Sono andato a Milano per giocarmela
Matteo SIMONE
Si è disputata l’ottava edizione di Salomon Running Milano di 25km valida per il Campionato Italiano Trail Corto 2018 il cui titolo maschile è stato assegnato a Riccardo Borgialli che ha concluso la gara in 1h30’43” davanti a Gabriele Maria Pace e Luca Ponti.
Il titolo femminile è stato vinto da Emma
Linda Quaglia arrivata quarta assoluta in 1h35′ ottenendo anche il record di
scalata di 3’45″ percorrendo 644 gradini che portano al 23° piano in cima alla
torre Allianz, inserita nel percorso di gara.
Di seguito Riccardo racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Di seguito Riccardo racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ti aspettavi questo titolo italiano? “Sono andato a Milano per giocarmela, conscio che altri fortissimi atleti si sarebbero presentati. Poi in gara può succedere di tutto, in questo momento mi sento in forma su queste distanze per cui sapevo che se giocavo bene le mie carte avrei potuto ottenere ottimi risultati.”
Lo sport è anche una grande opportunità
per mettersi in gioco, per rialzarsi sempre, per riprendere dopo imprevisti e
infortuni cavalcando l’onda del cambiamento con fiducia e resilienza seguendo
nuove direzioni e rimodulando obiettivi comunque difficili, sfidanti ma
raggiungibili con il duro lavoro, con l’impegno, con la passione e motivazione
adeguata e con persone preparate e professionisti che sostengono, aiutano,
preparano.
Come ti sei preparato e
organizzato? “Diciamo che a inizio
anno questa gara non era in programma: le distanze che avevo in mente per
questa stagione erano ben altre! Ma con l'infortunio alla bandelletta tutto è
cambiato, dapprima uno stop di due mesi, poi il rientro, la ricaduta e infine
solo ad agosto ho potuto ricominciare ad allenarmi bene e con continuità. In
quel momento ho deciso, di comune accordo con il mio allenatore Fulvio Massa,
di concentrarmi su gare più brevi e intense. Gli allenamenti hanno privilegiato
perlopiù l'intensità, con un particolare occhio di riguardo ai gradini!”
Lo sport permette di sperimentare sempre
di più la consapevolezza delle proprie capacità, caratteristiche e risorse,
soprattutto il trail che consiste
nella corsa su sentieri di montagna dove bisogna sviluppare capacità motorie ma
anche di attenzione e di osservazione del percorso, del contesto, di se stesso,
di eventuali avversari, gestendo anche dislivelli e terreni che possono essere
ostili e scomodi.
Che aria hai
respirato? “Devo ammetterlo, un po'
diversa rispetto alle gare in montagna che sono abituato a frequentare. Anche
per la tipologia di gara, sembrava quasi di essere al via di una mezza maratona
(cosa che per altro ho fatto solo una volta nella mia vita, correva l'anno 2012
ed io ero ancora più "calciatore" che 'runner'). Ad ogni
modo lo spirito sportivo degli atleti al via era il minimo comun denominatore
che ci legava, l'aria che si respirava era quella di una festa dello sport, e
tutto l'evento è stato davvero molto piacevole e ben organizzato.”
Vincere un titolo italiano significa
avere capacità diverse e adattabili ai diversi contesti di gara, significa
essere pronti a organizzarsi atleticamente per percorrere percorsi di gara
mettendo in atto strategie opportune volte a fare del proprio meglio nei tratti
in cui ci si sente di possedere qualità adatte e gestire i tratti di percorso
meno indicati alle proprie capacità.
Cosa
ti ha aiutato e cosa ha remato contro? “Sicuramente
l'arrivare dalle corse in montagna mi ha aiutato a non "impiantarmi! (Come
si dice in gergo) nei cambi di ritmo, ho patito invece un po' i lunghi tratti
pianeggianti dove Gabriele Pace sfoderava tutti i suoi cavalli!”
Qual è stato il tuo punto di forza? “La versatilità. Passare da montagna a strada
adattandomi alla perfezione, e in più grinta e voglia di riscatto!”
Si apprende sempre, sia dalle vittorie
che dalle sconfitte o dagli infortuni, bisogna essere sempre sereni e positivi
e comprendere lo stato del momento, essere pazienti per poter ripartire con
entusiasmo e gradualmente, e sparare le proprie cartucce quando ci si sente in
ottima forma.
Cosa è cambiato in te nel
tempo? “Quest'anno, più di ogni altra
cosa, ho imparato a conoscermi, a rispettare il mio corpo e capire quando posso
stressarlo e quando invece lo devo tenere a riposo. L'infortunio mi ha
insegnato ad avere pazienza e non avere fretta, che la costanza, i sacrifici e
l'impegno, prima o poi, pagano. Penso che da quest'anno posso ritenermi un
atleta maturo.”
