Lo sport e la corsa, in particolare, ti portano a sperimentare sensazioni di benessere.
Molti riportano questo rapimento della corsa, questo stravolgimento
della vita quotidiano, questa ricerca di gare e voglia di allenarsi per star
bene e per competere, per portare a termine gare, per i piazzamenti di
categoria, per prendere piatti e premi in natura.
Di
seguito Massimo racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ciao, com'è andata? Soddisfatto? “Caro Matteo, premetto che corro da
quasi trent'anni e che lo faccio perché mi piace, non sono un
"tecnico" ma più che altro un appassionato. La gara è andata bene,
anche perché mi ero prefissato il risultato di portarla a termine per il piatto
dei 5 arrivi, non ero molto preparato sulla distanza avendo effettuato una sola
maratona in primavera e le solite gare domenicali, corse veloci, montagna,
qualche medio, sono molto soddisfatto perché il 323° posto in classifica e il
4° di categoria sono stati delle piacevolissime sorprese.”
Per
alcuni il Passatore, la gara di 100km, diventa l’obiettivo target dell’anno,
tutto il resto è ordinaria amministrazione, solo la lunghissima 100km ti fa
vivere un mondo, un lungo viaggio mistico per alcuni.
Hai avuto particolari problemi, difficoltà, momenti critici? “Trattandosi del "Passatore"
come si fa a non parlare di difficoltà, problemi o quant'altro? Ovvio, in una
gara come questa ci vogliono gambe, cuore e testa, tanta testa!”.
Si
mettono in conto problemi e difficoltà, ci si arriva preparati quasi sempre, a
volte si è colti di sorpresa per le condizioni climatiche o una giornata no.
Sensazioni, emozioni, pensieri prima, durante, dopo la gara? “Le sensazioni sono sempre
indescrivibili e si dilatano a dismisura ad ogni nuova partecipazione. Più
volte racconto che fare questa gara è un po' come fare una seduta in analisi,
tanti pensieri passano nella mente, trasportandoti in un'altra dimensione che
definirei mistica. Alla partenza un po' di commozione, durante la gara una gran
voglia di mettersi alla prova e all'arrivo tanta soddisfazione, queste, in un
breve sunto, le emozioni prevalenti, anche perché per descriverle tutte ci
vorrebbe un libro.
Io, che sono uno scrittore dilettante, in "Gioco di
specchi" dove la protagonista è una podista amatoriale ho provato a
descriverli in maniera più ampia ma penso che l'amare questa pratica sportiva
si possa ridurre in un solo termine, passione.”
E’
vero quello che ti fa sperimentare lo sport è immenso, trasforma, fa scoprire,
fa sentire, si possono scrivere tanti libri, tanti si dilettano come me a
descrivere, a raccontare, a intervistare, a suggerire, lo sport, la corsa,
l’endurance in particolare ti fa trovare da solo con te steso, la resa dei
conti, siete te e te stesso, che comunicate che vi comprendete.
Organizzata bene la gara? Ristori, pacco gara, premiazioni? “L'organizzazione è molto buona in
fatto di ristori, se proprio dovessi fare un appunto polemico punterei il dito
su un regolamento che non viene rispettato e che non viene fatto rispettare.
Io
capisco che sia difficile controllare una mole tanto consistente di concorrenti
e su una distanza così considerevole ma si potrebbero fare dei controlli e
depennare dall'ordine di arrivo quei podisti che non si attengono a un
regolamento che parla assai chiaro in fatto di assistenza in corsa e di etica
sportiva e qui mi fermo. Sono un po' rimasto deluso dal fatto che non ci siano
state le premiazioni di categoria, mi è stato detto perché era campionato
italiano, sorvoliamo.”
Tifo, sostegno, amici, percorso, com'era? “Se parliamo del percorso e della
cornice di pubblico e della partecipazione con il quale siamo stati accolti
sulla strada mi vengono i brividi, a mio parere è stata una delle edizioni più
riuscite.
Anche in questa avventura sono stato supportato da mia moglie Luisa,
che fino a qualche tempo fa correva pure lei, che mi ha incoraggiato alla
vigilia e mi ha atteso pazientemente all'arrivo in quel di Faenza, coccolandomi
nel dopo gara, sostegno insostituibile, la mia più grande fan.”
Questo
è lo sport che vogliamo, partecipazione del pubblico, coccole da parte di amici
e familiari.
Hai un tuo idolo, un modello di riferimento? Ti ispiri a qualcuno? “Potrà sembrare strano ma non ho mai
avuto un atleta di riferimento, forse da ragazzo l'inglese Bedford, un atleta
che correva i 5.000 e i 10.000 metri, anche perché in un mondo sportivo così poco
pulito non metterei le mani sul fuoco per nessuno! Io so cosa faccio, so che mi
nutro in maniera normale, forse non proprio da sportivo perché mi concedo
volentieri alla buona tavola e a qualche bicchiere di buon vino, e non ho mai
assunto alcun genere di farmaco che potesse migliorare le mie prestazioni.”
