Quando vinci una competizione,
quel giorno lì e per qualche altro giorno ti senti un campione
Matteo SIMONE
Non c’è un’età per smettere di essere Campioni, ne è un esempio il Vigile del Fuoco Oliviero Bosatelli di 50 anni che vince per la seconda volta la gara dei Giganti, la 10^ edizione del Tor des Geants, in 72h37’13”, dimostrandosi un gigante persistente e resiliente e precedendo il canadese Galen Reynolds, 77h06’12” e Danilo Lantermino, 79h09’49”.
E’
risaputo che i Vigili del Fuoco sono resistenti e resilienti, riescono a
lavorare per ore e ore senza interruzione per recuperare e portare in salvo
persone per esempio nelle calamità e non fa eccezione Oliviero Bosatelli, il
Vigile del Fuoco bergamasco, l’atleta ultrarunner che ha vinto per ben due
volte, nel 2016 e 2019, il Tor Des Geants, una delle gare ultratrail
più dure al mondo, 330 chilometri con 24.000 D+, sulle Alte Vie della Valle
d’Aosta.
Di seguito, attraverso risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa, Oliviero racconta la sua passione per lo sport che considera semplicemente un hobby ma che gli permette di sperimentare sensazioni ed emozioni piacevolissime.
Di seguito, attraverso risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa, Oliviero racconta la sua passione per lo sport che considera semplicemente un hobby ma che gli permette di sperimentare sensazioni ed emozioni piacevolissime.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Non esiste un campione assoluto, ma tanti campioni. E quando vinci una competizione, quel giorno lì e per qualche altro giorno ti senti un campione.”
Qual
è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Fin da piccolo facevo
sport, dalla pesca al tennis, alla corsa, ecc. Per poi stabilizzandomi sulla corsa
a fasi alterne come impegno, per poi avere un lungo stop dal 1998 al 2014 per impegni famigliari e lavorativi, per poi riprendere la passione della corsa.”
Hai
dovuto scegliere nella tua vita di lasciare uno sport a causa di studio o lavoro?
“Per questioni lavorative e pure fisiche si, ma dato
che lo facevo e lo faccio per hobby mi era pesato relativamente.”
Quali
fattori hanno contribuito al tuo benessere e performance? “I fattori sono stati vari,
uno di questi è stato quando un cliente mi ha guardato, io avevo indossato una
maglietta abbastanza aderente mi disse ‘vedo che ti stanno venendo anche a te
le maniglie della amore’ non pesavo poi tanto, sui 80 kg. E mi sono reso conto
che mi piace mangiare e il metabolismo non era più quello di una volta, e quindi
o ripreso a fare della camminate in montagna con la moglie, perché la corsa mi
era stata sconsigliata dal dottore per problemi di schiena.”
Mi
sa che Oliviero dovrebbe ringraziare quel cliente che con una semplice
affermazione gli ha permesso di essere consapevole maggiormente rispetto al suo
aspetto fisico e tale consapevolezza gli ha permesso di passare da una fase
precontemplativa a quella dell’azione e poi al mantenimento, iniziando e
continuando a fare attività fisica per il suo benessere e poi, perché no, per la
performance forse inaspettata.
Quali capacità, risorse,
caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? “Concludendo le 'Ultra Trail, mi sono reso conto di avete una buona
resistenza sia fisica che morale, rinforzando in me la convinzione che con la
determinazione si possono ottenere degli obbiettivi insperati. E da parte della
gente il fatto che mi considerino umile e timido.”
Le gare di
endurance ti mettono alla prova sia fisicamente che mentalmente; è importante
non solo la preparazione fisica ma anche un sano approccio mentale e una
preparazione nutrizionale.
Quale
alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi farmaci, integratori?
Per quale motivo? “L'alimentazione che seguo una settimana prima di un gara lunga prevista
è normalissima, mangio di tutto e bevo di tutto cercando comunque di assumere
dei sali, magnesio e potassio dopo gli allenamenti. Nell'ultima settimana elimino
caffè e limito al minimo alcolici (vino) ma non la birra, elimino quasi tutti i carboidrati e mangio proteine e nei ultimi tre giorni inverto.
Facendo
parecchio sport e quindi utilizzando parecchie energie ritengo che qualche
integratore vada preso. Dopo la gara per due
giorni l'appetito è scarso ma poi recupero rimangiando di tutto.”
