Anche l’amico Nick Perry, conosciuto in occasione della 100km del Gargano, ha corso la 100km del Passatore, gara di corsa a piedi con partenza da Firenze e arrivo a Faenza.
Tutti la temono e
tutti la vogliono, diventa un progetto ambito e sfidante, molti maratoneti una volta
nella vita la vogliono provare e quando la provano c’è chi si accontenta e le
basta una e c’è chi, invece, se la vuol godere ogni anno, come
se fosse una ciliegia, una tira l’altra.
Di seguito l’amico Nick di Altamura racconta
le sue impressioni e la sua esperienza attraverso risposte ad alcune mie
domande.
Ciao,
gara di 100km del Passatore, cosa significa per te?
“Penso che delle ultra sia la gara per eccellenza...…una gara che dopo lo
sforzo fisico iniziale ti dà la possibilità di arrivare al traguardo in modo più
tranquillo. Per me era la quarta partecipazione… ti dico che ogni volta
sembra di essere sul percorso per la prima volta.
Durante il lungo percorso del
Passatore ci sono stati momenti in cui ho pensato ad una mia amica runner Mary Moor
che non ha potuto prendere parte a questa edizione in quanto costretta ai box ed immagino quanto sia difficile se
pur amatori non poter correre una manifestazione spettacolare come il Passatore.”
Era d’obbligo per Nick inserire una citazione
per Mary Moor, si può dire la fedele compagna di corsa di Nick, sempre insieme nei
lunghi percorsi di 6 ore, 100km, 12 ore, 24 ore di corsa, insieme è molto meglio,
c’è supporto, sostegno, presenza reciproca. Li ho conosciuti entrambi proprio in
una 100km del Gargano, dove condividevano salite e discese attraverso il promontorio
del Gargano e le coste panoramiche tra Vieste e Peschici. Loro che sono dello stesso
paese di Altamura che ogni volta che vado da quelle parti mi accolgono e mi coccolano
con le specialità e prelibatezze locali come il famoso pane e pizza. Mary Moor l’amica
runner di tanti ultrarunner, sempre pronta a elargire un sorriso o uno sguardo di
simpatia, ora anche amica di mia sorella Giovanna, neo runner.
Hai
avuto particolari problemi, difficoltà, momenti critici?
“Se arrivi a correre il Passatore senza problemi fisici, alla fine quasi quasi
hai una sensazione di benessere. Problemi particolari non proprio, qualche
difficoltà a livello intestinale che forse è l'aspetto che devo curare a
livello fisico. Momenti critici forse gli ultimi chilometri che non finiscono
mai, anche perché prevale un po’ di stanchezza.”
Come
decidi obiettivi e strategie di gara, team, famiglia, amici, figure
professionali? “Non essendo un professionista decido
di volta in volta cosa fare anche perché non faccio strategie per le gare ma
vado a sensazione e senza cronometro, non ci sono società che hanno sviluppato
un settore ultramaratoneti per cui ci si adegua da soli o con altri runner
amici...la corsa mi piace, mi fa stare bene quindi andrei in giro a correre
tutti i week end ma devo conciliare la corsa con le esigenze familiari.”
Con
l'esperienza è cambiato il tuo modo di allenarti? “Con
l'esperienza fatta di 80 gare diventi bravino anche a gestire i tuoi
allenamenti che non sono quelli di un professionista però mi fanno stare bene e
non avere problemi fisici in gara.”
Molti ultrarunner si allenano da soli o
in compagnia sperimentando benessere in quello che fanno, allenandosi per
preparare la partecipazione a gare lunghe e difficili come può essere una gara
di 100km, si è disposti a trovare il tempo per allenarsi, all’alba o al
tramonto, alcuni saltano i pasti per allenarsi, è uno sport che richiede tante
ore di allenamento per prepararti alle fatiche della lunga distanza e poi ti
permette di esprimerti n gara con meno sofferenza possibile.
E’ uno sport praticato
da amatori, non si viene rimborsati del tempo perso per allenarsi, nessuno ti
paga le trasferte per gareggiare, ma è una passione forte e si è disposti ad
investire soldi, tempo e fatica per sperimentare benessere faticando da soli o
meglio con amici.
Curi
la preparazione mentale? “In fase di preparazione non curo
l'aspetto mentale...….però in gare ultra, viste le lunghe distanze, si ha
modo di pensare di come affrontare il problema ripercorrendo quello che è stata
la tua vita, quella che potrebbe essere un domani...insomma tutto si fa tranne
che pensare alle difficoltà della corsa riuscendo a liberare la mente.”
Lo sport di lunga distanza ti libera la
mente, è come mettere a folle un’auto, andare con il minimo dispendio di energie
possibile e nel contempo si riesce a percorrere viaggi interni, si riesce ad
elaborare proprie situazioni, propri aspetti della vita, momenti ed episodi
passati e anche si riesce a pianificare e programmare ciò che sarò di noi in
seguito, si riesce a fare queste gare dure e faticose con attenzione e
distrazione, con attenzione per monitorarsi e comprendere di cosa si può aver
bisogno, di rallentare, di nutrirsi, di integrarsi, di coprirsi e con
distrazione per allontanarsi dalla stanchezza, per far passare il tempo, per
accorgersi di essere arrivati, che tutto passa.
Il lungo percorso di gara ti fa pensare anche
ai tanti tuoi amici vicini e lontani, soprattutto quelli che stanno attraversando
momenti difficili e Nick in certe occasioni importanti indossa una maglia con
la foto dell’amico runner Salvatore Ostuni, affetto da SLA.
Un’intervista a Nick è riportata nel mio libro “La 100km del
Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa
significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad
allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una
classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che
racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che
hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste
aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da
avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione.
Sono trattati aspetti della
psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità
e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli
obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro
dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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