David Colin Bedford, detto Dave (30 dicembre 1949), ex mezzofondista e siepista britannico, stabilì il record mondiale dei 10000 m piani con 27'30"80 nel 1973. È stato primatista nazionale dei 5000 metri piani e dei 3000 metri siepi. Ai Giochi olimpici di Monaco 1972 si classificò dodicesimo nei 5000 e sesto nei 10000 m piani, dopo essere stato in testa per oltre 6000 metri.
Fu proprio a Monaco che gli venne affibbiato il soprannome di "Crazy horse" (cavallo pazzo), correva d'impulso, aveva un grosso limite: non riusciva a cambiare velocità nel finale e veniva spesso superato.
Ha vinto la Cinque Mulini (San Vittore Olona) da juniores (1969) e da seniores (1972) in 30'52".
Come decidi obiettivi e strategie di gara, team, famiglia, amici,
figure professionali?
“Non essendo in un team di livello, io sono totalmente autonomo sul programmare
e nel gestire il mio calendario di gare e, ovviamente, le gare stesse. Ogni
tanto, quando ho sovraccaricato i muscoli, passo a fare una visita dal mio
massaggiatore di fiducia, quando ci vuole ci vuole!”
Quale tua esperienza ti dà la convinzione di potercela fare? “Secondo il mio modestissimo parere
l'unica esperienza che ti possa dare convinzione nei tuoi mezzi è la pratica,
l'allenamento e le gare. Sorriderai, lo so, sentendoti dire che io faccio solo
due uscite settimanali e la gara domenicale ma, negli anni, ho capito che
questo è il segreto dei miei risultati, non eccezionali ma comunque positivi, e
soprattutto di un benessere psicofisico invidiabile. Come avrai capito, sono un
autodidatta che crede in ciò che fa, nutrito da una passione e da un sano
spirito sportivo, questa è una parte importante della mia vita, ma non l'unica,
lavoro nel "verde", inseguendo l'agognata pensione, mi diletto a
scrivere, ho già pubblicato sei romanzi, ho una vita piena e soddisfacente
allietata da mia moglie Luisa e dalla figlia Valeria che ultimamente ci ha
regalato la gioiosa presenza di Mariasole, una splendida nipotina di diciannove
mesi. Forse è tutto questo che mi dà forza e convinzione nel continuare a
lottare in questo meraviglioso mondo sportivo delle corse podistiche.”
Chiamateli
pure masochisti, ma lo sport delle ultramaratone e di endurance è per persone
sensibili, capaci di esprimere belle parole, diventa importante coltivare
semplicità, essere presente a se stessi e ai propri cari.
Un episodio curioso o divertente della tua attività
sportiva?
“Ricordo con immenso piacere del mio esordio nella classica Pistoia-Abetone,
alla vigilia della gara eravamo a cena al circolo ARCI di Pistoia, eravamo una
bella comitiva e al termine il nostro tavolo era cosparso di bottiglie vuote di
vino, al che è comparso il gestore del locale che ci ha apostrofati con un
eloquente "Ragazzi, io non so quali potenzialità abbiate nella corsa, ma è
certo che siete dei grandissimi bevitori e non so quanti di voi arriveranno in
cima domani!", sta di fatto che tutti arrivammo all'Abetone con fatica,
com'è ovvio, ma con immensa soddisfazione.”
Quali capacità, caratteristiche, qualità ti aiutano nel praticare il tuo
sport? “Ciò di cui sono particolarmente convinto è di avere una grande testa e
di mollare difficilmente, amo questo tipo di corse anche per questo e in
particolar modo il "Passatore" che mi ha sconfitto per ben tre
volte.”
Cosa ti fa continuare a fare attività fisica? Hai rischiato di mollare
di fare sport?
“La corsa, in tutte le sue forme, dal veloce, alla montagna, ai lunghi e
lunghissimi, è la mia vita e difficilmente ci rinuncerei, l'ho capito tre anni
fa quando ho dovuto fermarmi per un inizio di necrosi alla punta del femore,
alla confluenza del ginocchio, curata brillantemente con 40 sedute di camera
iperbarica in quel di Bolzano e con il forzato stop di un anno e mezzo da ogni
forma di attività, un percorso superato con fatica ma che mi ha dato degli
stimoli enormi non appena ho potuto, e voluto, riprendere, anche perché alla
mia età non è facile riprendere, ci vuole tanta testa.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli al tuo
sport?
“Ai ragazzi posso solo dire di praticare lo sport perché è un mezzo per
confrontarsi con gli altri ma soprattutto per conoscere se stessi.”
Vero,
lo sport ti aiuta a confrontarti con gli altri, a esprimere le proprie
potenzialità, a giocare, a sudare, divertirti, arrivare primi o ultimi, a fermarsi,
a non mollare.
Ritieni utile lo psicologo nello sport? “Non so quanto possa essere importante
lo psicologo anche perché, fortunatamente, non ho mai avuto bisogno di questa
esperienza.”
Prossimi obiettivi? Sogni da
realizzare?
“I miei progetti futuri? Tanta corsa, fin che potrò.”
Un’intervista a Massimo è riportata nel libro “Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline, 2017.
https://www.edizioni-psiconline.it/anteprime/maratoneti-e-ultrarunner-aspetti-psicologici-di-una-sfida.htmlMatteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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