Vengono
mobilitate tante energie fisiche e mentali, pertanto è indispensabile
successivamente un giusto recupero e tante coccole.
Chi ha contribuito nello sport al
tuo benessere o performance? “Ha contribuito al mio
benessere sicuramente me stesso, e alla performance in parte la moglie, dato
che servono parecchi sacrifici, anche di tempo e quindi a volte sacrifichi un
po' la moglie col benestare...mentre i figli sono già grandi e quindi il
problema non sussiste.”
Lo
sport per passione e hobby diventa performante se si è sereni, ci si impegna e
si ha talento. I familiari possono contribuire al benessere e alla performance
con il sostegno e apprezzando gli sforzi compiuti.
Cosa pensano
familiari e amici della tua attività sportiva? “I famigliari ormai si stanno abituando a queste mie avventure anche se
prima, e un po’ anche adesso, mi danno del matto. Invece per quanto riguarda
gli amici, tanti di quelli che non sono del giro delle corse, non concepisco
neppure che esistano gare di questo tipo, distanza e difficoltà e quindi
restano stupefatti.”
Coccole e autoprotezione
hanno posto nella tua preparazione o nel post gara? “Le coccole date da chi ti è più vicino e da chi ti segue è la linfa per
non mollare sia prima che dopo.”
Chi
è del settore considera veramente Oliviero un Gigante. E’ importante avere vicino
la famiglia che fa il tifo.
Cosa hai scoperto del tuo
carattere praticando sport? “Ho scoperto quello che
sapevo già, la tenacia e ‘non mollare mai’, ‘lo stare da solo per ore e ore’. E
ho scoperto di avere tanti amici veri e virtuali. Una parte di quelli nuovi, ti
dimenticheranno quando non sarai più vincente, quelli veri ti staranno sempre
vicino.”
Che
significa per te partecipare a una gara sportiva? “La partecipazione a una
gara sportiva dipende che gara è: se devo difendere un titolo, se è solo per la
presenza o se è goliardica. In base a queste situazioni le gare le faccio in
modo competitivo o no.”
In questo
sport considerato anche estremo e non alla portata di tutti, bisogna essere cauti;
è importante essere in contatto con il proprio corpo, le sensazioni corporee,
ed è importante approcciarsi con umiltà e gradualità, monitorarsi.
Hai sperimentato l’esperienza del
limite nelle tue gare?
“Non essendomi mai ritirato fino a ora non saprei
dire quale sia il mio limite. Che il mio corpo si rifiutasse di proseguire per
crampi o per stanchezza mi è successo solo due volte ma la mia volontà o
testardaggine ha avuto il sopravvento.”
Quali
sensazioni sperimenti facendo sport (allenamento, raduni, pre-gara, gara, post-gara?
“Se il fisico non risponde in modo positivo a
determinati allenamenti e se sei ancora lontano da una competizione non mi
influisce emotivamente, al contrario se manca poco ciò mi mette in apprensione.
Per i raduni (il giorno prima della gara) quei pochi che ho fatto è un modo per
stare in compagnia, durante la gara dipende che tipo di gare e come si evolve,
si può essere contenti anche se non si arriva prima, sapendo che comunque sei
stato bene e hai dato ciò che potevi dare, consapevole che lo fai per il
piacere di divertirsi e non come professione. Dopo gara se sono gare estreme, ovviamente
si cerca di recuperare in modo veloce la fatica e i vari acciacchi senza
diventare matti. A livello emotivo se si ottiene un risultato come la out
Orobie ti lascia una ricarica e uno stimolo altissimo che serve per proseguire
nei obbiettivi che uno ha prefissato, uno di questi è anche solo di riuscire a
finire una gara di lunga distanza, perché si sa che finire è già una vittoria.”
Quali
sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara? “Pensieri durante un allenamento
un po’ di tutto, e anche nulla perché sono talmente lunghe le uscite. In gara
se sono da podio penso a cosa dire all'arrivo.”
La
tua gara più estrema o più difficile? “La gara più difficile
finora fatta è quella che a livello fisico ti fa soffrire, crampi, energie
finite ecc. ecc. e non la lunghezza. La mia gara limite non saprei, finora quelle
che volevo fare e che ho fatto le ho sempre portate a temine.”
