“Ciò che non mi uccide mi rende più forte” Friedrich Nietzsche
Nello sport così come nella vita si sperimentano
sconfitte ma la cosa importante è quello che ci si fa con la sconfitta, perché
serve tutto, serve vincere per aumentare fiducia in sé ma serve anche perdere
per conoscerti meglio e apprendere sia dai propri errori che dalla bravura
dell’avversario, di seguito l’esperienza di Sara Errani dopo la sconfitta nei
quarti agli Us Open di settembre 2014, quand’era n.14 del mondo:: “E’ stata più forte di me soprattutto
fisicamente, questa è stata la differenza più grande. Lei è una giocatrice
intelligente, solida, ordinata, spinge sempre la palla e non fa mai errori. Se
gioca così penso possa vincere il torneo. Ho cercato di cambiare qualcosa nel
secondo set, ho provato ad essere più aggressiva a cercare più la rete ma non
ci sono riuscita. Sapevo che era molto in forma, ma non così tanto… speravo
sbagliasse qualcosina invece oggi non ha fatto neanche un errore. Io ho
sbagliato all’inizio a giocarle troppo sul rovescio, ho provato a cambiare ma
ero già un po’ cotta. C’era tanto vento, ma c’era per tutte e due. Lei non ha
problemi con il vento, è intelligente e sa gestirlo. E’ stata brava anche sotto
quell’aspetto. E’ stato un buon torneo, ho fatto belle partite, ho avuto buone
sensazioni. Fa male perdere, ma lei è stata superiore. Spero comunque di
continuare con queste sensazioni ci sono ancora tanti tornei in stagione. Ora
andrò a Tokyo, Wuhan e Pechino”.
Fa male perdere ma importante è
rimettersi al lavoro, non perdersi d’animo, pianificare e programmare nuove
mete e obiettivi da raggiungere con più consapevolezza ed essendo resilienti.
La resilienza, il cui
significato è: “mi piego ma non mi spezzo”, sta a significare che il vero
campione esce fuori dalle sconfitte con più voglia di riscattarsi, di far
meglio, di migliorare gli aspetti, le aree in cui ha mostrato carenza. Chi è
resiliente, infatti, non si lascia abbattere da una sconfitta ma ne esce
rafforzato, analizza i suoi errori e trova le giuste soluzioni per tornare a
vincere. È grazie a questa dote del carattere che si diventa campioni: alcuni
ci nascono altrimenti la si può allenare.
Essere resilienti implica il
percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio, affrontando le difficoltà
grazie alle proprie risorse personali e relazionali.
Si lavora per un obiettivo
futuro partendo dal “Qui e Ora”. Utilizzando il modello O.R.A. si definisce
chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’ importante
riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto, indossare i panni dell’obiettivo
raggiunto.
380-4337230 - 21163@tiscali.it
www.psicologiadellosport.net
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La resilienza
permette la ripresa dopo un evento traumatico, dopo un infortunio, dopo una
sconfitta. La persona resiliente possiede propensione a ricercare strategie
creative di fronte alle difficoltà. Essere resilienti significa essere duttili
e flessibili, accettando di sbagliare, sapendo di poter rivedere e correggere
le proprie azioni.
Tra i fattori
individuali che promuovono la resilienza vi sono: avere relazioni sociali
intime, flessibilità/adattabilità (essere cooperativi, amabili e tolleranti e
inclini al cambiamento), essere assertivi e saper chiedere aiuto, sensibilità
interpersonale, autoefficacia, locus of control interno, capacità di porsi
degli obiettivi e di trovare strategie adeguate per conseguirli, progettualità
futura, ottimismo, senso dell’umorismo, rete sociale di supporto informale.
Tutte queste
caratteristiche possono essere incrementate con un lavoro di mental training che permette al campione
di eccellere partendo da un lavoro di autoconsapevolezza per individuare e cercare
le proprie risorse personali e proseguendo con un lavoro sul goal setting e sviluppo di autoefficacia
personale.
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