Foto di Sandro Marconi (Scrotofoto) |
L’8 settembre 2018 si sono disputati i Campionati Mondiali della 100 km su strada a Sveti Martin na Muri, in Croazia.
Tra i criteri per la convocazione c’era il
vincitore del titolo italiano conseguito il 2018 presso la 100 km di Seregno e
atleti con prestazioni inferiori alle 7 ore e 15 minuti conseguite negli ultimi
24 mesi in manifestazioni ufficiali nazionali e internazionali sulla distanza
di 100 Km.
Roberto
Isolda della Bergamo Stars ASD ha corso la 100km di Seregno impiegando 7 ore 15
minuti e 1 secondo è non è nella lista dei convocati ai mondiali.
Pensavi di essere convocato? Ti senti uno dei primi esclusi? In gara a
Seregno hai gareggiato anche per la convocazione? “Ciao, arrivo subito al dunque, vivo di concretezza quindi sapevo
benissimo le criticità legate a una mia possibile convocazione: ho una curva
di esperienza ancora acerba in questa disciplina. A un mondiale è necessaria
solidità esperienziale, non basta corrersi 100 km con zainetto in spalla per le
vie di Seregno.”
Grande
consapevolezza e modestia da parte di Isolda, ma sembra chiaro che ci sia la
voglia di mettersi subito all’opera per non perdere i prossimi treni e cioè
impegnarsi duramente e professionalmente per rientrare nella rosa delle prossime
convocazione facendo esperienza e migliorando.
Ti avevano
prospettato l'eventuale convocazione? Sei stato comunque contattato per
comunicarti l'esclusione? “Nessuno mi ha prospettato
la possibilità di vestire quest’anno la maglia della nazionale, l’impegno dei
prossimi mesi è quello di velocizzarmi e affinare la strategia di gara in una
100 grazie al mio coach Davide Grazielli del progetto Destination Unknow e poi
vediamo cosa succederà nel 2019.”
Sembra
esserci una mancanza di comunicazione tra Dirigenza FIDAL e atleti o tecnici,
credo che se se si vuol puntare ad atleti competitivi e a squadre valide da
portare in giro per il mondo per competere con rappresentative di altre nazioni
bisognerebbe essere più chiari e coltivare legami e reti con atleti ed
eventuali tecnici.
L’atleta ha bisogno di sapere se ci sono i margini per
investire su una eventuale convocazione in nazionale e prepararsi in tal senso
programmando una stagione mirata, non disperdendo energie in altre gare o
allenamenti che potrebbero ostacolare la crescita e maturazione tecnica, tattica
e strategica della disciplina di che trattasi.
Come vivi questo periodo pre
mondiale? “Vivo queste settimane con serenità, il rancore
appartiene a chi deve riscattarsi da una quotidianità che non gli appartiene.
Io ho già tutto, una famiglia incredibile e un lavoro qualificato, la corsa è
la chiusa di questo cerchio perfetto, se poi si colorerà di azzurro sarà un
sorriso da ebete in più stampato sul mio viso.”
Sembra
essere alquanto resiliente Isolda, prendere le cose senza astio e rancore aiuta
ad andare avanti seguendo proprie direzioni tese a raggiungere proprie mete e
cercando comunque di trasformare sogni in realtà con una buona dose di umorismo
che non guasta mai, inoltre è importante coltivare i diversi orti familiari,
lavorativi, amicali senza stress e tensioni.
Hai un
messaggio per ogni convocato e per l'intera squadra? “Auguro a Giorgio, Andrea, Matteo, Fra e Hermann un successo mondiale
che alimenti i sogni di altri futuri atleti!”
Belle
parole che aiutano a creare un buon clima di squadra. Approfondiamo la
conoscenza di Roberto Isolda attraverso risposte ad alcune mie domande.
Quando ti sei sentito campione nello sport? Qual è la gara della tua
vita? “Mai sentito tale, i campioni sono altri. La
gara della mia vita è l’Ultra Trail du Mont Blanc nel 2014, non la prestazione
in sé ma per chi mi ha seguito in gara e per chi ho trovato all’arrivo.”
Familiari e amici cosa dicono del tuo sport?
“All’inizio c’è stata qualche resistenza ma ora
vedono la corsa come parte integrante del mio Io.”
Lo
sport è bello perché non si tratta di performance solo fine a se stessa ma
riguarda tutto il contesto, soprattutto quando si tratta di gare che
trasmettono il senso del viaggio in condizioni difficili attraverso condizioni
meteo a volte avverse, paesaggi naturalistici unici e spettacolari, gente che
segue e fa il tifo, tanti amici e familiari che coccolano, sostengono,
supportano, aspettano all’arrivo con un po’ di apprensione.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Ho iniziato nel 2010 con due ex colleghi con l’obiettivo, entro un
anno, di riuscire a correre 8k. Poi la cosa è sfuggita di mano.”
In
tutto c’è sempre un inizio e poi un percorso fatto di fatica e divertimento, di
crescita e miglioramenti, di stop, infortuni, sconfitte, vittorie, e tanto
altro.
