungere della sera poi, per un miope come me è stato difficile vedere bene la parte del centro storico, (oltretutto recentemente mi è aumentata la miopia e dovrò cambiare gli occhiali da corsa). Comunque, nonostante tutto, posso dire di aver corso una 6 ore da discoteca, sì, avete capito bene, in questa gara ci sono ben 2 punti di musica a tutto volume, che in alcuni momenti ti scrollano via tutti i problemi.”
Nella mente dell’ultramaratoneta si
affollano tanti pensieri e tante persone, c’è un mondo dietro l’atleta, tante
persone che sostengono e supportano, tante persone che si mettono da parte per
non ostacolarti, per farti fare del tuo meglio con serenità, che condividono
una passione ritenuta importante e una fetta importante della vita, un orto da
coltivare che dà frutti preziosi materiali ed emotivi: A chi dedichi questo podio? “Dedico
questo podio alla mia ragazza che mi ha incitato e supportato sabato e sempre
in questi anni. Siamo fidanzati dal 5 maggio 2006, non a caso a fine maggio di
quell'anno feci la mia prima ultramaratona (Passatore), se l’amore ti dà la
forza ecco un buon motivo per amare. Dedico
questo podio a mia mamma che mi ha sempre supportato mentalmente e
economicamente in tutto quello che faccio. Sta affrontando un brutto periodo
prima di essere operata alle anche e per me, che corro tanti km, vedere la
propria madre avere difficoltà a spostarsi di qualche metro è un colpo al
cuore. Dedico questo podio a tutte le persone che mi sono state sempre vicino,
mi hanno aiutato a superare i brutti momenti dandomi quello che, come dico
sempre, più conta nella vita, una mano o un abbraccio. Dedico questo podio a
quelle persone che stanno e sono state male in questi anni, il loro coraggio,
la loro forza nell'affrontare prove fisiche molto peggiori delle mie, non mi
hanno fatto mollare. Dedico questo podio a tutte quelle persone che sono lassù
in cielo, che hanno trascorso dei bellissimi momenti qua con me e purtroppo ora
non ci sono più, me li immagino lì insieme a mio padre (che ho perso nel 2002,
purtroppo, prima di iniziare a correre) a fare il tifo per me. Essendo
cattolico non posso non citare uno dei mie canti preferiti in chiesa, in altre
interviste ho ricordato altre parti del testo, ora mi piace ricordare questa: Tu
sei la mia forza, altro io non ho; Tu sei la mia pace, la mia libertà. Niente
nella vita ci separerà: so che la tua mano forte non mi lascerà. So che da ogni
male Tu mi libererai; e nel tuo perdono vivrò.”
Carlo Ascoli è una persona molto
sensibile e consapevole, e rende il mondo dello sport molto pulito e autentico
annullando qualsiasi aspetto negativo che a volte ci può essere, perché la cosa
importante è far emergere la ricchezza emotiva di una gara sportiva, non è solo
importante la performance ma anche le relazioni che si creano e i contatti che
avvengono non solo social ma anche reali. Quali
sono le nuove consapevolezze? Direzioni, mete, obiettivi, sogni? “Termino questa lettera aperta a te Matteo,
confessandoti di avere la voglia di provare a fare una 24 ore. Il tutto dovrà
passare tramite una 12 ore, ma vorrei riprendermi quel sogno che si è
interrotto 5 anni fa dopo il mio terzo posto alla 100 km delle Alpi. Forse mi
ritirerò, forse non sarò in grado, ma almeno avrò avuto la possibilità di
provarci.”
Non posso che augurare a Carlo il meglio
per lui, la sua compagna, la sua squadra e la sua famiglia per uno sport che da
grande soddisfazioni e trasmetter valori puri ed essenziali.
Un’intervista a Carlo Ascoli è riportata
nel libro “Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni
Psiconline.
Nessun commento:
Posta un commento