Matteo SIMONE
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Gli ultrarunner, persone squisite e collaborative, sempre pronti a darti una mano, a venirti incontro, ad aiutare altri a compiere imprese e giungere al traguardo, molti diventano pacer, decidono di mettersi a disposizione di altri per condurli al traguardo di una maratona in un tempo prefissato.
Alcuni anni fa ho avuto l’opportunità felice
di conoscere Ciro di Palma, pacer alla maratona di Terni, di seguito ci
racconta la sua attività di ultrarunner rispondendo ad alcune domande di alcuni
anni fa.
Ti
puoi definire ultramaratoneta? “Certo, sono un
ultramaratoneta, per due motivi: il primo è perché corro distanze oltre la
classica maratona e il secondo è perché ho la mentalità da ultramaratoneta: 'Guardo Oltre!”.
Guardare oltre è la caratteristica di
tanti ultrurunner, oltre la curva, oltre la salute, oltre il muro, è da una
parte la curiosità che li spinge ad andare oltre e dall’altra parte la sfida
con se stessi, diventa una voglia considerata sconsiderata di mettersi in gioco
per oltrepassare muri e barriere.
Cosa
significa per te essere ultramaratoneta? “Ultramaratoneta per
me significa andare avanti in modo lucido, con un obiettivo, passando
attraverso sacrifici e difficoltà ma sempre però attraverso una pianificazione
e con metodo.”
Ciro oltre a essere simpaticissimo e
disponibilissimo, è uno che fa le cose fatte bene, ci si mette non solo impegno
e determinazione ma anche criterio e quasi scientificità nelle sue imprese, sa
che non si può scherzare nell’affrontare gare di un certo impegno fisico e
mentale, lui che ne ha provate tante con diverse temperature e condizioni
climatiche avverse, sa che bisogna organizzarsi, pianificare e programmare mete
e obiettivi, darsi da fare per prepararsi per tali imprese ed essere sempre
lucidi e consapevoli anche se a volte la lucidità viene offuscata da
stanchezza, da sonno, da fame e sete.
Qual
è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?
“E’ stata un’evoluzione mentale...E’ stato andare oltre.”
Si evolve, si cambia, si entra in stati
mentali, si entra in un mondo privilegiato per pochi, si cresce, si matura per
poter affrontare, gestire, superare momenti, periodi, gare di alto impatto
fisico ed emotivo.
Cosa
ti motiva a essere ultramaratoneta? “Lo scoprire nuovi ed
abbattere i miei limiti.”
Hai mai rischiato per infortuni o altri
problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “Se passi attraverso un
percorso fatto con metodo e raziocinio, rispettando il tuo corpo riduci la
possibilità d’infortunio. Fortunatamente per risponderti, dico: 'Mai'".
Cosa
ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?
“La voglia anche di essere me stesso.”
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?
“Te lo dirò quando ci vedremo in un’altra vita.”
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?
“Io m’innamoro della gara alla quale partecipo, quindi faccio di tutto per
conquistarla.”
La tua gara più estrema o più difficile?
“Di gare ne ho corse tante e tra le più dure al mondo: Spartathlon, Badwater,
Ultrabalaton, Nove Colli Running, Brazil135. La gara estrema più dura? La
prossima, il passato è passato ed è vivo nei ricordi in un cassetto del mio
cuore.”
Ciro mostra di essere una persona di
cuore, quello che fa non solo con corpo e testa ma anche con tanto cuore, è
innamorato della corsa, dell’estremo, del limite, per lui si tratta di
conquistare tutto ciò, con strategia ma anche con estrema accortezza e cautela.
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?
“Nessuna, se m’innamoro.”
C’è
una gara estremi che non faresti mai? “Se scatta la
scintilla: 'Nessuna!'”.
Cosa pensano familiari e amici
della tua partecipazione a gare estreme? “All’inizio mi davano del pazzo.
Adesso sono i miei primi tifosi.”
Inizialmente familiari e amici temono
questo tipo di gare considerate massacranti dai non atleti, poi piano piano ci
si rende conto che gli atleti sono persone non ordinarie, un po’ bizzarre.
Che
significa per te partecipare a una gara estrema?
“Significa: 'Vivere'”.
Ci si accorge che vivere significa
sperimentare, mettersi in gioco, provare sensazioni intense e forti, la vita è
il limite, partecipare e occupare spazio nel mondo, riconoscere proprie
esigenze e bisogni è vita e limite allo stesso tempo, ognuno trova le sue
dimensioni, tempi e spazi vitali.
