Sto approfondendo argomenti che hanno a
che fare con la consapevolezza, la passione e motivazione, il mettersi in moto,
il costruire mete, obiettivi, realizzare sogni. La gente non immagina
minimamente quello che sperimentano coloro che si avvicinano a gare
estreme.
Si sperimenta qualcosa che ha a che fare
con la gioia di vivere, vivere intensamente, vivere situazioni forti, superare
crisi e problemi, uscire dalle situazioni più disperate e più difficili. Tutto
ciò diventa una palestra di vita, si trasferisce tutto nella quotidianità, si
affronta la vita con più sicurezza, con meno ansie e paure, si riesce ad andare
avanti con quello che c’è.
Si diventa più pazienti, insomma è un mondo da sperimentare quello delle gare estreme, da sperimentare gradualmente, con attenzione. Come tutte le cose ammetto che si corre dei rischi, si può osare, ci si può avvicinare al limite, ma bisogna far attenzione a non strafare.
Bisogna mettere in conto una buona
preparazione fisica e mentale, una preparazione nutrizionale ma anche aver cura
di se stessi, del proprio corpo, della propria salute. C’è tantissimo da approfondire
su questi aspetti, ho scritto già due libri e ne ho diversi altri di prossima
pubblicazione. Uno l’ho scritto con Daniele Baranzini e il titolo è Ultramaratoneta, un’analisi interminabile,
è spettacolare. L’altro libro che ho scritto ha il titolo di Ultramaratoneti e gare estreme.
Sto approfondendo questo mondo sia
direttamente sia avvicinandomi a queste persone e ho scoperto che lo sperimentarsi
in queste gare estreme diventa un investimento in termini di arricchimento
personale, incremento di consapevolezza, di autoefficacia e resilienza.
La gara più bella della mia vita è stata
un Ironman, cioè 3,8km di nuoto, 180km di bici e 42,195 metri di corsa, non la
giudico estrema, forse perché mi è andata bene, l’ho preparata bene.
In una gara di 24 ore su un circuito di
1,4km era tanta la tentazione di fermarmi, di riposare, di stendermi su un
lettino, ma andavo sempre avanti attratto dalla conoscenza di me stesso, del
mondo che mi circondava, del cambiamento della luce, con partenza alle 12
attraversando il tramonto, la notte e di nuovo il giorno, bevendo e mangiando
qualcosa, cambiando i ritmi di corsa o di cammino ogni tanto, insomma
un’esperienza che può essere definita estrema per chi è al di fuori di questo
mondo, ma la considero arricchente, di conoscenza personale, di consapevolezza
del tempo che passa e dello spazio che ci circonda.
Una gara che non sono riuscito a portare
a termine è la Nove Colli Running della lunghezza di 202,4km e della durata
massima di 30 ore, provata per tre volte anche se la prima volta era solo per
approcciarmi senza pensare di portarla a termine, si tratta.
Niente di estremo perché, per quanto mi
riguarda e per la maggior parte degli atleti, si tratta di essere in contatto
con i propri mezzi, capacità, risorse e i propri limiti, andare avanti
superando crisi e allucinazioni, elaborando problemi e risolvendo situazioni,
conoscendo persone, culture e mondi.
Queste gare diventano viaggi dentro se
stessi, di approfondimento, di conoscenza interiore.
Sono arrivato alla conclusione che sono importanti 4 aspetti da allenare. I preparatori atletici in genere si arrendono e si fermano alla maratona, giustamente sconsigliano i propri atleti di osare, di scegliere distanza più lunghe, ma l’essere umano vuole scoprire, vuole sfidare se stesso e in questo caso entra in gioco la mente che comanda o comunque si allea con il corpo ma anche con il cuore considerando l’importanza della forte passione e motivazione.
Sono arrivato alla conclusione che sono importanti 4 aspetti da allenare. I preparatori atletici in genere si arrendono e si fermano alla maratona, giustamente sconsigliano i propri atleti di osare, di scegliere distanza più lunghe, ma l’essere umano vuole scoprire, vuole sfidare se stesso e in questo caso entra in gioco la mente che comanda o comunque si allea con il corpo ma anche con il cuore considerando l’importanza della forte passione e motivazione.
