Matteo SIMONE
La partenza della Badwater ultramarathon, 135 miglia, 217km, è a Badwater Basin, Death Valley, Nord America a 85 m. sotto il livello del mare e l’arrivo è a Whitney Portal a 2.530 m. dopo aver attraversato tre catene montuose per un totale di 4.450 m. di salita e 1.859 m. di dislivello negativo con temperature superiori ai 40 gradi.
Nel 2018 Michele Graglia
vince la gara in 24h51’47" precedendo gli statunitensi Jared Ryan Fetterolf 25h33'42" e Don Reichelt 27h08'30".
Ottime le prestazioni delle prime tre donne che si classificano nelle prime dieci posizioni assolute. La vincitrice è la statunitense Brenda Guajardo 28h23'10", precedendo le connazionali Pamela Smith 28h47'53" e Micah Morgan 30h09'59".
Tra i finisher c'erano altri due atleti italiani: Julius Augustus Iannitti 38h43'30" e Simone Leo 42h46'15".
In risposta ad alcune mie domande del 2016 Michele riteneva la Badwater una delle due gare più estreme al mondo.
Di seguito approfondiamo la conoscenza
di Michele attraverso risposte a un mio questionario del 2016, le sue risposte
sono interessanti e utili per coloro che si apprestano a percorrere lunghi
chilometraggi ma anche per i più esperti.
C’è una gara estremi che non faresti mai? “La Yukon Arctic (Canada) e la Badwater (USA) sono considerate le due gare più estreme al mondo. La prima considerata brutale per essere la più fredda, con temperature intorno ai -40 gradi. La seconda considerate massacrante per essere la più calda, correndo attraverso la Death Valley con temperature intorno ai 50 gradi. Quest’anno (2016) ho intenzione di partecipare a entrambe, quindi direi no, è la pura sfida (la famosa Challenge) che dà forza alla mia passione. Quindi più grande è la sfida, più forte e il desiderio di intraprenderla.”
Detto fatto, nel mese di febbraio 2016 Michele corse e vinse la "13th Yukon Arctic Ultra 100mi (CAN) trail" in 21h56' precedendo di più di 8 ore lo statunitense David Hirschfield 30h20' e il danese Michael Faergegaard 33h45'. Nel mese di luglio 2016, per completare i suoi propositi, Michele corse anche la Badwater Ultramarathon (USA) 135mi in 34h00’10”..
Ti
puoi definire ultramaratoneta? “Ho
corso la mia prima Ultra a Maggio 2011 e dopo anni di gare corse in
paesi e continenti diversi, al momento, mi ritengo Ultramaratoneta.”
Quale è stata la tua gara più estrema o più
difficile? “La UltraMilano-Sanremo
2014 è stata sicuramente una delle gare più dure, principalmente per la sua
distanza ben 285km e come ‘prima volta’. E' stata davvero un viaggio
straordinario, a livello psicologico principalmente. Anche la Leadville in
Colorado, corsa tutta tra i 3.000 e i 4.000 metri, è sicuramente nella top3!”
Il 18 agosto 2013 Michele ha corso la Leadville Trail 100 Mile (USA) in 22h10'24" e il 30 marzo 2014 Michele vinse la 1^ edizione dell'UltraMilano-Sanremo 175 miles, 282.7km corsa su strada in 31h49'39", precedendo l'ungherese Ferenc Szonyi 33h16' e lo statunitense Dave Krupski 33h22'46".
Michele Graglia non è uno dei tanti
ultramaratoneti che ho intervistato ma uno dei più resistenti e più resilienti
per impegno, determinazione, passione nel dedicarsi a gare lunghissime
e durissime di corsa.
Questa sua dote e passione l’ha scoperta alcuni
anni fa imbattendosi con le corse di lunga distanze e da allora non si è più
fermato ma ha trovato le modalità giuste per essere più performante diventando
espertissimo e formandosi per quanto riguarda l’importantissimo approccio
mentale e anche formandosi sull’alimentazione giusta.
Questa disciplina sportiva è considerata
durissima ma chi la pratica lo fa per passione e per scoprire nuove realtà,
quasi mondi paralleli; si tratta di avventure, viaggi scoperte.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Sotto le feste di Natale 2010 lessi per caso il libro UltraMarathon Man
di Dean Karnazes. Lo trovai di grandissima ispirazione e, senza cognizione di
causa alcuna, decisi di voler provare questa pratica. Dopo meno di 6 mesi
(Maggio 2011) partecipai alla Keys100 (160km) dove, dopo allenamenti
intensissimi, mi trovai in testa fino al 140°km. Purtroppo la mia inesperienza
(e completa ignoranza in ambito nutrizionale e di idratazione) giocò un ruolo
fondamentale quando picchiai a terra svenuto per gravi problemi di iponatrimia.