Ti
va di raccontare un aneddoto? “Aneddoti tanti.
Allucinazioni in gara: scambiai un masso per un cane dopo trenta ore di corsa e
rimasi ad aspettare fermo sotto un diluvio per 10 minuti aspettando che se ne
andasse (Brazil135). Quando alla Nove Colli scambiai gli alberi per mostri che
mi volevano mangiare.”
Allucinazioni e deliri visivi e uditivi
sono esperienze di tanti ultrarunner e atleti di sport di endurance, un mondo
bizzarro e affascinante.
Ciro di Palma ha corso le gare più dure al mondo in Italia e fuori i confini nazionali.
In Italia, il 21-22 maggio 2011, ha corso la Nove Colli Running 203.5km in 27h32’15”.
In Brasile, il 18-20 gennaio 2013, ha corso la 7^ Brazil 135mi Ultramaratona trail, classificandosi 9° assoluto in 36h41’. Il vincitore fu il brasiliano Eduardo Silverio Calisto in 25h36’40”, precedendo i suoi connazionali Reinaldo Abunasser Tubarao Basseti 30h23’ e Jose Raimundo Barbosa do Nascimento 31h38’45”. Tra le donne, vinse la brasiliana Debora Aparecida de Simas, arrivando 5^ in classifica generale in 32h50’ e precedendo la messicana Nahila Hernandez San Juan 40h e la brasiliana Simone Valentin Wolf Arias 41h31’43”.
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
“Ho solo avuto conferme. Se voglio, posso fare tutto.”
Un po’ lo si è in partenza e un po’ lo
si diventa autoefficaci, autoconsapevoli e resilienti, praticando, gestendo,
superando gare di difficile interpretazione dal punto di vista fisico, mentale
e ambientale.
Come
è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?
“Non è cambiata, l’ho gestita in modo diverso, l’ho ottimizzata.”
Usi
farmaci, integratori? Per quale motivo? “Farmaci, no.
Integratori: si. Il motivo è per le carenze che vengono a generarsi.”
Ai
fini del certificato per idoneità agonistica, fai indagini più accurate?
“Faccio esami del sangue più approfonditi.”
Hai
un sogno nel cassetto? “Avevo un sogno: 'Correre il
mondiale della 24 ore'. Facevo parte del gruppo della nazionale, avevo i
risultati per partecipare.”
Nello sport chi
ha contribuito al tuo benessere e/o alla tua performance?
“Senza il mio staff, sarebbe stato molto più difficile raggiungere certi
traguardi. Grazie a nome di tutti quanti noi. Sempre a disposizione per chi
cerca di far conoscere certe cose agli altri.”
Importante parlare di sport dove si
fatica, dove il motore vero è la passione, parlare di atleti, loro storie,
aneddoti, motivazioni. Approfondendo il mondo degli ultrarunner, si scopre che
è un mondo bizzarro, divertente, affascinante, un mondo per pochi privilegiati.
Ciro è menzionato nel libro “Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”.
Editore: Psiconline.
Articolo
acquistabile con 18App e Carta del Docente. Collana: Punti di vista.
In
commercio dal: 13 giugno 2019.
Descrizione
La
Resilienza e l'Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello
sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in
qualsiasi campo. Il termine Resilienza deriva dalla metallurgia; indica la
proprietà di un materiale di resistere a stress, ossia a sollecitazioni e urti,
riprendendo la sua forma o posizione iniziale, così come le persone resilienti
possono affrontare efficacemente momenti o periodi di stress o disagio.
Così
come avviene negli sport di endurance, resistere e andare avanti, lottare con
il tempo cronologico e atmosferico, con se stessi, con i conflitti interni; a
volte sei combattuto e indeciso, tentato a fermarti, a rinunciare.
Gli
atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni,
di sentirsi leader, in sostanza aumenta l'autoefficacia personale nell'ambito
sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità
insospettate: l'ultracorsa diventa una palestra di vita. Si impara a valutare
che per ogni problema c'è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al
traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le
sofferenze.
La
pratica dell'ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse
interne, che in situazioni ordinarie sono insospettabili. L'adattamento
graduale a situazioni di estremo stress psicofisico permette di esprimere delle
caratteristiche che hanno a che fare con la tenacia, la determinazione, la
resilienza, che accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere
un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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