martedì 9 ottobre 2018

L’aiuto psicologico ha l’obiettivo di sviluppare resilienza, fiducia e relazioni


Nella vita ci sono prove davvero durissime da affrontare, gestire e superare; non si è mai pronti per questo, le fasi da attraversare sono durissime ed è importante accettare e rispettare i propri tempi e le proprie modalità per riprendere in mano le redini della propria vita e ritornare alla quotidianità.
Si ha bisogno di qualcuno che si prende cura, sostiene e supporta la fragilità del momento. Si è in tanti ad intervenire, ognuno diventa una risorsa se ben organizzata, se ben strutturata, se ben organizzata. Si creano relazioni, nuovi ponti, resti di collaborazioni per aiutare ad aiutarsi quelli che hanno bisogno in questo momento a causa di qualcosa molto grande e terribile.
Il trauma lascia sconforto, ferite aperte, destabilizza. Non si è mai pronti a cambiamenti di vita disastrosi e/o drastici. Non si è mai abbastanza pronti per stare con il dolore, la sofferenza, la rabbia.
L’impatto di un evento stressante sui bambini e gli adulti comporta tante sensazioni, provare forti emozioni, pensieri, comportamenti quali cercare di rimuovere dalla memoria l’accaduto, cercare di non parlare e di non rivivere quello che è successo, evitare ciò che ricorda l’accaduto.
Tante persone coinvolte nel disastro soprattutto, gente disperata e traumatizzata, molti fuori di casa senza certezze, tanti “scioccati” per essere passati sul ponte appena in tempo o arrivati in ritardo, tanti familiari in pensiero, tanti che hanno visto e udito dalle finestre, immagini e suoni che hanno bisogno di essere raccontati, elaborati, desensibilizzati.
I primi momenti sono i peggiori, sensazioni ed emozioni terribili che nessuno vorrebbe sentire: panico, confusione, congelamento. Si rimane sorpresi e impotenti davanti a lutti, dolore, perdite enormi. Dopo i primi momenti comunque bisogna avere la prontezza, l’istinto, il coraggio, di mettere in salvo se stessi e i propri cari, un po’ alla volta bisogna comprendere quello che è successo, quello che ci sta accadendo e organizzarsi.
Tante sono le associazioni che intervengono per dare un po’ di sollievo, un piccolo aiuto materiali, morale, psicologico. L’aiuto psicologico è importante a seguito di episodi critici, disturbanti, traumatici; la persona ha bisogno di essere messa al sicuro, di essere tutelata, di capire, di rinforzare le proprie capacità di affrontare la situazione.
In questi momenti si cerca di far rete con gli altri, ognuno diventa una risorsa per l’altro in base alle proprie competenze, esperienze, professionalità.
L’aiuto psicologico aiuta a sostenere, a supportare, a distrarre, a indirizzare, a trovare modalità utili con strumenti efficaci per elaborare l’accaduto, per normalizzare in un primo momento i sintomi e poi per aiutare la persona a sviluppare la consapevolezza di ciò che percepisce nel momento presente, di quello che è successo; per non rimuovere, per non congelare, per non dimenticare ma per sistemare in modo sicuro nella propria esistenza come un’esperienza terribile ma che gradualmente si può attraversare e superare un passo alla volta insieme.
L’aiuto psicologico ha come obiettivo l’aiutare la persona a riprendere in mano le redini della propria vita, per poter uscire gradualmente dal tunnel, per potersi rialzare e riprendere a correre la propria vita con nuove modalità e nuove sfide.
L’aiuto psicologico aiuta a riorganizzarsi, a trovare nuove risorse interne personali, familiari, amicali, di rete locale. L’aiuto psicologico ha come obiettivo di sviluppare la fiducia in se stessi e negli altri, di aiutare ad accettare gradualmente l’accaduto e il cambiamento che ne è derivato, a trovare nuove direzioni, a rimodulare obiettivi.
L’aiuto psicologico ha l’obiettivo di sviluppare la resilienza nelle persone, aiutare a ricostruire fiducia e relazioni, ricostruire se stessi, la propria attività. L’aiuto psicologico ha l’obiettivo di ritornare gradualmente alla quotidianità, di riprendere le cose lasciate in sospeso, di prendersi cura di sé.
Interessanti le parole del Cardinale e Arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco durante i funerali solenni: “Ma proprio dentro a questa esperienza, che tutti in qualche modo ha toccato, si intravvede un filo di luce. Quanto più ci scopriamo deboli ed esposti, tanto più sentiamo che i legami umani ci sono necessari: sono il tessuto non solo della famiglia e dell’amicizia, ma anche di una società che si dichiara civile.”

Ringrazio Giuseppe Pace che mi ha accompagnato tra le zone sfollate, mi ha raccontato del suo quartiere, mi ha ospitato a casa sua, mi ha fatto conoscere la sua famiglia, ha condiviso con me momenti tristi ma anche momenti di ripresa, di gioco, di condivisione. Ho conosciuto tante persone e da ognuno ho preso qualcosa: uno sguardo, una cortesia, un insegnamento
Un plauso agli scout che si sono dislocati alla postazione in via Fillak dispensando vivande e accortezze a tutti i presenti continuamente e ripetutamente, facendosi carico del benessere dei presenti e valutando momento per momento quello che poteva servire e come procurarselo.
Tanti gli psicologi che hanno operato appartenenti alle diverse associazioni ognuno con l’obiettivo di fare qualcosa per l’altro, di occuparsi del dolore e della sofferenza dell’altro, di essere presente, visibile, pronto a intervenire spontaneamente o su richiesta.

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