Matteo Simone
Il mondo dello sport è affascinante per il benessere che ne deriva a livello individuale, di squadra e collettivo, lo sport in outdoor ha un fascino elevato per il contatto che si sperimenta con la natura: terra, aria, ambiente.
C’è una
variabilità di percorsi e di clima atmosferico, si può sperimentare terra,
sassi, roccia, salite, discese, vento, caldo, freddo, così praticato lo sport
ti permette di trovarti in situazioni difficili da affrontare, gestire,
superare. Di seguito Federico ci racconta la sua esperienza di atleta
attraverso risposte ad alcune mie domande.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della
tua vita? “Certamente. Più di un giorno in realtà. Ma il giorno
più significativo è stato il giorno in cui ho vinto assieme ad altri due compagni/amici
di staffetta la Dolomiti Sky Run, il 2 luglio 2016.”
Vincere
è sempre un momento ricco di sensazioni ed emozioni straordinarie soprattutto
in gare di endurance, dove il corpo e il fisico è messo a dura prova per un
tempo prolungato, vincere in squadra è ancor più straordinario perché si tratta
di aver messo in gioco non solo le doti fisiche e mentali individuali ma anche
le doti di squadra e relazionali con amici atleti con i quali si crea intesa e
fiducia.
La Dolomiti Sky Run è una gara in semi autosufficienza di 131,2 km con dislivello positivo di 9850 metri e dislivello negativo di 10690 metri, che parte da Braies e seguendo l’Alta via numero 1 delle Dolomiti arriva a Belluno. La gara può essere affrontata da soli oppure in staffette da tre o da due concorrenti (maschili, femminile o miste).
La Dolomiti Sky Run è una gara in semi autosufficienza di 131,2 km con dislivello positivo di 9850 metri e dislivello negativo di 10690 metri, che parte da Braies e seguendo l’Alta via numero 1 delle Dolomiti arriva a Belluno. La gara può essere affrontata da soli oppure in staffette da tre o da due concorrenti (maschili, femminile o miste).
La terza edizione della Dolomiti Sky Run è stata vinta da Andrea Mattiato in 21h58’42”, tra le donne ha vinto Laura Besseghini in 27h15’08”. In gara anche le staffette, dodici in totale, con la vittoria andata alla squadra denominata Staffetta Agordina composta da Devis Zasso, Diego Favero e Federico De Col con il crono di 20h57’54”.
Interessanti le storie di atleti, sorprendenti i loro percorsi, a volte si inizia per dimagrire, a volte si viene avviati da genitori o insegnanti, ma Federico ha avuto la fortuna di incontrare due fornai, padre e figlio, che lo hanno indirizzato prima allo scii e poi alla MTB. Importanti sono le parole di Federico quando dice: “ho coltivato giorno per giorno l’amore per la corsa in montagna”, bisogna coltivare le passioni, bisogna innaffiare i propri interessi, passioni, affetti.
Per
approfondimenti sugli ultrarunner consiglio il libro Maratoneti e
ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, edizioni-psiconline.
https://www.edizioni-psiconline.it/anteprime/maratoneti-e-ultrarunner-aspetti-psicologici-di-una-sfida.html
Qual è stato il tuo percorso nella pratica sportiva? “Il mio percorso è iniziato a
6 anni, quando l’allora fornaio del paese e presidente dello Sci Club La Valle
Agordina, Ovidio detto “Tonèti”, mi mise un paio di sci da fondo ai piedi. Poi
si passò alla MTB grazie al figlio William (attuale fornaio). La corsa è
arrivata tardi, attorno ai 16 anni con le prime garette a tempo perso nei paesi
attorno casa.
Da li, era il 2001, la passione è cresciuta e ho coltivato
giorno per giorno l’amore per la corsa in montagna. Pochi anni dopo è arrivato
anche lo sci alpinismo. Lo sci di fondo l’ho ripreso quando con un pugno di
amici abbiamo deciso nel 2010 di correre la mitica Vasaloppet, 90 km in tecnica
classica nel cuore della Svezia. Sono seguite altre imprese in paesi nordici e
non… L’attività regina resta sempre e comunque la corsa in montagna.”
