domenica 4 giugno 2017

Alessandro Reali, Passatore 2017: Dal 1° al 99° km non ho mai pensato di mollare

Matteo SIMONE

La 100km del Passatore da Firenze a Faenza, diventa un’esperienza intima.

Racchiude delle sensazioni ed emozioni indicibili e personali, è difficile comprendere quello che accade dentro se stessi durante questa lunga e dura prova, quello che succede durante il lungo percorso di preparazione e avvicinamento, tutto ciò che riguarda l’attesa, dall’iscrizione alla preparazione all’acquisto dei biglietti alla prenotazione dell’alloggio, è una scommessa, tutto ciò fa parte del fantastico e bizzarro mondo delle ultramaratone.
Di seguito Alessandro racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Gara di 100km del Passatore, cosa significa per te? “Ho iniziato a pensare alla 100 km del Passatore dopo qualche anno che correvo le maratone, anche se non nascondo di averla guardata sempre con timore. Il fattore che mi ha spinto a fare l’iscrizione è stato principalmente il fatto che, nonostante chiedessi a tantissime persone che l’avevano già corsa cosa si provasse, io volevo provare in prima persona le sensazioni fisiche e mentali che si provano prima, durante e dopo. Quindi per me la 100 km ha significato conoscere delle sensazioni così personali che nessuno sarà mai in grado di descriverti con le sole parole.”
Hai avuto particolari problemi, difficoltà, momenti critici? “Durante tutta la gara ho cercato il più possibile di mettere in pratica qualche consiglio di amici ultra-maratoneta. Nella prima metà della gara non ho avuto problemi (salvo il caldo eccessivo nei primissimi chilometri).
Verso il 70° km ho avuto un po’ di crisi dovuta alle nausee, quasi non riuscivo ad ingerire un sorso d’acqua; ma poi - forse complice la volontà di non fermarmi – tutto è passato. Certo la stanchezza e il freddo della notte iniziano a farsi sentire, le gambe alla fine quasi le trascinavo, ma posso dire che dal 1° al 99° km non ho mai pensato di mollare.”
Come decidi obiettivi e strategie di gara, team, famiglia, amici, figure professionali? In generale se mi prefisso un obiettivo in tutti i modi cerco di raggiungerlo. Per quanto riguarda la mia attività podistica spesso mi fisso obiettivi più che altro per avere più stimoli. Nel caso della 100 km la preparazione l’ho condivisa con il mio amico Massimiliano De Luca, quindi devo dire che mescolando l’amicizia con una passione esagerata per la corsa è stato facile prepararla.”

Diciamo che insieme è meglio, si è più sicuri, si condividono allenamenti, attese, speranze, gioie e fatiche.
Con l’esperienza è cambiato il tuo modo di allenarti?
 Curi la preparazione mentale? L’esperienza che in questo campo secondo me non è mai abbastanza con il tempo ha cambiato molto il mio modo di allenarmi, in quanto ho potuto capire che l’allenamento mentale è fondamentale, sia nelle gare di breve che in quelle di lunghe distanze. Molte volte anche se sento le gambe molto affaticate, la testa mi da quella forza che mi permette di non mollare assolutamente.”

Se usi la testa cambia la percezione della fatica, non è qualcosa di fine viaggio, ma è qualcosa che si vuole insidiare per ostacolarti, per sabotarti, basta non ascoltarla, o accoglierla, e avanzare.
Coccole e autoprotezione ci sono state nella tua preparazione o nel post gara? Anche da parte della mia famiglia nel periodo pre-gara ci sono stati momenti di incitazione ma nello stesso tempo domande del tipo: 'ma sei sicuro?', 'ma ti rendi conto?', 'si, ma stai attento…'. Al termine dell’impresa però è impagabile vedere la gioia e l’orgoglio delle persone care.”

L’apprensione da parte di amici, famiglia e conoscenti è normale, si tratta sempre di qualcosa di sconsiderato, non ordinario, da prendere con cautela e tanta attenzione.
Quali sono le sensazioni sperimentate prima, durante e dopo la gara? “Descrivere le sensazioni è per me quasi impossibile, perché nel pre-gara ho vissuto un mix tra momenti di ansia e momenti di euforia - da non vedere l’ora che arrivasse il 27/28 maggio – durante la gara, tra tutte le criticità incontrate, ho vissuto tra la gioia di veder scorrere i km e il pensiero fisso di arrivare a Faenza per prendere quella tanto desiderata medaglia. Nei giorni successivi lascio immaginare la felicità e la soddisfazione!

Bella la sensazione di appagamento e di incredulità a fine gara che dura per qualche giorno e ti rimette in moto per nuove imprese e obiettivi sfidanti con più consapevolezza di capacità e limiti.
Prossimi obiettivi, sogni da realizzare? “Il mio obiettivo è di imparare a gestire al meglio le maratone e conoscere sempre di più le ultramaratone, perché correre per tante ore e tanti km mi diverte in modo particolare.”

Un’intervista ad Alessandro è riportata nel libro La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza.  
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. 
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione. 
Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso. 

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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