giovedì 16 novembre 2017

Antonio Bartolini, ASA 490km: Difficile ritenersi pronti su una gara del genere


Tra i partenti della corsa a piedi di 490 km Atene Sparta Atene (ASA) vi è anche Antonio Bartolini assieme ad altri 8 atleti italiani per un totale complessivo di 28 atleti che hanno deciso di intraprende questo lungo percorso di gara.
Di seguito Antonio, rispondendo ad alcune mie domande, racconta le sue impressioni prima della partenza che sarà sabato mattina 18 novembre 2017
Ciao, in vista della prossima gara importante, ti senti pronto? “Difficile ritenersi pronti su una gara del genere. Però posso dire di aver fatto abbastanza bene gli allenamenti sin qui programmati e che sto bene.”
Quanto meno bisogna presentarsi alla partenza con la consapevolezza di essersi preparati e impegnati per sopportare un carico di chilometri di giorni di gara fino a un massimo di 104 ore che è il termine massimo previsto per concludere la gara, poi certo sentirsi pronti è un parolone ma già partire ed essere lì vuol dire che almeno mentalmente si è pronti e che la testa può far tanto.
Sensazioni, emozioni, pensieri prima, della gara? “Pensieri ed emozioni sia positive che meno si accavallano nella mia mente. ..cerco di conservare e vedere meglio quelle positive ma non trascuro  segnali e timori che risiedono in quelle meno positive.”
 
Embè, certo non è una passeggiata, questo tipo di gare comportano tanta sofferenza prima di sperimentare tanta soddisfazione, tante ore con se stessi avanzando per chilometri e chilometri.
Quali saranno le strategie di gara? “Divido la gara in due sezioni. La prima fino a Sparta dove conto di arrivare senza dormire. Poi un paio d'ore di sonno e mi proietto sulla seconda parte che è quella del ritorno ad Atene. Qui, qualora riuscissi a tenere fisicamente e mentalmente,  mi concederò pause per microsonni quando ne sentirò il bisogno.”
 
Ciò significherebbe metà gara di circa 50 ore senza dormire poi un paio di ore di sonno e poi si riparte per circa altre 50 ore con microsonni, tutto ciò può sembrare assurdo per chi è al difuori da questo mondo dello sport di endurance, ma queste sono le dure prove a cui si sottomettono alcuni atleti che vogliono sfidare se stessi e mettersi alla prova gradualmente e superando prove intermedie per comprendere se si tratta di qualcosa alla loro portata e per apprendere sia dall’esperienza che dagli errori.
Ti consigli con un team: famiglia, amici, figure professionali? “In genere tendo a fare da me è spesso sbaglio, talvolta chiedo alcuni consigli ad amici ultrarunner. Ma fondamentalmente seguo le mie idee.”
 
Certo in genere la famiglia è apprensiva ed è poco propensa a invogliare a partecipare a questo tipo di gare considerate estreme; gli amici si dividono in quelli più scettici, quelli che si incuriosiscono, quelli che vorrebbero provare, quelli pigroni; i professionisti anche si dividono in quelli che sono contrari a questo tipo di imprese e quelli disposti a darti consigli utili per gestirti al meglio.
E’ cambiato nel tempo il tuo modo di preparati a gare importanti?  “Tendo solo a fare più chilometri e nelle uscite brevi vado più veloce.”
Utilizzi una preparazione mentale pre gara? “No nessuna particolare  preparazione mentale.”
Coccole e autoprotezione hanno posto nel pre gara? “No, per quanto mi riguarda, anzi in me generano un avverso effetto opposto.”
Ricordi un’esperienza passata che ti dà la convinzione che ce la puoi fare? “In questa gara il  fatto di aver comunque fatto 188  km nell'edizione 2015, per poi fermarmi lì non per motivazioni fisiche ma mentali, e che comunque raggiunsi in quella edizione i 170 km di Nestani in 26:36.”
C’è una parola o una frase detta da qualcuno che ti aiuta ad affrontare la prossima gara? “Le crisi come vengono possono anche  passare, bisogna saperle accettare e tenere per superarle.”

Quale può essere un messaggio rivolto agli organizzatori della prossima gara? “Comprendo lo sforzo degli amici organizzatori investiti nel metter su  gare di questo tipo e simili, ma anche più corte. Hanno ed avranno sempre la mia stima.”
 
Embè, questa è una bella risposta, è vero a volte la sfida più che per gli atleti è degli organizzatori, mettere in piedi di questo genere dove ci sono pochi partecipanti è davvero arduo una grande impresa, un gande sforzo, una grande scommessa, anche perché in genere gli atleti, giustamente, sono sempre pronti a lamentarsi a voler sempre di più e a volte gli organizzatori vogliono risparmiare su cose importanti come i ristori o luoghi al riparo, a volte gli organizzatori sono proprio impossibilitati anche economicamente di provvedere ad alcuni accorgimenti essenziali. Quindi a volte essere comprensivi può essere auspicabile per gli organizzatori per andare avanti nel loro impegno.

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Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html

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