Interessanti le storie di atleti, sorprendenti i loro percorsi, a volte si inizia per dimagrire, a volte si viene avviati da genitori o insegnanti, ma Federico ha avuto la fortuna di incontrare due fornai, padre e figlio, che lo hanno indirizzato prima allo scii e poi alla MTB. Importanti sono le parole di Federico quando dice: “ho coltivato giorno per giorno l’amore per la corsa in montagna”, bisogna coltivare le passioni, bisogna innaffiare i propri interessi, passioni, affetti.
Quali fattori contribuiscono al benessere e performance
nello sport? “Sicuramente non essere in un momento di stress. Più la
mente è libera dai problemi più la mia performance migliora. E’ capitato ancora
di far gare in modalità incazzato...il risultato può esser stato lo stesso
soddisfacente, ma non mi è piaciuto come quando corro con il sorriso. Anche
l’alimentazione pre-gara è molto importante per me, sia quella dei giorni
precedenti che il pasto immediatamente prima della gara (colazione o altro che
sia). A parte
questo, fondamentale per me è la mia Fede.
Chiedo sempre un aiuto particolare
prima di partire per una gara e non manco di pregare mentre sto facendo fatica
o se passo davanti ad un capitello. Questo mi aiuta molto, mi carica a
dismisura ed è in grado di farmi superare i piccoli momenti di difficoltà. Alzo
gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto?”
Nello sport c’è qualcuno che contribuisce al tuo benessere e
performance ? “Oltre a me stesso? Tutte le persone che mi vogliono
bene ed a cui voglio bene. Mi danno carica e forza in gara soprattutto. Se
volessi fare un nome, un buon amico col quale condivido questa passione e dal
quale ho preso qualche spunto: William, il fornaio volante.”
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Certe volte mi prendono per
pazzo, soprattutto quando affronto le lunghe distanze (vedi la Dolomiti Extreme
Trail 103k). Ma vedendo che per me non è un peso ma un divertimento, sono
contenti delle esperienze che porto a casa.”
Il 9 giugno 2017 Federico ha corso la Dolomiti Extreme Trail 103km in 16h31’14”, classificandosi al 7° posto assoluto.
Ti
va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?
“Marcia Barbana, 15 luglio 2006, gara di corsa in montagna di circa 8
km. Percorso duro ma stupendo, panorami mozzafiato. Per me era la terza volta a
quella gara. Negli anni precedenti un ottavo ed un quinto posto. Partenza
fulminea e già al primo km c’era un conduttore ed un gruppo di 4 inseguitori
del quale facevo parte. Poco dopo iniziai a pensare che sarei potuto arrivare
secondo, poiché il primo era andato e gli altri erano più o meno al mio
livello. Purtroppo una leggera crisi sull’ultima salita mi ha fatto scollinare
per quarto...anche se in realtà il runner che era scappato via, non lo si era
visto scendere per i prati davanti a noi. Possibile che fosse andato così
forte? Uno sguardo a Civetta e Pelmo, una preghiera e giù, ali ai piedi,
superando come una furia prima Piergiorgio e poi Loris.
Andavo fortissimo in
discesa in quegli anni! Ora ero secondo, in teoria. Ma a 800 metri
dall’arrivo, mi son ritrovato il runner fuggiasco seduto su una panchina ed ho
esclamato “Cavolo sei già arrivato e tornato indietro?” La sua risposta fu “No
no! Ho sbagliato strada, sei primo, tieni duro!” Cosa? Ero primo? Dietro, il
vuoto. Un controllore mi comunicò di avere 30” sull’inseguitore”, che faccio
amministro o tiro ancora?” ho pensato “Via via, all’attacco!” Tra due ali di
folla ho vinto così, con 49” sul secondo, la mia prima gara di corsa in montagna...La
parte migliore è stata però conoscere una delle ragazze del paese, vallette
della premiazione, che di li a poco sarebbe diventata anche la prima morosa
seria!”
Bella storia, dietro una gara c’è un mondo, corse e rincorse, gente che
sbaglia strada, che si ferma, incontri magici, emozioni da portare con se per
tutta la vita.
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Che se mi pongo un
obbiettivo, qualunque esso sia, con lavoro e sacrificio io lo raggiungo.
Indipendentemente da meteo, condizioni fisiche e psicologiche. Ho scoperto una
tenacità ed una resistenza che non conoscevo. In più, la gente può darmi quanti
consigli crede, ma io farò sempre e comunque di testa mia.”
