Matteo SIMONE
Con la forte passione e giusta motivazione si può avere la capacità di gestire momento per momento eventuali imprevisti o crisi e andare avanti nello sport e nella vita.
La passione è un motore
potente, lo spiega Simona Morbelli rispondendo alla domanda: Quali i meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare
estreme? “La motivazione credo sia la
componente principale. Fare qualcosa che ti piace e farlo con degli obiettivi
porta ognuno di noi a migliorarsi e non mollare. Forza, determinazione,
costanza, resilienza, nel momento stesso in cui sei realmente motivato il tuo corpo
aiutato dalla tua mente ti può portare ovunque.”
Essere resilienti implica il percepire al
tempo stesso il dolore e il coraggio, affrontando le difficoltà grazie alle
proprie risorse personali e relazionali.
La pratica dell’ultramaratona permette
di conoscere e scoprire risorse interne che in situazioni ordinarie sono
insospettabili.
Tenacia, determinazione, resilienza
accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo
prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso.
Il non
fermarsi davanti a imprevisti, il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”,
l’essere resilienti permette di rialzarsi più forti e determinati di prima
permette di ricominciare con più entusiasmo di prima, con più coraggio, con più
esperienza, con più sicurezza.
L’essenza della vita è sperimentare le
proprie capacità personali misurarsi con l’impossibile, l’incerto, sfide
continue, un viaggio interiore alla ricerca di se stessi, conoscere se stessi, rialzarsi
quando si casca, ci si infortuna.
Di seguito la testimonianza di Roberto d’Uffizi, atleta
ultrarunner che risponde alla domanda: Cosa hai scoperto del
tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “Ho scoperto
che riesco a trasformare gli aspetti negativi in positivi, o al limite, a
ragionare costruttivamente per la risoluzione di un problema. Quando hai un
filo di forza e ti devi ingegnare per arrivare al traguardo, puoi
tranquillamente avere la resilienza necessaria per affrontare altre
problematiche quando sei in condizioni di relativo equilibrio psicologico e
fisico.”
In condizioni estreme avviene una sorta di
autoregolazione organismica, sembri di essere all’estremo senza soluzioni, in
una condizione di quasi arresa, ma poi arriva sempre un momento di lucidità
riparativa che ti porta in salvo e ti toglie dalla situazione di crisi, e tutto
ciò poi ti serve e ti aiuta nella vita quotidiana, lo sai che si risolve tutto
se vuoi e ti impegni e se sei fiducioso. Questo è il vantaggio della
resilienza, trasformare tutto, raccogliere sempre dalle esperienze il buono che
c’è.
Gli atleti sperimentano di saper soffrire, di riuscire, di superare momenti difficili.
Per esempio il veterano Vincenzo Luciani dichiara: “Un motivo di orgoglio e di autostima; l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di saper ‘soffrire’, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato.”
Si impara a superare qualsiasi ostacolo,
per ogni problema c’è almeno una soluzione. Di fronte a sconfitte traggono
insegnamenti.
Si scopre di possedere capacità
insospettabili, e questo serve da insegnamento anche nella vita oltre che dallo
sport, si impara a superare qualsiasi ostacolo. Per ogni problema c’è almeno
una soluzione, è possibile trovare tale soluzione che ti porterà al traguardo
finale a superare gli imprevisti le sofferenze che comunque diventano
passeggere.
Tutto quello che si apprende nelle gare di
endurance poi viene trasferito nella quotidianità, ecco cosa ha scoperto Marco
Zanchi: “La capacità di affrontare i
problemi e difficoltà in gara ti possono essere d’aiuto anche nella vita
quotidiana!”
Simile scoperta l’ha fatta anche Matteo Colombo: “Ho imparato a gestire e a controllare le mie
emozioni e miei stati d’animo soprattutto nei momenti di difficoltà e
debolezza… per me correre significa anche migliorarmi in qualità di persona nel
mio quotidiano e nella mia vita privata, lavorativa, sociale, famigliare, ecc.”
Si diventa più forti, questa è una
scoperta di Giuliano Cavallo: “Diventare
più forte caratterialmente ed essere sempre ottimista.”
Simile scoperta
l’ha fatta anche Iolanda Cremisi: “Ho
trovato in me stessa una forza incredibile, e anche nella vita di tutti i
giorni ho imparato ad avere pazienza e riuscire sopportare situazioni difficili.”
Insomma si cambia in meglio, una sorta di
autoterapia, di seguito l’esperienza di Maria Moramarco: “Ho scoperto di avere tanta pazienza e determinazione. Correre è un po’
come fare terapia, scopri te stesso e riconosci debolezze, pregi e difetti, hai
una visione di vita diversa da quella che hai vissuto prima.”
Gli atleti sperimentano più sicurezza nel
riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti, inoltre sentono di
valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisione, di sentirsi
leader. In sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si
sentono riconosciuti dagli altri ma prima di tutto da se stessi.
L’ultracorsa diventa l’attività che ti
permette di andare avanti anche nella vita, più vai avanti nelle distanze e
nelle difficoltà delle ultracorse e più sei in grado di andare avanti nelle
difficoltà della vita quotidiana, lavorative, familiari.
Per approfondimenti sul mondo degli ultrarunner è possibile consultare il libro "Maratoneti e ultrarunner. Aspetti
psicologici di una sfida", Edizioni Psiconline.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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