Questo è il bizzarro e divertente mondo dello sport.
In che modo
hai raggiunto la performance? Chi contribuisce alla tua performance?
“Se di performance si può parlare, credo che il
contributo maggiore venga dalla mia testa dura e da una soglia del dolore
relativamente alta.”
L’atleta
di ultradistanza ha la caratteristica di essere cocciuto, nel senso che se si
mette in testa un’idea, un progetto, la vuole portare a termine a tuti i costi,
si documenta, si allena, si affida a preparatori cercando prima o poi di
trasformare il suo sogno in realtà.
Quale esperienza passata
ti dà fiducia nel raggiungere i tuoi obiettivi? “Il bagaglio di tutte le esperienze.”
C’è un
episodio curioso o divertente nella tua carriera sportiva? “Le allucinazioni durante le gare notturne in montagna mi regalano
grandi emozioni. Vedere donne anziane che tendono le braccia verso di me per
poi scoprire essere alberi secchi.”
Bello,
questo è comune tra gli atleti di endurance, si fanno strani viaggi, strane
vedute, viaggi allucinanti.
L’ultradistanza è una disciplina della corsa molto
impegnativa, prevede lunghe sedute di allenamento a volte in autosufficienza
dove l’atleta deve districarsi nei suoi impegni giornalieri lavorativi e
familiari, inoltre bisogna simulare il più possibile le condizioni di gara.
Quali sensazioni sperimenti nello sport: allenamenti, pre.gara, gara,
post gara? “Le sensazioni sono le
stesse che si provano al di fuori del contesto sportivo ma nella corsa
diventano esponenzialmente più intense. In allenamento ricreo le possibili
situazioni e pensieri durante la gara, crisi annesse, per trovare escamotage e
possibili soluzioni.”
Quali sono le difficoltà e
i rischi nel tuo sport? La gara più difficile? “L’unica
difficoltà è il tempo dedicato, di rischi non ne vedo.”
Quando
c’è un problema è importante comprendere cosa è successo davvero, cosa abbiamo
trascurato, cosa possiamo fare ora, ed è importante non considerare il problema
tutto intero difficile e impossibile da risolvere, ma studiarlo bene e
comprendere da che parte iniziare la risoluzione cercando di curare diversi
aspetti.
Come superi crisi, sconfitte, infortuni?
“Spacchettando il problema e vedendolo sotto più
punti di vista e in tempi diversi, è l’unico modo per banalizzare un infortunio
ed evitare che si ripeta o per accettare una sconfitta (se mai si può parlare
di una sconfitta nella corsa).”
Lo
sport è importante non solo per adulti, ma anche per i ragazzi per essere
educati al gesto sportivo, alla fatica, alla condivisione di un tempo di sport
e di regole, di successi e sconfitte, di allenamenti e gare di squadra
cooperando e dando ognuno il proprio apporto, insomma un vero insegnamento
allo stare in gruppo e anche a riuscire a fare qualcosa a livello individuale
con passione, impegno e determinazione.
Quale può essere un messaggio
per avvicinare i ragazzi allo sport? “Vivere il
gesto atletico come un gioco, reiterarlo per migliorarlo sarà una conseguenza
naturale da vivere con leggerezza.”
A
volte il doping diventa un cancro dello sport, ammazza lo sport, demotiva le
persone a seguire lo sport e a fare sport.
C’è stato il rischio di
incorrere nel doping? Un messaggio per sconsigliarne l’uso?
“Per fortuna no perché come atleta cresco in un
ambiente genuino. Sapere che a Seregno su 20 controlli ben 2 son risultati
positivi mi ha demoralizzato perché rende la prestazione ancora più relativa,
interpretabile e da guardare con senso critico.”
Lo
sport sviluppa l’autoconsapevolezza delle proprie possibilità, capacità,
limiti, soprattutto lo sport di endurance aiuta a monitorarsi sempre, a fare
attenzione a tanti aspetti non solo a livello fisico ma anche nutrizionale e
mentale,
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare
sport? “La consapevolezza del
problem solving oltre che alla resistenza allo stress.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport? “Sì, è una figura sottovalutata ma spesso può fare la differenza tra un
ritiro e un ottimo risultato in gara.”
Nella mente
degli ultrarunnner si affollano sempre pensieri rivolti alle prossime gare e
allenamenti, chilometri da percorrere, paesaggi da visitare, allenamenti da
fare, tempi da migliorare: Quali sono i tuoi prossimi
obiettivi? “Li sto ancora valutando,
sicuramente rafforzare l’esperienza sulla 100K”.
Sogni realizzati e da realizzare? “Tanti
realizzati ma ancora molti da realizzare.”
Segnalo
alcuni miei libri pubblicati con Prospettiva Editrice: Il piacere di correre oltre; Sviluppare la resilienza; Lo sport delle donne. Donne
sempre più determinate, competitive e resilienti; Sport, Benessere e
Performance. Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance
dell’atleta.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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