Impiegai più di 2 mesi per riprendermi e poco più di 6 mesi dopo partecipai
alla Everglades 50 (miles) dove portai a casa la vittoria, e da quel momento
non mi sono più fermato.”
Si può incontrare per caso questa disciplina, ci si può appassionare, ma è importante il massimo rispetto di quello che si sta facendo ed essere disponibili ad apprendere sempre dall’esperienza.
Il 21 gennaio 2012 Michele vinse la "1st Everglades 50 Mile Ultra Run (USA) trail" in 8h18'27", precedendo il danese Jesper Ken Olsen 8h45'14" e lo statunitense Craig Foxhoven 9h36'17".
Cosa ti motiva ad
essere ultramaratoneta? “Semplicemente avventura ed esplorazione. Non solo di paesaggi selvaggi dove spesso mi trovo a
correre ma forse, e soprattutto, esplorazione dei propri limiti e delle proprie
capacita. Le Ultra sono un vero e proprio viaggio introspettivo.”
Hai sperimentato l’esperienza del limite
nelle tue gare? “E' inevitabile, si
attraversano momenti davvero unici di un’intensità inesplicabile. L’andare
‘Oltre’ è la differenza che c’è tra essere un corridore “normale” e un
ultrarunner. Quando il corpo non ce la fa più è la mente (e il cuore, inteso
come passione – motivazione – ispirazione) che ti permettono di andare avanti".
Michele spiega l’importanza non solo del
corpo, del fisico, dei muscoli ma anche l’importanza del cuore, della passione,
degli aspetti mentali che ti aiutano a superare le crisi che spesso sono
momentanee.
Quali meccanismi
psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Parte tutto dall’ispirazione ma credo sia
principalmente dedizione e trovare la giusta motivazione. Quando
(inevitabilmente) le energie vanno via e ogni muscolo nel corpo urla di dolore
è tutta questione di trovare la giusta motivazione per continuare a spingere.”
Quale
è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine?
“Credo che il dire ‘non potere’ sia
l’unica cosa che ci possa fermare dal raggiungere gli obiettivi fissati. C’è
un detto qui negli States che dice: ‘He who says he can and he who says he
can’t, are both perfectly right' (Chi dice che può e chi dice che non può, hanno entrambi perfettamente ragione). Quindi,
rispondendo alla tua domanda, no, non credo esista gara o avventura che potrei
‘non’ terminare.“
Più dura è la lotta più grande è la
gloria, questo sembra essere il motto di Michele, per lui ‘potere’ o ‘non
potere’ ha lo stesso valore, tanto lui può sempre, non esiste troppo caldo o
troppo freddo, per Michele non esiste la Fatica, non esiste la Paura, lui ci va
a nozze con questo tipo di gare o avventure considerate estreme, durissime,
lunghissime.
Hai
mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
“Al momento la mia passione non mi
lascia, anzi e fino a quando avrò il desiderio di spingere ‘oltre’ continuerò
questa fantastica avventura. Dopotutto esempi come il grande Olmo mi fanno
sperare al meglio, con l’evidente possibilità che nelle corse di lunga distanza
si può essere competitivi fino a oltre 60 anni!”
Hai
mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere
ultramaratoneta? “Dopo
la brutta esperienza della mia prima gara imparai molto. Decisi quindi di prendere la qualifica di Running
Coach e Nutrizionista Sportivo presso la USA Track&Field per meglio gestire
la mia preparazione atletica e nutrizionale. Fino a questo momento non ho avuto
infortuni che mi abbiano messo in pausa, ovviamente qualche infiammazione o
problemino qua e la sono normali ma questa introduzione è solo per evidenziare che,
con i giusti recuperi e la giusta cura per il proprio corpo, gli infortuni
possono sempre essere evitati.”
Cosa
ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?
“Passione e il desiderio di spingere
sempre oltre.”
Cosa
ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
“E' il senso di esplorazione che ci porta
a connettersi con se stessi, scoprire se stessi, migliorare e crescere sempre. Senza questa ricerca di evoluzione si stagna, il nostro mondo non ha
più continenti da attraversare o valli da esplorare o paesi da conquistare.
Esistono solo limiti da abbattere e credo questa sia la vera esplorazione
della nostra generazione, rivolta verso i nostri limiti, intesi come limiti
umani. Lo trovo estremamente affascinante.”
Cosa
pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?
“La mia famiglia mi supporta molto e
questo è importante per me, anche se credo sia normale che le preoccupazioni
della mamma siano sempre piuttosto evidenti. Per questo motivo preferisco
sempre non vederli’ durante queste prove estreme, si attraversano momenti
molto difficili e l’esperienza vissuta dalla parte di un genitore non è mai
piacevole.”