Quali
sono le difficoltà e i rischi? “Le difficoltà e i rischi
nella mia disciplina, sono trovare il tempo per allenarsi e essendo un sport di
usura, si spera sempre di non incorrere in eventuali traumi cercando di
prevenire nel limite del possibile.”
Durante
la gara si corre con diverse condizioni climatiche e quindi, bisogna fare
attenzione al freddo, al caldo, all’integrazione alimentare, a non distrarsi
lungo il percorso, a monitorarsi attentamente.
Quali
condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione non
ottimale? “Soffro parecchio il freddo
che mi induce a non aver voglia di fare allenamenti e i problemi cronici del
mio fisico: mal di schiena e crociato laterale interno.”
Cosa
ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Ci sono stati momenti
della mia vita dove veniva prima la famiglia e quindi lo sport veniva messo in
parte e in altri momenti mi allenavo quasi tutti i giorni dalla serie
stacchiamo un po' la spina. Mi fa continuare questo sport le gratificazione
personali e quelle che vengono dall'esterno e il benessere fisico salvo acciacchi.”
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Crisi vanno e vengono;
sconfitte fan parte dello sport; infortuni: rallentamento attività fisica,
fisioterapisti e prevenzione.”
Ti
hanno consigliato di ridurre la tua attività sportiva? Hai mai pensato di
smettere?
“Sì, mi hanno consigliato di smettere di correre
qualche anno fa, per discopatia degenerativa 4°, 5° e 6° anello. Domanda: 'e con
la corsa?' Risposta: 'attacchi pure le scarpe da corsa al chiodo', e così ho fatto
per qualche anno dato che avevo anche altri impegni familiari. Ho cercato di mantenermi
in forma e rinforzare la parte debole con ginnastica specifica alla schiena
risolvendo per ora il problema.”
Un
tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Tutti dovrebbero
cimentarsi in qualsiasi sport nel limite del possibile, soprattutto quando si è
giovani riuscendo così fin da piccoli a comprendere cosa vuoi dire fare
sacrifici per degli obbiettivi ovviamente. Se si è bambini deve essere più un
gioco. La differenza è non poca tra sport di gruppo o sport singolo, con tutte
le loro caratteristiche d'allenamento e psicologiche.”
C’è
stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “No mai perché se arrivano
i risultati bene altrimenti pace. Non me ne faccio una malattia esistenziale.”
Un messaggio per sconsigliarne l’uso? “Doping è barare con noi stessi e con gli altri. Penso che a lungo
andare ci siano anche conseguenze negative per il nostro fisico. E il rischio
di essere scoperti, con la conseguenza di passare dalle stelle alle stalle,
tutto ciò che ne consegue a livello psicologico, qui si che poi servirebbe lo
psicologo.”
Ritieni
utile la figura dello psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “La figura dello psicologo è
sicuramente utile, per tutte quelle persone che non rendendosi conto o non
riuscendo a farne a meno, mettono la loro passione al di sopra di tutto il
resto, con conseguenze gravi, sia fisiche che sentimentali, e equilibrio
mentale.”
Se
potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Attualmente mi trovo bene così. Non ho nulla da recriminare. Anche
perché lo sport che io faccio, sicuramente non potrei farlo da professionista
ma solo come hobby e non deve prevalere troppo su altre soddisfazioni della mia
vita.”
Un'intervista a Oliviero è riportata nel libro "Il piacere di correre oltre".
Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022.
In linea di massima, la passione della corsa permette alle persone di mettersi alla prova, di condurre un sano stile di vita, di salire su un treno fatto di fatica e gioie, di relazioni, di mete e obiettivi da costruire, di situazioni da sperimentare.
Bisogna sviluppare consapevolezza delle proprie risorse e capacità, ma anche dei propri limiti: è necessario consolidare questi concetti per mantenere un buon equilibrio. Nel nuovo libro di Matteo Simone Il piacere di correre oltre, l’autore riprende la sua consuetudine di parlarci di sport soprattutto attraverso il dialogo con gli atleti.
Leggere il testo di Matteo Simone ci permette di conoscere alcune dinamiche psicologiche che forse ignoriamo o per lo meno di cui non siamo consapevoli. L’autore nota che ciascuno di noi, se lo vuole, può riuscire a raggiungere i propri obiettivi nello sport come nella vita, e così diventano più addomesticabili e gestibili, la fatica e la paura; al contempo si rafforza la mente, si eleva l’autoefficacia personale e si sviluppa la resilienza.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
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