Importante decidere di andare dritti sulla direzione presa dell’obbiettivo
da raggiungere e della performance, ascoltando tutti e prendendo solo quello
che può servire.
Quali
capacità, caratteristiche, qualità ti aiutano nel tuo sport? “Sicuramente lo spirito di
adattamento alle varie situazioni che la strada/sentiero mi pone davanti. Poi
l’elevata resistenza allo sforzo, la capacità di dosare bene le energie, di
usare la testa ed il cuore. Le gare non si fanno solo con le gambe, sarebbe
troppo facile! Negli anni ho imparato ad analizzare bene i percorsi, ad
ascoltare le sensazioni che il corpo mi comunica. Entrare in sintonia con tutte
queste componenti per me è fondamentale. E poi l’entusiasmo ed il sorriso,
quelli non devono mancare mai!”
Le parole di Federico sono una vera lezione di benessere, performance e
resilienza nello sport, elenca tutti i fattori da coltivare e migliorare per
eccellere, per superare e gestire situazioni, per continuare a essere motivati
a continuare uno sport con l’ausilio del fisico, la testa e il cuore.
Che
significato ha per te praticare il tuo sport? “Significa libertà, mettermi
alla prova. Significa amicizie vere, volti sereni e genuini. Quando corro sono
spessissimo felice, soprattutto in gara.”
Quali
sono le sensazioni che sperimenti nello sport? “Sperimento libertà, il lasciare indietro le rogne
ed i problemi, mettermi alla prova, sperimentare i miei limiti e superarli se
necessario. Ogni tanto mi fermo ad ammirare la meraviglia che ho attorno:
correndo in montagna in ambiente dolomitico ciò mi risulta particolarmente
facile.”
Quali
sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport?
“Più
che difficoltà mi trovo ad affrontare rischi. La montagna non è un ambiente
facile: gli scivoloni e le cadute sono dietro l’angolo, o meglio dietro al
sasso. Ho subito 3 distorsioni alle caviglie: purtroppo una volta slogate non
tornano più come prima. Devo fare molta attenzione in discesa e prendere
precauzioni come bendaggi protettivi, sapientemente insegnatimi dalla mia
fisioterapista. Altre difficoltà non ne trovo. Posso correre dovunque io
voglia, con qualsiasi condizione meteo.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti ostacolano
nella pratica del tuo sport? “Condizioni
ambientali che ostacolano non ce ne sono. Se sto preparando una gara specifica
o se ho un qualsiasi altro obbiettivo, esco anche con meteo avverso. Certo non
se c’è una grandinata in corso! Condizioni fisiche avverse, a meno di infortuni
che mi costringano a rimanere fermo per sistemarmi, non ve ne sono. Ho lasciato
alle spalle un fastidioso mal di schiena dovuto a postura scorretta, grazie
alla mia fisioterapista Roberta. E’ stato un momento di rinascita”
Cosa ti fa continuare a fare sport? Hai rischiato di mollare
di fare sport? “Che mi fa continuare è il fatto che la corsa in
montagna o lo ski alp sono ambienti sani e gioiosi. Coltivo molte amicizie in
questi sport. In più, sempre per il fatto di vivere nel cuore delle Dolomiti,
riescono sempre a farmi alzare gli occhi al Cielo per ringraziare dello
splendore che ho attorno. Questo sia mentre corro/scio, che quando faccio
dell’altro. No non ho mai rischiato di mollare. Non ci ho nemmeno mai pensato.
In ogni caso, qualche sport da praticare lo troverei. La scelta è talmente
ampia!”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli al tuo sport? “La corsa in montagna non è
solo fatica ed allenamento...spesso diventa una battaglia che mente, cuore e
gambe devono combattere assieme. La simbiosi tra questa nostre componenti è una
dote che si matura col tempo, con l’esperienza. Posso garantire che quando ne
sarete dei buoni utilizzatori, le soddisfazioni arriveranno...probabilmente vi
faranno anche piangere. Troverete inoltre sui vostri sentieri persone stupende,
bellissime amicizie e paesaggi mozzafiato. Ma più importante: correte per
divertirvi. Impegnatevi, allenatevi, fate anche sacrifici...ma cercate sempre
di divertirvi.”
Vero lo sport deve anche rendere felici non può solo essere performance
e avversari, le amicizie nello sport hanno un valore enorme, la condivisione
delle crisi e fatiche sono preziose.