Che
significa per te partecipare a una gara estrema?
“Mettersi alla prova, la competizione non
è mai contro gli avversari ma contro se stessi.”
Anche Michele come tanti altri
ultrarunner o ultraciclyng racconta aneddoti relativi ad allucinazioni, succede
che la stanchezza, la fatica faccia brutti scherzi, ma poi sorridi, ci ridi
sopra e continui più determinato più prima e più convinto nel raggiungere il
tuo obiettivo che sia di terminare la gara, il viaggio, l’avventura, l’impresa
oppure di fare il tuo miglior risultato.
Ti
va di raccontare un aneddoto? “Durante
una 100 miglia nello stato di New York mancavano circa 30km alla fine ed era
tutto il giorno che correvamo sotto una pioggia incessante. Il buio della notte
aveva reso le valli della Virgil Crest di un buio pesto e il freddo cominciava
a farsi sentire. Solo le nostre luci frontali aprivano un tunnel di luce tra la
fitta boscaglia. A un certo punto comincio a sentire passi dietro di me, anche
se voltandomi non c'erano altri corridori in vista. La cosa va avanti per
diversi minuti fino a quando comincio a essere turbato.
D’improvviso vedo
delle figure al mio fianco e distinto tiro un urlo di terrore a pieni polmoni.
Un mix di fatica, freddo e poca lucidità mentale avevano trasformato le ombre create
dai rami e dalla mia luce frontale in un ‘branco di lupi’ che mi inseguiva.
Parto così a tutta velocita nella direzione da cui ero venuto, in cerca di
aiuto. Dopo pochi minuti realizzai che erano solo Allucinazioni! Scoprii poi
che le allucinazioni sono una parte quasi “normale” del nostro sport.”
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “L’Ultramaratona porta alla scoperta di se
stessi ma soprattutto alla formazione del proprio carattere e alla crescita
personale. Il desiderio e la passione possono portare lontano e quello che ho
imparato è che i limiti sono solo quelli che poniamo a noi stessi. Realmente,
non esistono limiti a quello che il corpo umano può raggiungere con la giusta
preparazione e motivazione.”
Come
è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa?
“Chiaramente una pratica sportiva simile
richiede moltissime ore dedicate alla preparazione sia fisica che mentale.
Questo rende le relazioni personali alquanto difficili. Per fortuna mia moglie
supporta questa mia passione e riesco a gestire la nostra vita sentimentale
anche se con qualche difficoltà a volta. Dall’altra parte invece la mia vita
sociale è diventata pari a zero.”
Se
potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?
“Da un certo punto di vista adoro il mio
percorso con i suoi tentativi ed errori prima di trovare la strada giusta.
Chiaramente se potessi tornare indietro, all’inizio prenderei un Coach con
esperienza per evitare certe ‘facciate’.”
Usi
farmaci, integratori? Per quale motivo? “No, assolutamente no farmaci, nemmeno anti-infiammatori. Come
supplementi, duranti i carichi e gare, prendo solo amminoacidi ramificati per
recuperare più velocemente. Ho però cambiato sensibilmente la mia nutrizione
eliminando completamente glutine, quindi pasta, pane e altri carboidrati
semplici ma incrementando notevolmente l’assunzione di vegetali e frutta.
Questo favorisce l’assunzione di tutte le vitamine ed enzimi necessari.”
Ai
fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?
“Solitamente faccio una visita sportiva e
una cardiologica ogni anno, per assicurarmi che tutto sia a posto.”
Qualcuno
ti ha consigliato di ridurre la tua attività sportiva?
“Si, probabilmente più volte di quelle
che posso ricordare, anche se a dire la verità prendo i consigli dei dottori con le pinze… trovo che molte opinioni manchino di cognizione in questo ambito.
Basti pensare che fino agli anni '80 alle donne era proibito partecipare alle maratone perché considerate ‘letali’ e perché si pensava che avrebbero causato
danni permanenti alle ovaie. Questo spiega il mio approccio e il perché
considero che anche la pratica medica abbia bisogno di una evoluzione.”
Hai
un sogno nel cassette? “1000 sogni e un mondo intero da esplorare! Il mio più grande sogno è
attraversare tutti i grandi deserti del pianeta, un grande sogno nel cassetto
che spero di poter realizzare nel future prossimo!”
Interessante la storia di Michele
Graglia che lascia la vita da modello e si dedica al running.
Interessante il libro di Michele Graglia
scritto con Folco Terzani, “Ultra: La libertà è oltre il limite.”
Michele Graglia è menzionato nel libro Correre Con La Mente Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Nessun commento:
Posta un commento