Mi porterò, soprattutto, una persona
speciale
Matteo SIMONE
Molti pensano che il mondo delle ultramaratone sia per gente masochista, persone che non si preoccupano di se stessi ma si fanno del male, persone egoiste che pensano solo a correre per primeggiare, invece le ultramaratone è un mondo a misura di tutti, gente romantica, persone gentili e generose, persone che amano stare da soli e fuggire dalla realtà ma anche per persone che vogliono condividere esperienze di fatica con propri cari o altri amici atleti.
Di seguito Stefano racconta la
sua esperienza pre mondiale rispondendo ad alcune mie domande.
Cosa porterai
ad Albi? “Non credo mi porterò niente di speciale se intendi oggetti
fisici, amuleti o attrezzature. Nessuna maglietta portafortuna. I rifornimenti
sono l’unica routine irrinunciabile: ormai sono quelli soliti e ampiamente
rodati. Banane, frutta secca, maltodestrine e uova sode, per quelli mi
attrezzerò direttamente in Francia. Mi porterò, soprattutto, una persona
speciale.”
Una volta avuta la convocazione si tratta di attrezzarsi per arrivare al giorno della gara con le carte in regola, cioè con la preparazione adeguata e l’attrezzatura necessaria, con la mente sgombra da pensieri negativi ed eventuali distrazioni ma concentrata per l’esperienza mondiale che è una gara internazionale impegnativa dove bisogna far bene per se stessi e per la propria squadra per ritornare in Italia soddisfatti e appagati.
Una volta avuta la convocazione si tratta di attrezzarsi per arrivare al giorno della gara con le carte in regola, cioè con la preparazione adeguata e l’attrezzatura necessaria, con la mente sgombra da pensieri negativi ed eventuali distrazioni ma concentrata per l’esperienza mondiale che è una gara internazionale impegnativa dove bisogna far bene per se stessi e per la propria squadra per ritornare in Italia soddisfatti e appagati.
Come procede la preparazione al mondiale? “Direi in linea con il programma condiviso con il mio allenatore Livio Tretto. La tabella di allenamento di 20 settimane procede con tutte le difficoltà logistiche del caso, soprattutto legate ai miei impegni paterni. Per questo devo ringraziare in modo enorme mia figlia maggiore Eleonora che mi ha molto aiutato in questo, superando alcune sue ansie relative allo stare da sola. Non è stato facile nemmeno per me, ma credo sia stato un bel momento di crescita per tutti, che si è tradotto anche nella bellezza di stare insieme con un papà più sereno e allegro.”
In effetti bisogna trovare un ottimo
equilibrio tra sfera sportiva, familiare e lavorativa, tutto deve procedere in
linea con quanto prefissato e rispettando oltre che se stessi anche le persone
che ci circondano soprattutto le più care a cui teniamo di più. E’ importante
avere un bravo allenatore che si occupi del carico del lavoro di allenamento e
degli opportuni recuperi che sono altrettanto indispensabili per far in modo
che l’atleta si presenti allo start pronto e attivato, motivato con le energie
sufficienti per la lunga gara di 24 ore per cercare di fare del proprio meglio
racimolando giro dopo giro chilometro dopo chilometro.
Cosa stai
curando di più' tra allenamenti, fisico, mentale, nutrizione? “L'allenamento
ormai è a 360° e coinvolge si può dire ogni parte della giornata. Oltre alla
corsa, ci sono gli esercizi quotidiani, la meditazione del mattino che
comincerò fra pochi giorni, la dieta controllata con pochi carboidrati. Se
posso cerco di incastrare alcune attività quotidiane all'interno di questa
logica: un lavoro noioso diventa un esercizio per allenare la pazienza, andare
a fare la spesa sulla due ruote con lo zaino è solo potenziamento muscolare, la
vacanza in bici un allenamento aggiuntivo.”
Interessante la filosofia e l’approccio di
Stefano alla fatica e alla gestione della noia per coltivare pazienza anche
attraverso la meditazione un grande strumento da non sottovalutare e la
gestione della giornata attraverso strategie che aiutano a costruire
performance con piccoli accorgimenti, mi ritrovo con tutto ciò anch’io, lo
sport di endurance fa capire che nella vita quotidiana si può utilizzare tutto
per migliorare.