Ritieni
utile lo psicologo dello sport? “Non sono mai ricorso a
questa figura professionale. Posso però affermare di aver incontrato sulla mia
strada persone che potrei identificare come tali. L’amico William, vulcano di
esperienze e dritte specialmente sull’argomento “lunghe distanze”. William è
capace di farti vivere certe sensazioni prima che tu ci arrivi fisicamente: in
questo modo è come essere già preparati ad un evento, avendo magari già in
mente come affrontarlo e superarlo con successo. La fisioterapista Roby, capace
oltre che di trovare sempre la soluzione ai miei problemini, anche di farmi
ragionare sugli aspetti scientifici dello sport e del fisico. Mi fido talmente
tanto di lei che le sensazioni che provo uscendo dal suo studio riescono a
farmi superare qualsiasi paura ed indecisione, sia fisica che mentale. Vedendo
i risultati che hanno avuto atleti di livello ben più alto del mio sempre
seguiti da lei, sono convinto che una persona che sappia pigiare i tasti giusti
a livello mentale possa essere un forte aiuto nell’affrontare situazioni di
pesante stress fisico e mentale. Penso solo a quanto si debba mantenere alta la
concentrazione e la sicurezza di se quando in gara, se si stanno occupando le
prime posizioni e si lotta per la vittoria.”
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Riguardo la corsa in
montagna, i prossimi obbiettivi sono sicuramente la Lavaredo Ultra Trail a
Cortina d’Ampezzo, il mitico Ultra Trail del Monte Bianco e il leggendario Tor
des Geants Endurance Trail. Due obbiettivi realizzati sono stati la vittoria a
staffetta della Dolomiti Sky Run nel luglio 2016 e l’aver brillantemente
concluso con un settimo posto assoluto il mio primo ultra trail oltre i 100 km,
la Dolomiti Extreme Trail 103km in Val di Zoldo pochi giorni fa, 9-10 giugno
2017. Riguardo lo ski alp. Ho ancora un conto in sospeso con l’Adamello Ski
Raid, gara dalla quale sono stato espulso nel 2006 per superamento del tempo
massimo al secondo cancelletto. Poi anche qui il mitico Mezzalama. Vedremo poi
di porci magari obbiettivi più alti nelle altre gare epiche dell’arco alpino.”
Sei
consapevole delle tue possibilità, capacità, limiti? “Sto prendendo coscienza in
questi ultimi anni delle mie capacità, anche grazie alle spinte e sfide che mi
lancia sempre l’amico William. Ogni tanto qualcuno mi chiede quando avrò
intenzione di allenarmi seriamente...ogni tanto ci penso, ma non sono sicuro
sia quello il mio modo di correre. Io corro con sorriso ed entusiasmo: non
vorrei farla diventare un’ossessione. Per quanto riguarda i miei limiti, al
momento li sto superando uno alla volta, consapevole che il fisico è accoppiato
ad una mente lucida ed un cuore potente.”
Un buon equilibrio sembra aver ottenuto Federico, cuore, corpo e testa
che si incontrano e che lavorano uno per l’altro e tutti per uno, importante
il suo approccio non ossessivo ma con entusiasmo e tanta fede e fiducia e le
persone che si circonda diventano un aspetto vincente.
Quanto
ti senti sicuro, quanto credi in te stesso? “Moltissimo. Ogni tanto mi
accusano di aver troppa autostima e sicurezza (nello sport sempre): ma sono
queste le cose che mi fanno andare a mille, stringere i denti e dare sempre
tutto. Se non avessi creduto in me non mi sarei nemmeno posto il problema della
mia prima ultra, o delle sfide nordiche sugli sci da fondo a 27 gradi
sottozero. In più essere sicuri di se, dal punto di vista psicologico credo
influisca anche sugli altri concorrenti in gara. E’ come esser in grado di
infondere un certo timore. Ad esempio in gara, dopo un sorpasso, mai guardarsi
indietro! Potrebbe essere interpretato come un segno di debolezza e si
potrebbero subire altri attacchi. Al limite usare l’udito per capire cosa stia
succedendo appena dietro. Avanti senza esitazione, sempre!”
Vero a volte diventa importante presentarsi alle gare senza trovare
scuse, ma convincendo se stesso e gli altri di una forma impeccabile.
