Matteo Simone
Continua a crederci Enrico e ad andarci vicino al suo sogno di vincere una gara ultratrail, ecco le sue parole per un nuovo traguardo con podio:
“The Dxt ! The extreme trail experience! 55 km e 4100 metri di
dislivello a fil di cielo tra Moiazza, Civetta e Pelmo! Terzo assoluto in 7h
17min. Mai avrei creduto di far una prestazione così...sul tecnico soffro
molto...il Tivan mi spaventava...in realtà ho vissuto una gran
giornata...gestita, sofferta e voluta! Sul podio al Dxt...sogno! Pensavo fosse
dura, ma non fino a questo punto.”
Le
sue parole racchiudono il succo dello sport di endurance, dell’ultatrail in
particolare, ci devi credere, ti devi impegnare, devi essere mosso da tanta
passione, devi notare la bellezza di quello che ti circonda che ti spinge a
salire superando qualsiasi sforzo fisico, diventando leggero e astuto,
guardando dall’alto.
Di
seguito approfondiamo la conoscenza di Enrico attraverso risposte ad alcune mie domande.
Ciao Enrico, com’è andata? “La Dxt rappresentava per me sia una
grande sfida per la tecnicità del percorso, sia un meraviglioso viaggio tra le
Dolomiti del Zoldano. Sono partito con il mio ritmo senza strafare nei primi km
di salita anche se la gamba era bella pimpante. Sapevo della difficoltà e
asprezza del sentiero Tivan e un poco lo temevo. Una volta giunto in quinta
posizione all'imbocco del sentiero sono riuscito a gestirlo bene e anche ad
ammirare l' impressionante monte Civetta con le sue maestose guglie. Dal 35emo
km ho fatto una grande progressione e sfruttando un percorso duro ma meno
tecnico ho spinto fino a rimontare sull'ultima durissima salita del monte Punta
il quarto e sulla discesa finale il terzo.”
La
gara di trail e ultratrail non è solo forza, resistenza e fatica, ma è anche vivere
intensamente l’esperienza, scoprire se stessi e il mondo circostante di corsa con
il cuore a mille, vedere angolature del mondo uniche in salita, in discesa, di corsa,
in fatica, in rimonta.
Soddisfatto?
“Soddisfazione esagerata e la consapevolezza che anche su terreni duri di alta
montagna posso fare bene anche se in discesa c'è da lavorare molto.”
Sempre
più consapevolezza, accuratezza e performance. Questa può essere la strada per il
successo, il benessere e perché no la performance.
Gara di trail cosa significa per te? “Per me gara di trail significa
essenzialmente correre in natura sentendomi libero. Ovviamente facendolo in
gara si cerca di ottimizzare la performance.”
Si
vive sempre una gran giornata a contatto con la natura ed esprimendosi
atleticamente contro e con atleti di livello superiore e alla pari. Diventa la
natura una palestra all’aperto che fa sentire forte le sensazioni, la corsa in
natura ti anima e ti rianima, ti rimette al mondo, ti da un senso.
Ti senti ancora di valere una vittoria importante? “Vittoria importante? Si corro
solamente da 3 anni ma mi sono già tolto parecchie soddisfazioni e so che ho
molto margine per migliorare ancora. Finora ho vinto 3 gare ma sogno di vincere
una ultra.”
In che modo curi la preparazione mentale? “Non curo particolarmente l'aspetto
mentale. Sono un ragazzo molto motivato e la gara non la subisco. Ovviamente in
alcune giornate le gambe non girano come vorrei ma non mi scoraggio e cerco di
restare positivo. So che le crisi si devono gestire e non abbattersi...prima o
poi passa.”
Non
riesci mai ad immaginare tutto quello che può succedere in gara, importante
diventa l’esperienza e l’aspetto mentale che ti fa gestire e visualizzare le
difficoltà ma quando sei in gara tutto cambia tutto si trasforma, è tutto un
delirio, un festival di sensazioni ed emozioni. Enrico sembra essere un ragazzo
già abbastanza esperto di gare di endurance e relative crisi, sa che fanno
parte del gioco, che in genere si riesce a capirle, ad assecondarle, ad
aggirarle. Si impara tanto anche dalle crisi.
C’è una parola o una frase che ti aiuta a crederci ed
impegnarti?
“Una frase che mi aiuta molto nei momenti difficili in gara è 'Non smettere di Salire Mai!' Salire come metafora di sognare.”
Certo
bisogna costruire mete e obiettivi, bisogna andare sempre più in cima alla
scala della gratificazione, bisogna sapersi conquistare nuove competenze,
capacità, podi. Bisogna ambire di andare sempre più in alto, studiare, capire
come fare meglio.
Hai un tuo idolo, modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno? “Come idoli e grandi esempi guardo a
Marco Olmo e Anton Kupricka. Senza dimenticare i grandi miti dello sky
running...Brunod...Meraldi...e ovviamente Kilian.”
Diventa
importante avere un riferimento, copiare da personaggi che si stimano, cercare
di apprendere da loro, dalle loro imprese, dalle loro esperienze fatte,
raccontate, scritte.
Quale tua esperienza ti dà la convinzione di potercela fare? “La convinzione che ce la posso fare
arriva dal sapere che comunque vada devo divertirmi e stare sereno. Se la
giornata non è buona pazienza...la prossima andrà meglio e cerco di capire
perché non ha funzionato (allenamento, stanchezza, integrazione in
gara...etc.).”
Con l’esperienza è cambiato il tuo modo di
allenarti? “Ho
sempre basato la mia preparazione su strada essenzialmente perché abito in
pianura. I km settimanali arrivano anche a 110-120 nel periodo di carico. Il
weekend è dedicato alle gare...vertical...trail...sky...ultra...mi piace tutto!
Anche se io sono forte sulle salite.”
Per
approfondimenti sul mondo degli ultrarunner è possibile consultare il libro
Maratoneti e ultrarunner.
Aspetti psicologici di una sfida.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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