Quindi la preparazione mentale è importante,
bisogna costruire l’obiettivo da raggiungere con una forte immaginazione, e con
degli obiettivi intermedi, si cresce e si matura con l’esperienza di
allenamento e di gare in situazioni le più difficili dal punto di vista di condizioni
climatiche o dislivelli o anche routinarie come possono essere i circuiti o il
treadmeal.
Ci sono tante tipologie e modalità di
gare estreme, ci sono persone che corrono sul tradmeal per 48 ore o che corrono
su circuiti per 10 giorni. Si arriva a pensare che se si vuole si può fare
tutto, tutto sta a decidere e scrivere l’obiettivo e poi si prende la direzione
per raggiungerlo, si sviluppa una grande forza mentale.
Il terzo aspetto importante è quello
nutrizionale, bisogna conoscersi bene, sapere quello di cui si può aver bisogno
come solidi o liquidi durante le lunghe distanze e le tante ore di sport, farsi
guidare dall’organismo che può richiedere le sostanze più insospettabili come
anche vino e birra durante le gare, pizza, bruschetta, di tutto di più, si
tratta di gare dove l’impegno muscolare richiede l’affluenza di poco sangue ai
muscoli, e quindi mentre si fa sport si può masticare e digerire utilizzando
altre quantità di sangue in aiuto di altri organi quali l’intestino.
Il quarto aspetto l’ho definito
autoprotezione e coccole, ecco perché ritengo che le gare estreme non sono per
masochisti o altro, ma l’atleta deve sviluppare metodi e tecniche per occuparsi
di se stesso del proprio corpo, attraverso massaggi, recuperi, ristori,
fisioterapia, analisi mediche.
La mente deve solo essere presente con
il corpo, qualsiasi cosa succede deve essere pronta a pazientare, esercitare
l’attesa, l’attenzione e la focalizzazione per quello che si sta facendo, la
mente sa che le crisi come vengono così se ne vanno, la persona si conosce bene
riesce a distinguere messaggi del corpo che posso no sabotare o posso essere
veri avvisi di malessere.
Si può mantenere la concentrazione per
tutta una gara, senza farsi vincere dalla fatica e dalla paura di non farcela,
focalizzandosi sul qui e ora, in questo momento, metro per metro, momento per
momento, chilometro per chilometro, piccoli obiettivi, ristoro per ristoro, non
pensando che la gara è lunghissima e difficilissima, bisogna solo avanzare un
po’ per volta.
Si può tenere la mente allenata, esistono
ad esempio degli esercizi oppure si può introdurre la meditazione, la
visualizzazione, ancoraggi quali allenatore interno, squadra di allenatori
interni, sviluppare immaginativamente leggerezza, forza, potenza.
Alcuni testi da consigliare.
Ultramaratoneti e gare estreme, Prospettiva
editrice, Civitavecchia.
Chi sono gli ultramaratoneti?
Cosa motiva questi atleti? Quali meccanismi psicologici consentono loro di
affrontare gare estreme? Cosa li spinge a spostare sempre più in avanti i
limiti fisici?
Ultramaratoneta. Un'analisi interminabile, Curatore: D. Baranzini, M. Simone,
Edizioni ARAS.
Questo
libro esprime il senso della corsa nelle lunghe distanze, per molte ore e tanti
chilometri. L'opera è una sorta di fantastico saggio poetico frutto di dialogo
e corrispondenza tra i due autori. Gli autori dialogano a distanza su quello
che è il senso dell'ultramaratona: la lunghezza, il tempo, la fatica, la gioia,
il dolore, per alcuni anche una "lucida pazzia". L'intento è di
illustrare l'ultramaratona, un particolare vissuto di sport a volte considerato
estremo, ai limiti della umana ragionevolezza. Daniele Baranzini si racconta
attraverso la sua pianificazione e progettazione di lunghe gare da interpretare
e portare a termine e Matteo Simone cerca di entrare nella psiche di Daniele
alla ricerca di un senso. Daniele è pura corsa, senza corsa non può esistere.
Il suo percorso è interminabile, come il titolo di quest'opera.
Inoltre è in uscita il libro Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici
di una sfida, edizioni-psiconline, 2017.
https://www.edizioni-psiconline.it/anteprime/maratoneti-e-ultrarunner-aspetti-psicologici-di-una-sfida.htmlwww.psicologiadellosport.net/eventi.htm
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html
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