Matteo Simone
Il mondo degli ultrarunner appare sempre più bizzarro e sorprendente.
Gli ulrtarunner sembrano essere sempre più consapevoli
delle proprie capacità e dei propri limiti e sempre pronti a mettersi in
discussione e a decidere momento per momento quello che può essere meglio per
loro continuando a fare sport ma allo stesso tempo continuando a sperimentare
benessere individuale e collettivo.
E sì perché lo sport che vogliamo non è
fatto solo di fatica, sofferenza, performance ma anche di partecipazione, aggregazione,
inclusione, uno sport che avvicina persona dal Nord al Sud passando per il
centro, che abbatte barriere culturali e generazionali.
Valentina racconta la sua esperienza
rispondendo ad alcune mie domande che mi permettono di dar voce ad atleti
considerati più o meno strani, più o meno normali, più o meno bizzarri e io
stesso sento di farne parte piacevolmente e resilientemente.
Ciao
Valentina, che sapore ti ha lasciato questa 24 ore? “Questa
è stata una 24h particolare per me perché ho deciso "a tavolino " di
far un test sui 100km. Sapevo di non essere pronta per correre una 24 ore
perché negli ultimi mesi non ho potuto allenarmi a dovere. Inoltre ho deciso di
dedicarmi per un po' a distanze più "brevi" (come i 100km).”
Avuto
problemi, criticità? “Sono estremamente soddisfatta di
questa esperienza. Il mio test è andato al meglio. Ho corso concentrata e
rilassata come non mi capitava da tempo. Non ho avuto crisi. Ho chiuso con un
tempo di 10 ore e 20 minuti. Un sogno per me, un salto di qualità notevole.
Considerando che nell'ultimo anno in gara ho spesso avuto problemi fisici, mi
sono presa una 'rivincita' nei confronti di me stessa. Penso che gran
parte dei problemi che ho avuto in gare passate, dipendano da me.”
Davvero una bella gara, un bel tempo, nuove
consapevolezze con questo nuovo personal best, complimenti, il lavoro, la
persistenza, la tenacia, il crederci, la motivazione hanno dato frutti.
Cosa
lasci a Reggio Emilia e cosa porti a casa? Curiosità? Sorprese?
“Dopo i miei 100km mi sono cambiata i vestiti perché faceva molto freddo, ed ho
proseguito la corsa fino alla dodicesima ora. A quel punto mi sono fatta un
massaggio e una doccia calda ed ho guardato la gara degli altri atleti. Di
dormire non se ne parlava proprio!”
Quali
sono ora tue mete, direzioni, obiettivi? “Nel 2018 ho un
obbiettivo: correre al meglio la 100km di Seregno. Magari intorno alle 10 ore,
chissà… è un obbiettivo ambizioso ma sognare è gratis!”
Un obiettivo ambizioso, difficile,
sfidante ma si può fare con impegno, determinazione e credendoci sempre di più.
Quasi quasi vengo anch’io.
Come
ti prendi cura di te ora dopo una gara di più di 10 ore di corsa?
“Ma adesso farò una settimana di riposo, poi mi dedicherò alla piscina. In
genere dopo gare così lunghe vado dal mio terapista di fiducia, Alessandro
Bossini. Mi segue da anni e da come rimettermi in sesto.
Un po’ di coccole e autoprotezione anche
sì dopo tanta fatica, sempre importante prendersi cura di sé e affidarsi ad
amici o bravi professionisti del settore.
Cosa
hai raccontato a casa, al lavoro, agli amici dopo la gara di più di 10 ore di
corsa? “La manifestazione di Reggio Emilia è sicuramente
un'esperienza che ripeterei alla prima occasione. L'atmosfera era magica,
emozionante.”
Hai
conosciuto altri atleti? Hai approfondito la conoscenza di altri atleti? Hai
qualcosa in comune ad altri atleti? “Atleti di alto
livello, assistenza ottima. Sono molto fortunata a far parte della cerchia di
atleti allenati da Luca Sala. Chi lo conosce sa che è una persona generosa e
paziente… e con noi ultramaratoneti di pazienza ce ne vuole. Per me sotto
alcuni punti di vista è stato come un raduno di famiglia perché con altri
atleti presenti abbiamo condiviso davvero tante trasferte. Con alcuni di loro
ho un rapporto profondo e sincero. Quando si corrono le gare a circuito si crea
un clima di solidarietà, ci si aiuta l'un l'altro. Ho conosciuto atleti che non
avevo mai incontrato, tutti abbiamo una passione viscerale per la corsa, tutti
amiamo la sofferenza che si trasforma in gioia appena finita la gara.”
Il mondo degli ultramaratoneti è un
mondo che unisce, dove si è tutti nella stessa situazione di sfida, di
difficoltà, di intenzioni di far bene e meglio delle altre volte.
Cosa
lasci a Reggio Emilia e cosa porti a casa? “Mi sento
sicuramente arricchita umanamente dopo questa manifestazione. Sono tornata a
casa piena di entusiasmo e con tanta voglia di migliorarmi. Sono molto
fortunata ad avere una famiglia unita che fa il tifo per me.”
In genere alle gare si portano bagagli
pieni di tensione, preoccupazioni, dubbi, perplessità ma poi si torna soddisfatti,
stanchi ma felici e contenti, nuove amicizie, amicizie più profonde, nuove
consapevolezze.
Testimonianze di atleti mi hanno
permesso di scrivere alcuni libri, tra i quali "Ultramaratoneti
e gare estreme" e proprio in questo libro riporto anche la seguente
testimonianza di Valentina che, come tanti altri atleti, sperimenta amore e
felicità nella corsa e quindi più corre e più è felice:
“Sono una persona che ama correre alla follia, l’ultramaratona è solo il
mezzo per raggiungere la felicità. L’ultramaratoneta secondo me dimentica
l’orologio, non pensa più i km uno a uno. L’ultramaratona è un modo per
prolungare la gioia della corsa.”
Questo è il sorprendente, bizzarro, straordinario mondo degli ultrarunner: incontri, saluti, abbracci, condivisione dell’esperienza.
Valentina è menzionata nei libri:
Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, edito da Edizioni Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza, edito da Psiconline, 2021.
Matteo SIMONE +393804337230
Psicologo clinico e dello sport, Psicoterapeuta
Nessun commento:
Posta un commento