Riesci ad allenarti/consigliarti con gli altri
convocati? Siete un gruppo consolidato? “Ci siamo visti recentemente
proprio a San Giovanni Lupatoto in occasione della mia ultima gara di sabato 14
e domenica 15 settembre. Siamo persone provenienti da tutta Italia e non ci
sono molte occasioni di confronto, ma facciamo il possibile. Abbiamo i nostri
contatti, è stato creato il classico gruppo su Whatsapp. Per chi lo volesse, è
possibile "spiare" gli allenamenti altrui su Strava. Il gruppo
comunque si consoliderà soprattutto in Francia, dove vivremo per 4 giorni a
stretto contatto. È previsto anche un altro incontro di gruppo il 5 ottobre a
Reggio Emilia, durante il quale oltre ad approfondire gli obiettivi personali
sarà possibile stare un po' di tempo insieme, anche se per me sarà molto
difficile essere presente. L'impegno della IUTA in tal senso mi sembra
encomiabile, c'è molta disponibilità e voglia di creare occasioni di confronto,
in una situazione dove le risorse sono scarse e si basa tutto sulla passione di
un gruppo di volontari. Naturalmente, poi, ci si conosce tutti, almeno di
vista, per la frequentazione delle gare. Ogni tanto mi scambio pareri e qualche
messaggio con Eleonora Corradini ed Enrico Maggiola, a mio avviso le due punte
di diamante della squadra, almeno in partenza. Penso però che tutti i convocati
possano fare bella figura e puntare a risultati importanti: la 24 ore è una
gara ‘pazza’ che sfugge ad ogni logica e come sempre sarà fondamentale la
gestione sul lungo termine.”
E’ importante per il gruppo della
nazionale approfondire la conoscenza degli altri, confrontarsi e consigliarsi,
c’è chi è più forte e chi ha più esperienza, insieme è molto meglio per organizzarsi
e far fronte agli impegni di gara sfidando le rappresentative delle altre
nazioni. La 24 ore è una gara dove si può saltare a causa di tanti motivi ma si
viene selezionati mettendo in conto anche queste possibilità.
Eri
consapevole che avresti potuto essere convocato? Che sapore ha questa
convocazione? Che significato ha per te? “Dopo la novecolli ci speravo:
ero stato nei criteri terminandola sotto le 22 ore e quindi volevo crederci.
Naturalmente, ricevere la comunicazione ha un sapore del tutto diverso. Ho
provato una grande soddisfazione, per me è un'esperienza e un'opportunità. Ho
la possibilità di essere seguito, il privilegio di avere uno staff di persone
al mio servizio. Non ne faccio un discorso patriottico, ma personale. Alla fine
questa convocazione rappresenta un riconoscimento a quello che sono diventato
nel tempo e il fatto di essere ‘coccolato’ da tutta una serie di persone fa sì
che il mio impegno sia il massimo possibile. Mi sembra di non dover solo
rendere conto solamente a me stesso ma a tutti quelli che hanno creduto in me,
come persona e come atleta.”
Dice bene Stefano e trasmette il messaggio
che gli ultramaratoneti non sono solamente uomini duri che non si fermano
davanti a niente e nessuno, ma persone comuni in grado di eccellere ma che si
avvalgono gradevolmente anche di coccole che aiutano a lenire stanchezza e
fatica fisica e mentale. E’ importante essere circondati da persone che remano
a favore, che si preoccupano e occupano dell’atleta senza tanta apprensione ma
solo per monitorarlo attenti a un suo cenno nel caso gli serva qualcosa per
star meglio o far meglio, bastano anche poche parole o una stretta di mano, poi
è soggettivo ognuno sa cosa e come far sport, star bene e far meglio.
Cosa
o chi ti aiuterà? “L'aiuto maggiore per me sarà dato dalla persona che
mi accompagnerà. Non ci conosciamo da molto, ma ha un effetto decisamente
positivo sulla mia vita e mi ha già accompagnato nell'ultima 100 km di Asolo a
luglio. Credo che il suo supporto si tradurrà anche solo semplicemente in una
parola, un gesto o uno sguardo. Ci capiamo al volo e questo è fondamentale.
Basta poco per inviare un messaggio nel modo sbagliato: un incitamento può
essere scambiato per una mancanza di comprensione, al contrario una carezza può
aprire facilmente la strada verso il disimpegno e la facile giustificazione.
