Matteo SIMONE
Le gare ultra non è tutto rose e fiori, si tratta di attraversare chilometri e chilometri di percorsi, in questo caso di deserto con tutto ciò che comporta: sabbia, sole, arsura, miraggi, orientamento.
Le difficoltà possono essere
tante, l’obiettivo è una sfida da portare a termine, una gara da terminare nel
miglior modo possibile, il coronamento di un sogno che si innesca nella mente
di alcuni runner definiti estremi, che cercano il
limite, per quale motivo?
Per approfondire la propria conoscenza, per
incontrare se stessi di fronte alle difficoltà, per vedere se riescono a
cavarsela anche quest’altra volta, perché ogni gara è un’altra occasione per
mettersi in gioco, per sperimentarsi, lo racconto nei miei libri, tante
testimonianze e racconti di atleti amanti dello sport di endurance, felici e
resilienti.
Di
seguito Sara ci racconta la sua esperienza di maratona nel deserto.
Ciao Sara, se ti va ho qualche domanda per te, com'è andata? “Ciao rispondo volentieri alle tue
domande, è andata bene, dai! Soprattutto perché nelle sei settimane prima di
partire ho subito uno stop per infortunio, il rischio era quello di non riuscire
a finirla.”
Soddisfatta? Hai sofferto? Momenti critici, problemi? “Sì, sono molto soddisfatta, ho
sofferto il caldo, soprattutto durante il 'tappone' c'è stato un
momento in cui mi sentivo in trance, camminavo e dormivo a occhi aperti...ho
sofferto il peso dello zaino sulle spalle e ho sofferto a causa di un
infortunio all'anca che mi ha fatto zoppicare molto.”
Pensieri, sensazioni, emozioni? “Ho trovato un gruppo di persone
splendide con cui ho condiviso emozioni forti, pure e sincere; e con cui si è creata
una sorta di solidarietà, ci siamo sempre aiutati, spronati a vicenda, abbiamo
condiviso tutto dal cibo ai compiti del bivacco.”
Gare lunghe nel deserto, considerate estreme, rafforzano l’amicizia e la condivisione dell’esperienza permette di conoscersi velocemente e di far squadra diventando ognuno una risorsa per l’altro e per l’intera squadra.
Gare lunghe nel deserto, considerate estreme, rafforzano l’amicizia e la condivisione dell’esperienza permette di conoscersi velocemente e di far squadra diventando ognuno una risorsa per l’altro e per l’intera squadra.
Hai scoperto ancora qualcosa di nuovo in te stessa, negli altri atleti? “Sì, ho scoperto una parte di me più
profonda, meno superficiale; mentre negli altri atleti tanta solidarietà, che
in queste gare estreme la classifica non conta, conta solo il riuscire ad
arrivare in fondo e tutti sono sempre pronti a darti una mano per riuscirci,
anche se di nazionalità diversa.”
A
casa si porta sempre qualcosa di importante, si scopre se stessi nel profondo,
in questo tipo di gare esce fuori l’essenza vera della persona, non ci si può
più nascondere, non si può restare più dietro le quinte, bisogna mettersi in
gioco e sperimentarsi, vedere come cavarsela nelle diverse condizioni di gara,
apprendendo sempre dall'esperienza e dagli altri.
Organizzata bene la gara, percorso, ristori, premiazioni? “La gara è organizzata benissimo, molto
rigida nelle regole con penalità sempre dietro l'angolo, ma questo è la sua
particolarità. Il percorso è molto duro, sabbia, sassi, dune, dislivelli, laghi
prosciugati il tutto sempre con un peso sulle spalle e sotto a un sole cocente
che ti toglie il respiro. I ristori non ci sono, ognuno deve provvedere alla
propria autonomia alimentare, ci sono solo punti acqua. Le premiazioni sono
come da noi, premiano i primi 3 uomini e donne assoluti, i primi 3 team e il
primo di ogni categoria.”
Cambia qualcosa dopo questa prova? “Si sento di essere cambiata
profondamente come persona.”
Prossime gare, obiettivi a breve, medio, lungo termine? “Adesso non ho obbiettivi, cercherò di
rimettermi in sesto fisicamente, mi ha lasciato addosso un infezione da una
vescica mal curata, sto facendo antibiotici e riposo...per il futuro vedremo,
intanto mi godo il momento ed il senso di appagamento che mi ha lasciato.”
Dopo
lunghe gare con condizioni considerate estreme è importante prendersi un po’ di
tempo per assimilare l’esperienza, per leccarsi le ferite, per far emergere
nuovi bisogni ed esigenze che possano mobilitare nuove energie.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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