domenica 11 giugno 2017

Enrico Bonati, trail: Anche su terreni duri di alta montagna posso fare bene

Matteo Simone   

 

Continua a crederci Enrico e ad andarci vicino al suo sogno di vincere una gara ultratrail, ecco le sue parole per un nuovo traguardo con podio: 

The Dxt ! The extreme trail experience! 55 km e 4100 metri di dislivello a fil di cielo tra Moiazza, Civetta e Pelmo! Terzo assoluto in 7h 17min. Mai avrei creduto di far una prestazione così...sul tecnico soffro molto...il Tivan mi spaventava...in realtà ho vissuto una gran giornata...gestita, sofferta e voluta! Sul podio al Dxt...sogno! Pensavo fosse dura, ma non fino a questo punto.”

Le sue parole racchiudono il succo dello sport di endurance, dell’ultatrail in particolare, ci devi credere, ti devi impegnare, devi essere mosso da tanta passione, devi notare la bellezza di quello che ti circonda che ti spinge a salire superando qualsiasi sforzo fisico, diventando leggero e astuto, guardando dall’alto.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Enrico attraverso risposte ad alcune  mie domande.  

Ciao Enrico, com’è andata? “La Dxt rappresentava per me sia una grande sfida per la tecnicità del percorso, sia un meraviglioso viaggio tra le Dolomiti del Zoldano. Sono partito con il mio ritmo senza strafare nei primi km di salita anche se la gamba era bella pimpante. 
Sapevo della difficoltà e asprezza del sentiero Tivan e un poco lo temevo. Una volta giunto in quinta posizione all'imbocco del sentiero sono riuscito a gestirlo bene e anche ad ammirare l' impressionante monte Civetta con le sue maestose guglie. Dal 35emo km ho fatto una grande progressione e sfruttando un percorso duro ma meno tecnico ho spinto fino a rimontare sull'ultima durissima salita del monte Punta il quarto e sulla discesa finale il terzo.”

La gara di trail e ultratrail non è solo forza, resistenza e fatica, ma è anche vivere intensamente l’esperienza, scoprire se stessi e il mondo circostante di corsa con il cuore a mille, vedere angolature del mondo uniche in salita, in discesa, di corsa, in fatica, in rimonta.
Soddisfatto?Soddisfazione esagerata e la consapevolezza che anche su terreni duri di alta montagna posso fare bene anche se in discesa c'è da lavorare molto.”

Sempre più consapevolezza, accuratezza e performance. Questa può essere la strada per il successo, il benessere e perché no la performance.
Gara di trail cosa significa per te?Per me gara di trail significa essenzialmente correre in natura sentendomi libero. Ovviamente facendolo in gara si cerca di ottimizzare la performance.”

Si vive sempre una gran giornata a contatto con la natura ed esprimendosi atleticamente contro e con atleti di livello superiore e alla pari. Diventa la natura una palestra all’aperto che fa sentire forte le sensazioni, la corsa in natura ti anima e ti rianima, ti rimette al mondo, ti da un senso.
Ti senti ancora di valere una vittoria importante?Vittoria importante? Si corro solamente da 3 anni ma mi sono già tolto parecchie soddisfazioni e so che ho molto margine per migliorare ancora. Finora ho vinto 3 gare ma sogno di vincere una ultra.”
In che modo curi la preparazione mentale?Non curo particolarmente l'aspetto mentale. Sono un ragazzo molto motivato e la gara non la subisco. Ovviamente in alcune giornate le gambe non girano come vorrei ma non mi scoraggio e cerco di restare positivo. So che le crisi si devono gestire e non abbattersi...prima o poi passa.

Non riesci mai ad immaginare tutto quello che può succedere in gara, importante diventa l’esperienza e l’aspetto mentale che ti fa gestire e visualizzare le difficoltà ma quando sei in gara tutto cambia tutto si trasforma, è tutto un delirio, un festival di sensazioni ed emozioni. Enrico sembra essere un ragazzo già abbastanza esperto di gare di endurance e relative crisi, sa che fanno parte del gioco, che in genere si riesce a capirle, ad assecondarle, ad aggirarle. Si impara tanto anche dalle crisi.
C’è una parola o una frase che ti aiuta a crederci ed impegnarti?Una frase che mi aiuta molto nei momenti difficili in gara è 'Non smettere di Salire Mai!' Salire come metafora di sognare.

Certo bisogna costruire mete e obiettivi, bisogna andare sempre più in cima alla scala della gratificazione, bisogna sapersi conquistare nuove competenze, capacità, podi. Bisogna ambire di andare sempre più in alto, studiare, capire come fare meglio.
Hai un tuo idolo, modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno?Come idoli e grandi esempi guardo a Marco Olmo e Anton Kupricka. Senza dimenticare i grandi miti dello sky running...Brunod...Meraldi...e ovviamente Kilian.”

Diventa importante avere un riferimento, copiare da personaggi che si stimano, cercare di apprendere da loro, dalle loro imprese, dalle loro esperienze fatte, raccontate, scritte.
Quale tua esperienza ti dà la convinzione di potercela fare?La convinzione che ce la posso fare arriva dal sapere che comunque vada devo divertirmi e stare sereno. Se la giornata non è buona pazienza...la prossima andrà meglio e cerco di capire perché non ha funzionato (allenamento, stanchezza, integrazione in gara...etc.).”
Con l’esperienza è cambiato il tuo modo di allenarti? Ho sempre basato la mia preparazione su strada essenzialmente perché abito in pianura. I km settimanali arrivano anche a 110-120 nel periodo di carico. Il weekend è dedicato alle gare...vertical...trail...sky...ultra...mi piace tutto! Anche se io sono forte sulle salite.

Per approfondimenti sul mondo degli ultrarunner è possibile consultare il libro Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida.

Matteo SIMONE  
380-4337230 - 21163@tiscali.it   
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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