Per
essere campione ci vogliono i geni giusti, ma non basta, non tutti coloro che
hanno il corredo per diventare campioni poi riescono, c’è bisogno del contesto
che ti coinvolge, che crede in te, e poi te stesso devi essere motivato, ci
devi credere, devi trovare stimoli giusti, devi essere resiliente, devi sapere
aspettare il momento giusto, devi essere persistente, devi essere amichevole,
saperti allenare da solo e anche con gli altri, devi saper ascoltare, e saper
chiedere.
Un’opportunità
può essere un’esperienza running e non solo
in Kenya ad Iten 2.4000 m s.l.m. Di seguito racconto la mia personale esperienza
presso l’High Altitude Training Centre di Iten
in Kenya.
La
sera prima ci si organizzava per il giorno successivo, in genere appuntamento
alle 6.30 con i pacer keniani per un allenamento a piccoli gruppi in base alla
distanza e velocità, si correva in genere dai 12 ai 20 km, con ritmi dai più
veloci e in progressioni per gli atleti più forti, mentre più lenti per me e
altri e anche alcune donne che andavamo più piano. Si tornava, stretching,
colazione e poi liberi a bordo piscina oppure passeggiate varie.
Era prevista merenda sia nella mattinata che nel pomeriggio. Nel pomeriggio inoltre erano previste a volte sessioni di addominali a cura di Timo Limo o Richard, molto dure e faticose, soprattutto il motto di Richard era: "No pain no gain". Comunque insieme ci divertivamo anche ed erano presenti tanti campioni lì con noi.
Facevamo tecnica di corsa a cura di Timo Limo sulla pista in tartan di Lorna Kiplagat, oppure visite a scuole, incontri con allenatori, incontri e allenamenti con atleti di livello mondiali come Wilson Kipsang, che abbiamo incontrato nella palestra e ci ha chiesto se l’indomani mattina ci allenavamo insieme, e così è stato ha fatto: 5 minuti di ritardo, ma alle 6.35 si è presentato, lui che ha 2h03’13” in maratona, con un altro atleta che ha di personale in maratona 2h07’.
Facevamo tecnica di corsa a cura di Timo Limo sulla pista in tartan di Lorna Kiplagat, oppure visite a scuole, incontri con allenatori, incontri e allenamenti con atleti di livello mondiali come Wilson Kipsang, che abbiamo incontrato nella palestra e ci ha chiesto se l’indomani mattina ci allenavamo insieme, e così è stato ha fatto: 5 minuti di ritardo, ma alle 6.35 si è presentato, lui che ha 2h03’13” in maratona, con un altro atleta che ha di personale in maratona 2h07’.
Inoltre
erano previsti allenamenti nella pista di Tambach a 12 km di distanza dal
nostro centro, una pista in terra battuta “calpestata” da tanti fenomeni
keniani, e noi eravamo lì insieme a loro. Altro allenamento è il fartlek del giovedì mattina alle 09.00, si partiva tutti
insieme, eravamo centinaia, ma loro erano fortissimi, variazioni di ritmo sotto
i 3’ al km e noi avevamo al nostro fianco i nostri pacer.
Inoltre erano previste visite a: ospedali, artigianato locale, altri camp di
atletica poveri e meno poveri.
Mi
è rimasto nel cuore la loro semplicità e solarità, i loro sguardi, il loro
contatto, i loro saluti: loro, quando t’incontrano, ti guardano, ti salutano,
ti danno la mano, è diverso da qui dove la maggior parte di noi, me compreso, siamo
intenti a guardare il cellulare, camminiamo senza guardare chi incrociamo,
siamo soli con noi stessi.
Tanti
i bambini e ragazzi che incontravamo, che andavano a scuola percorrendo a piedi
e a volte scalzi tanta strada e quando ti vedevano correre si univano a noi,
oppure quando passavamo chiedevano: “Come stai? How are you?
Habari, Jambo”.
Tanti
sono i fattori che contribuiscono alla loro performance; fondamentale è il loro
modo di allenarsi insieme, formano treni di allenamento, li vedi passare come
mandrie, tra i tanti poi emerge il più forte; viene visto, osservato,
corteggiato e portato a gareggiare nel mondo. Loro curano tanti aspetti, non
solo la corsa, ma anche gli addominali, la palestra, la sauna, la fisioterapia.
Le loro regole sono 4: allenarsi, mangiare, dormire e poi socializzare.
E’
fondamentalmente il fartlek che gli dà il ritmo di corsa, inoltre i percorsi
sono molto impegnativi, sterrato su percorsi collinari, loro cercano tanti
stimoli. Altro aspetto è il confrontarsi con i più forti, è lì che vanno i più
forti atleti ad allenarsi e i più competenti allenatori ad allenare, più ti
confronti con gli atleti del mondo e più apprendi. Inoltre il mangiare è
fondamentale, i prodotti della terra sono genuini e nutrienti, la frutta
ricchissima di vit. C e minerali, tanta papaia, mango, ananas, banane.
Lì
è bello vedere gli animali per strada, vedere gli artigiani che lavorano per
strada il legname, che aggiustano attrezzi, che vendono frutta colorata e
profumata, sono coperti ma di vestiti semplici e colorati. Nell’alimentazione l’ugali
è sempre presente, una sorta di polenta, inoltre buonissimi i centrifugati di
verdura allo zenzero, buonissime le diverse patate e tanta frutta a volontà.
Siete pronti a
partire con noi?
Iten e The Heart of Kenyan Running vi aspettano!
Possibilità di
partecipare al Running Camp da 8 oppure 13 notti, per un'esperienza all'insegna
della corsa, del benessere, dell'affascinante scoperta di nuovi paesaggi e
nuove culture, per un insieme di incredibili emozioni che non dimenticherete
mai!
Per tutte le
informazioni sui dettagli del programma del Running Camp e sui costi scrivere
a:
Per tutte le
informazioni sull'operativo voli scrivere a:
Michela Pistilli
- michela.pistlli@gattinoni.it presso
l'agenzia viaggi Valair - Gattinoni Travel Store Aosta
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