Dopo molte ore sotto pressione gli ultramaratoneti diventano molto sensibili,
suscettibili, quasi intrattabili e il ruolo di chi li accompagna è molto
delicato. I puristi come Ivan Cudin e Marco Bonfiglio infatti preferiscono
andare da soli, soprattutto nelle corse in linea.
Fino a pochi mesi fa la
pensavo anche io così, ma dopo aver sperimentato il tipo di relazione che si
crea con l'altra persona, l'arricchimento reciproco che ne deriva, se posso
vorrei essere sempre accompagnato. Naturalmente il supporto deve essere nei
limiti del regolamento e del buon senso. Penso ai ristori, che dovrebbero
essere effettuati nelle gare in linea solamente in prossimità dei luoghi
previsti per evitare di dare vantaggi oggettivi. Nei circuiti valgono
maggiormente gli aspetti emotivi e anche il tifo può avere la sua parte,
soprattutto per chi è abituato a correre quasi sempre in solitaria, in
allenamento come in gara.”
Insomma, pare che Stefano sia consapevole
delle proprie possibilità e capacità, di come sfruttare al massimo le risorse,
mezzi, strumenti e persone a disposizione, si tratta di partire sereno e
attivato per l’impegno da affrontare, gestire e fare del proprio meglio
apprendendo dalla ricca esperienza internazionale.
Sei pronto per questa
prova mondiale? Sei più contento o preoccupato? “Sarò pronto un minuto
prima della partenza, quando esaminando gli ultimi mesi mi renderò conto di
aver fatto tutto il possibile. Per adesso sono ancora concentrato ad aggiustare,
migliorare il meccanismo del corpo e fortificare la mente. Ieri, nonostante la
preparazione, ho preferito fermarmi dopo 60 km in una gara di 12 ore. Non ero
nemmeno a metà gara. Non volevo compromettere o sforzare troppo a causa di
alcuni problemi fisici che approfondirò nei prossimi giorni. Stavo andando
avanti solo con la testa, reagendo a stimoli esterni, mentre i reni e tutto il
“core” mi dicevano che c’era qualcosa che non andava.
Ho preferito fermarmi
qualche ora, anche se la mattina ho ancora corricchiato cercando di spingere
solo negli ultimi km per verificare la condizione. Adesso sono sinceramente
preoccupato non tanto della gara in sé, quanto di mettere il mio fisico nelle
migliori condizioni possibili il 26 di ottobre. Effettuare anche 9 allenamenti
settimanali è stata una prova di costanza importante per me e l'equilibrio fra
l'overtraining, la predisposizione agli infortuni, la ricerca della forma
ottimale nei giorni giusti è sottile. E poi, naturalmente, proverò una grande,
enorme emozione. Non vedo l'ora di essere sulla linea di partenza, credo mi
presenterò con le lacrime agli occhi, ripensando al percorso fatto. Ed essere
consapevole di tutto questo sono certo potrà essere un grande bagaglio di
energia per le ultime ore del Mondiale, quando più che le gambe o la
determinazione, saranno le emozioni positive a spingere gli atleti il più
possibile verso il proprio limite.”
Interessante testimonianza che dimostra
come l’ultramaratoneta debba andare sempre alla ricerca di un sano equilibrio e
avere il controllo della propria mente per poter essere padrone di se stesso e
soprattutto del proprio corpo e delle proprie azioni.
Vero si è pronti sul
nastro di partenza, anche a me è successo di sentirmi pronto a inizio marzo per
una 100km perché in formissima come sensazioni e come risultato di 65km a una 6
ore ma poi con il passare dei giorni e l’avvento di un infortunio sono arrivato
al Passatore dopo essermi fermato per tanto tempo e con non più l’ottima
condizione dell’inizio marzo.
Come dice Stefano è importante saper decidere di
fermarsi o continuare per non compromettere il fisico ed è importante
l’equilibrio tra i carichi eccessivi di lavoro che sono importantissimi per
competizioni di decine di ore ma monitorarsi sempre e compensare con coccole,
massaggi, e altri strumenti compensativi come anche alimentazione e
integrazione adeguata.
Unitevi a noi correndo o donando, insieme è molto meglio.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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