domenica 22 settembre 2019

Lo sport di endurance per sperimentare e mettersi in gioco

Matteo Simone 
Psicologo, Psicoterapeuta

La bellezza dello sport è che permette di fare esperienza, mettersi in gioco, apprendere dall’esperienza sbagliando e facendo meglio la prossima volta. 

Praticando lo sport intensamente ti senti veramente ed intensamente vivo, senti il sangue che scorre, il respiro affannoso, il cuore che batte. E le sfide sono sempre più cercate, la voglia di vedere se riesco ad arrivare entro il tempo massimo, la voglia di indossare la maglia da finisher, di completare la gara nonostante le difficoltà ritenute estreme.
C’è un’alternanza tra un periodo di allenamenti e il giorno della gara per testare lo stato di forma dell’atleta, una messa alla prova, arriva il giorno della verità dove l’atleta deve compiere una successione di gesti atletici che lo permettono di arrivare al traguardo in salute. 
E ogni volta apprende sempre qualcosa di più, rivede alcuni atleti diventati amici, si confronta con loro sulla loro forma, sui metodi di allenamento, sulle modalità di integrazione alimentare, sull’abbigliamento sportivo tecnico, su eventuali libri in commercio sulla preparazione fisica o mentale.
Questo è il bizzarro mondo dello sport di endurance, sperimentare e mettersi in gioco, momento per momento superando momenti più o meno difficili o bui, uscendo ogni volta da gallerie e tunnel, scoprendo una nuova luce, e tornando ogni volta al mondo con qualcosa in più, più arricchiti soprattutto nella mente e nel cuore.
Quindi la preparazione mentale è importante, bisogna costruire l’obiettivo da raggiungere con una forte immaginazione, e con degli obiettivi intermedi, si cresce e si matura con l’esperienza di allenamento e di gare in situazioni le più difficili dal punto di vista di condizioni climatiche o dislivelli o anche routinarie come possono essere i circuiti o il treadmeal.
Ci sono tante tipologie e modalità di gare estreme, ci sono persone che corrono sul tradmeal per 48 ore o che corrono su circuiti per 10 giorni. Si arriva a pensare che se si vuole si può fare tutto, tutto sta a decidere e scrivere l’obiettivo e poi si prende la direzione per raggiungerlo, si sviluppa una grande forza mentale.
E’ importante lavorare su obiettivi, sul superare errori e sconfitte, si impara da tutto ciò che succede per fare meglio in futuro e funzionare meglio come individui e come squadra conoscendosi meglio.
Ci si mette a tavolino, e si esamina al dettaglio quello che è successo, come possiamo far meglio la prossima volta, sono tante le modalità per far meglio.
La mente deve solo essere presente con il corpo, qualsiasi cosa succede deve essere pronta a pazientare, esercitare l’attesa, l’attenzione e la focalizzazione per quello che si sta facendo, la mente sa che le crisi come vengono così se ne vanno, la persona si conosce bene riesce a distinguere messaggi del corpo che posso no sabotare o posso essere veri avvisi di malessere.
Si può mantenere la concentrazione per tutta una gara, senza farsi vincere dalla fatica e dalla paura di non farcela, focalizzandosi sul qui e ora, in questo momento, metro per metro, momento per momento, chilometro per chilometro, piccoli obiettivi, ristoro per ristoro, non pensando che la gara è lunghissima e difficilissima, bisogna solo avanzare un po’ per volta.

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta  
380-4337230 - 21163@tiscali.it 

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