Hai appreso qualcosa
in più su te stessa o dagli altri atleti? “Ho imparato che la grinta, la voglia di riscatto, sono doti che in un
atleta non devono mai mancare. Perché sono quelle che ti danno la forza per
allungare il passo nel rettilineo finale.”
La partecipazione a competizione dove si
vince un titolo italiano è una grande opportunità per mettersi alla prova, per
testarsi e sperimentarsi, per affrontare altri atleti di livello equivalente e
si riesce a portare a casa sempre ricchi insegnamenti, tante sensazioni ed
emozioni sperimentate e questo è lo sport che vogliamo, non solo rivalità, ma
anche grandi momenti di intenso sforzo ripagato dal risultato di performance
che sia primo o secondo o anche ultimo arrivato.
Cosa porti a casa? “Oltre al
titolo italiano? Porto a casa sicuramente il ricordo di una grande sfida con un
grande amico, una bella battaglia sportiva che ha visto due atleti dare il
massimo di loro stessi, e questo penso sia il regalo più grande che noi possiamo
fare allo sport.”
Lo sport diventa un grande orto da
coltivare che fa sperimentare sia benessere che performance ed è importante
essere riconosciuti per quello che si fa, è importante ricevere attestati di
stima e di rispetto, così come è importante dedicarsi allo sport con
correttezza rispettando sani principi e valori e impegnarsi duramente per
ottenere risultati di prestigio che compensano sforzi e sacrifici.
Cosa dicono di te a casa, al lavoro, gli
amici? “In famiglia sono molto orgogliosi,
io cerco di minimizzare perché non mi piace essere visto come un
"eroe", tutto quello che faccio è la conseguenza di tanto impegno e
notevoli sacrifici, se mai dovrei essere io orgoglioso (e lo sono) di avere
così tante persone che mi vogliono bene e mi seguono anche in capo al mondo per
vivere la gara con me. Spesso a lavoro si sorprendono di cosa riesco a fare, è
bello che si generi questo stupore, ma noi "addetti ai lavori"
sappiamo che i nostri risultati non sono poi granché se confrontati con quelli
dei professionisti...loro sì che sono fenomeni!”
E’ importante essere circondati da
persone che non mettono pressioni, che non mettono fretta, che non sono
apprensivi ma piuttosto è importante essere circondati da persone che si
interessano, sono presenti, non giudicano e non criticano, sanno aspettare, sono
fiduciosi.
Cosa racconti a casa, al
lavoro agli amici? “In realtà
racconto pochissimo. Preferisco ascoltare quello che hanno vissuto loro e
vedere se in qualche modo ho contribuito alla loro felicità.”
Dedichi a qualcuno questa tua prestazione?
“Sì, la dedico a quel gruppo di persone
che mi ha aiutato a superare l'infortunio dandomi le migliori cure che era in
grado di fornirmi. A loro che, anche quando non potevo correre più di 20 minuti
al giorno, non hanno mai smesso di credere in me.”
Come recuperi ora e con quali coccole? “Recupero con qualche corsetta a ritmo blando sui miei sentieri
preferiti (quelli di casa) e un po' di relax a casa con la mia compagna.”
Dopo ogni gara si fa sempre il punto
della situazione, ci sono nuove consapevolezze in base allo svolgimento e alla
riuscita della gara, ci sono nuove mete, nuovi inizi, nuove sfide.
Che segno ti ha lasciato questa gara? “Devo ammettere che la velocità un po' ha
cominciato a stuzzicarmi, non escludo nel prossimo futuro di provare a
preparare una mezza o una maratona.”
Ora cosa vedi davanti a te? “Qualche altra gara per valorizzare questo
stato di forma e poi un bell'inverno fatto di tanto sci alpinismo (lo sport più
bello del mondo!)”
Chi ti ha
appoggiato, sostenuto, consigliato? “Molta
gente, in particolare nel corso di questa estate sono stati fondamentali i
ruoli del mio allenatore (Fulvio Massa) e del mio fisioterapista (Nicola
Falvino), oltre che a livello fisico, sono stati importantissimi a livello
mentale.”
Nella mente degli atleti sempre sogni
ambiziosi soprattutto indossare la maglia azzurra per rappresentare la propria
nazione in competizioni internazionali.
Convocazioni
in nazionale? “Adesso è presto per
parlarne, i mondiali saranno a giugno per cui bisognerà valutare chi è più in
forma a tempo debito. Sappiamo che ci sarà una gara di selezione in primavera,
per cui è dovere di tutti coloro che vorrebbero una maglia azzurra concentrarsi
al massimo su quell'obbiettivo, io sarò certamente uno di quelli!”.
Riccardo Borgialli è menzionato nel mio libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Nessun commento:
Posta un commento