Matteo Simone
Il Passatore, una gara di 100km di corsa a piedi con partenza da Firenze ed arrivo a Faenza attraversando a metà strada il Passo della Colla, con altitudine di quasi 1.000 metri, il che comporta correre in salita per diversi chilometri arrivando in sera inoltrata a metà gara e quindi cambio abbigliamento per diversa temperatura climatica con più freddo.
Di
seguito Francesco (ASD Track & Field Master Gross) racconta la sua esperienza e le sue impressioni rispondendo
al alcune mie domande.
Ciao, se ti va di rispondere, cosa significa per te la gara di 100km del Passatore, ?
“Ben volentieri ed onorato rispondo. Avevo già fatto sei Ultra quest'anno, ma
il Passatore era l'obbiettivo primario che mi ero posto quando ho deciso due
anni fa di ricominciare a correre dopo 15 anni di inattività totale. Cosa significa?
Era la mia personale "Olimpiade", sapevo che se avessi superato
questa prova dopo il mondo Ultramaratona lo avrei vissuto con altro spirito. Le
altre Ultra erano di "preparazione", una sorta di "mental
training "... il Passatore era la mia Sfida con me stesso.”
Bella
prova da superare, chi supera il passatore può davvero definirsi ultramaratona
per aver portato a termine una gara della distanza due volte e mezza quella
della classica maratona.
Hai avuto particolari problemi, difficoltà, momenti critici? “Fino al 68esimo km tutto bene, avevo
visto il percorso in macchina e sapevo i punti più ostici della Colla e li ho
affrontati bene. Uscito da Marradi ho avuto problemi allo stomaco,
probabilmente ho risentito dello sbalzo termico. Camminato fino al 70esimo dove
c'era il ristoro, ho "perso" tempo a risistemarmi mentalmente prima e
poi da un punto di vista nutrizionale. So di aver perso del tempo in ottica
risultato finale ma mi è servito per arrivare in fondo alla gara. Dal 30esimo
km ho corso senza GPS causa problema alla batteria, forse questo poteva
limitarmi ed invece mi è servito ad ascoltarmi meglio.”
Se
durante la maratona il muro può avvenire tra i 32 e i 36km nella 100km possono
capitare crisi verso il 60-70km, per esempio nella gara del passatore alla fine
della lunga discesa dopo il Passo della Colla, ma si può trovare il modo e la
soluzione per proseguire fino al traguardo anche se non si riesce più a fare il
tempo prefissato, nelle gare ultra è importante portarle a termine, avere la certificazione
di finisher che significa che io c’ero e ce l’ho fatta.
Come decidi obiettivi e strategie di gara? “Quest'anno è il primo anno che affronto le Ultramaratone, l'anno scorso feci la 24h a Putignano per
goliardia (un matto insomma), le gare prima del Passatore sono state tutte
improntati a mo' di lunghi in vista del Passatore. Non è facile fare allenamenti
di 40/50km da soli e allora ho usato alcune gare in tal senso.”
Il 9 luglio 2016, Francesco ha corso la “24H Run&Go Festival, corsa su strada, totalizzando 101,340 km. Vinse Nicolangelo D’Avanzo 187.060 km, precedendo Michele Debenedictis 183,190 km e Fabio Costi 179,054 km. TRa le donne, vinse Luisa Zecchino (quarta assoluta) 177,122 km, precedendo Maria Ilaria Fossati 172,810 km e Angela Latorre 158,796 km.
Con l’esperienza è cambiato il tuo modo di allenarti? “Ho talmente tanto da imparare che ad
ogni gara ascolto gli altri partecipanti "rubando" aneddoti. Il bello
del mondo Ultramaratona è che è costituito da bellissime persone, umili che se
chiedi non negano il loro apporto di esperienze. Da loro ho solo che da imparare.
Ovviamente poi vado avanti e aggiusto il tiro negli allenamenti. Prossimo
Passatore sicuramente lo preparerò in maniera differente.”
Curi la preparazione mentale? “La preparazione mentale la seguo
durante gli allenamenti, sempre. Cosa fondamentale, per me più del 51% in una
ultramaratona è la testa, hai voglia ad avere gambe se non si usa la testa.”
Coccole e autoprotezione hanno posto nella tua preparazione o nel post
gara?
“Prima e dopo la gara mi "isolo " in me stesso. Una sorta di lunga e
profonda riflessione con me stesso. Prima della gara "ripasso"
mentalmente cosa andrò a fare, dopo è più una severa critica con me stesso.”
Quali sensazioni sperimenti prima, durante e dopo la gara? "Sensazioni pre
Passatore: ansia, timore di deludermi ma voglia al tempo stesso di partire per
mettermi in gioco. Durante mi è balenato tutto ciò che ho fatto per arrivare a
Firenze ed essere alla partenza di questa gara. Ripensavo a dove ero due anni
prima e rivedevo con "curiosità" un ragazzo di quasi 97kg che si era
"perso"... ora era lì a correre il Passatore, e mi sentivo
soddisfatto. Dopo l'arrivo mi sono girato guardando il traguardo ormai superato
ed una lacrima è scesa. Mi sono detto "bravo" ma poi ho cominciato a
rosicare dentro per via del tempo fatto, e su cosa posso migliorare.”
Belle
le parole di Francesco, prima c’è sempre il rischio che ti assale il dubbio, ce
la farò, se non riuscirò, soffrirò, mi capiterà qualcosa, durante si pensa da
dove si è partiti, si pensa alla strada fatta fino a quel momento, da dove si è
partiti come persona di quasi 1oochili e il bel percorso fatto.
Hai un tuo idolo, un modello di riferimento? Ti ispiri a qualcuno? “Idoli: Calcaterra, indubbiamente, ma
tante altre persone che corrono le Ultra, un Michele Debenedictis, un Marcello
Spreafico tanto per fare qualche nome… persone umili che in gara ti salutano,
coi loro risultati potrebbero guardarmi dall'alto in basso ed invece sono
proprio "belle dentro". Persone che corrono con il sorriso, questo è
la bellezza degli ultramaratoneti. A Brisighella sono stato ripreso da Debenedictis, uno che insomma veniva da Milano/Sanremo e Nove Colli in un mese
nemmeno, lo saluto al ristoro, lui riparte mi dà una pacca sulla spalla e mi
dice "dai forza", a me, novello ultramaratoneta… come fai allora a
non guardarlo con rispetto una persona così?”
Una parola o una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti?
“Una frase che mi rimbomba dentro la mente durante una Ultra e che viene fuori
nei momenti di crisi è un semplice 'dai eh, testa'. Mi serve per fare
"punto della situazione" e superare la crisi. Tanto senza la testa
non si va da nessuna parte.”
Un’intervista a Francesco è riportata nel mio libro La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione.
Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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