Quale tua esperienza ti dà la convinzione di potercela fare? “Il settimo posto assoluto
alla Dolomiti Extreme Trail 103km. Avendo fatto quella, so che ora posso alzare
l’asticella. Prima di questa ci sono state altre esperienze, come ad esempio la
doppia gara in Finlandia nell’inverno 2016, la Finlandia-hiito. Sabato 50 km
classico più domenica 50 km skating, questa sotto la nevicata. Anche l’estate dopo la laurea, nel 2012, aveva
portato qualche bella soddisfazione. Il giorno successivo la proclamazione, un
inaspettato terzo posto al “Trofeo 16 comuni”. Correvo nella squadra B del mio
paese, La Valle 2. Avevo il lancio. Ho cambiato terzo dietro La Valle 1 e Rocca
Pietore 1 con buon margine sugli inseguitori. I miei due colleghi han tenuto il
ritmo ed abbiamo piazzato 2 squadre sul podio: vittoria per La Valle 1 e noi
terzi.”
Si
costruiscono gli obiettivi da raggiungere, si costruisce l’autoefficacia
attraverso soddisfazioni e successi gradualmente sempre più importanti.
Quali sono le
sensazioni relative a precedenti esperienze di successo? “Ricordo il mix di felicità e commozione alla
prima vittoria in una gara di corsa in montagna. Le stesse si sono presentate
anche senza calcare il gradino più alto del podio in occasioni successive.
Commozione dovuta sia agli scenari dolomitici ma anche dovuta alla
consapevolezza che i risultati erano arrivati grazie alla fatica ed
all’allenamento, all’esser stato in grado di superare le avversità, gli
infortuni ad esempio.”
Hai un modello di
riferimento, ti ispiri a qualcuno? “Appena iniziato con la corsa c’erano parecchi
atleti di rilievo attorno a me dai quali ho imparato molto, soprattutto in
tecnica di corsa. Ora come ora, il mio modello è William, pioniere delle lunghe
distanze qui da noi in Agordino. Ammiro molto anche Kilian Jornet chiaramente,
ma lo conosco troppo poco per averlo come modello. Con William esiste
un’amicizia decennale, sa darmi le motivazioni giuste, sa ridarmi il sorriso
quando si presentano momenti “no”. Ogni tanto cerca anche di darmi consigli ma
poi conclude con: tanto poi fai di testa tua!”
Una frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci e impegnarti? “Detta da qualcuno no...la mia frase è:
Cadere, capita. Rialzarsi, sempre. Mollare, mai!”
Sembra
aver un approccio molto resiliente Federico, lo mette in conto che può
succedere di cadere, può succedere di essere infortunati, può succedere di
essere sconfitti, ma si va sempre avanti, senza mollare con il sorriso e
l’entusiasmo e con l’aiuto di chi ha più esperienza o ne sa qualcosa di più.
Come hai superato
crisi, infortuni, sconfitte? “Le sconfitte sono state poche. Le ho superate
pensando che ci sarebbero state mille altre occasioni. Crisi non ne ho mai
avute, forse per il fatto di aver sempre preso lo sport come un divertimento e
non come un obbligo/imposizione. Gli infortuni sono stati parecchi, alle
caviglie. Quelle sono belle botte emotive, specie perchè avvengono in stagione
di gara e ti costringono al riposo e ad un rigoroso programma di recupero.
Il
peggior infortunio dal punto di vista psicologico è stata la distorsione alla
caviglia sinistra il 21 marzo 2016, durante il primo allenamento di corsa in
montagna. Ero su una collina della Val Sugana e “crack” in discesa. A parte il
dolore, ma io dovevo correre una staffetta, la Dolomiti Sky Run al 2 di luglio.
La distorsione avrebbe voluto dire perdere un mese di allenamenti e dover
ricominciare tutto da capo, a meno di due mesi dall’appuntamento. Ho seguito
alla lettera le indicazioni della fisioterapista, ho ripreso in mano la
bicicletta nel primo periodo, mi allenavo poi con qualsiasi tempo. Quella
vittoria a Belluno dopo 44 km e non so quanto dislivello anche negativo, è
stata una cosa meravigliosa. In sintesi: grinta, determinazione, sicurezza
nelle mie possibilità.”
Matteo SIMONE
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