Mi sono innamorata delle ultra, la
gente che le corre è diversa è più umana
Matteo Simone
Le gare di ultramaratone mettono alla prova, diventano viaggi immensi lungo un percorso stabilito ma anche un lungo viaggio dentro se stessi per andare a cercare le motivazioni e le risorse utili per affrontare tali imprese ardue.
Di seguito Valentina racconta la sua prima
esperienza a una gara di corsa a piedi di 100km, il Passatore da Firenze a
Faenza.
Come stai? Com'è andata? “Sto benissimo, sono felice e mi godo questa
magnifica sensazione che mi hanno lasciato addosso questi fantastici 100km...
ancora non ci credo. È andata abbastanza bene, poteva andar meglio e in cuor
mio ci speravo ma sono arrivata con il sorriso ed era la cosa che volevo di più
in assoluto.”
Il percorso di allenamenti per arrivare a partecipare a una gara di 100km è molto difficile, ogni giorno bisogna pensare come allenarsi, quali percorsi fare, quanti chilometri, come vestirsi, come alimentarsi e poi ci si presenta alla partenza della lunga gara con delle attese e delle fantasie basate sulla propria esperienza e sui racconti di altri atleti, ma tutto cambia quando sei nel bel mezzo della tempesta dei chilometri con tanti sabotatori interni che ti vogliono far arrendere nei tuoi intenti di arrivare fino alla meta sano e salvo.
Era quello che ti aspettavi? Soddisfatta? Problemi, criticità? “Non me l’aspettavo così dura, per carità sono 100 km e non credevo certo fosse una passeggiata, ma tutto quel sali scendi sotto il sole è stato tosto. Ho avuto un brutto malore al 35°, non mi sentivo più le gambe, la testa girava, non avevo equilibrio, nausea … mi sono dovuta fermare quasi un’ora ho pensato davvero di non poter continuare ed invece ho ripreso … non so come ma sono riuscita a rialzarmi.”
Ma se hai in mente qualcosa che davvero
ti motiva, che davvero ci credi allora puoi cascare tante volte ma ogni volta
ti rialzi più motivato e intenzionato di prima raccogliendo le risorse residue
per andare avanti fino alla meta per portare a casa l’obiettivo considerato
importante.
Ora cosa cambia? Mete,
direzioni, obiettivi? “Forse non
cambia nulla, ma mi sono innamorata delle ultra, la gente che le corre è
diversa è più umana, non pensa solo ai tempi pensa a divertirsi. Un anno fa
neppure ci pensavo che avrei fatto 100km, ma quest’anno è iniziato bene e
voglio godermi ogni km, al Passatore do un arrivederci all’anno prossimo e
intanto apro il cassetto dove tenevo la 50 del Gran Sasso, poi si vedrà!”
Portare a termine gare sfidanti che
mettono a dura prova consolida la voglia di fare ancora meglio e di cercare
nuove sfide per mettersi alla prova e per risperimentare le sensazioni di
riuscita nonostante le crisi lungo il percorso.
Cosa hai portato a casa? Suoni, odori, immagini? “I ricordi del Passatore sono talmente tanti
che ancora faccio fatica a metterli insieme, ogni tanto ho dei flash dei mi
lasciano con il sorriso stampato in faccia! È stato un viaggio pazzesco: gli
amici che ho rivisto, gli abbracci prima di partire, un’emozione continua fino
allo sparo; da lì le voci della gente che invitava, qualcuno mi chiamava per
nome ed io facevo fatica a riconoscere tutti, un borgo dopo l’altro prima di
giorno poi di notte e i ristori, quelli ufficiali e quelli magnifici
organizzati dalle famiglie di Faenza che portavano alle 7 di mattina i loro
bambini in strada con i tavoli arrangiati con dolci e pizze fatti in casa, li avrei
abbracciati tutti!”
La fatica, il dolore, la sofferenza
diventano amici cari che ti ricordano che sei vivo al mondo e che ce la puoi
sempre fare se credi in te, se sai aspettare, se sei paziente.
Cosa o chi ti ha aiutato? “Nella mia testa il malore che ho avuto al
35° è stato l’aiuto più grande, ci ho ripensato spesso lungo tutto il percorso
e mi ripetevo che se avevo avuto la forza di rialzarmi potevo arrivare. Mi sono
spesso detta che non so davvero chi al posto mio avrebbe continuato. Fondamentale però, oltre la mia testa, è stata Iolanda, la mia compagna di
squadra, che mi ha seguito nella preparazione nella mia prima ultra al
Trasimeno e al Passatore metro per metro! Senza lei non ci avrei forse neppure
provato!”
La condivisione di esperienze
considerate estreme aiuta a sostenere lo sforzo continuato e il superamento di
crisi durante il lungo percorso, insieme è molto meglio, lo spirito di squadra
rafforza la fiducia e incrementa il coraggio per andare avanti verso l’ignoto
per chi è alle prime esperienze.
Il 18 marzo 2018, Valentina ha corso l'Ultramaratona del Trasimeno 58km in 7h40'27".
Complimenti alla coppia di atlete Valentina e
Iolanda che hanno portato a compimento insieme un progetto sfidante.
Un’intervista a Valentina è riportata nel libro “La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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