Corrado è andato sempre oltre l’ordinario ed il razionale, ha voluto sperimentare tecniche nuove, utilizzate in paesi più lontani, da persone più esperte e di diversi approcci. Con la sua esperienza ha dato tanti consigli a persone che attraversano periodi di disagio, di malattia, di difficoltà.
Può essere considerato un coach che ogni pugile
vorrebbe avere sul ring nel momento dell’incontro.
Lui stesso ha creato un gruppo facebook dal nome “Il
meglio deve ancora venire” https://www.facebook.com/groups/497626423741610/
a cui fanno parte tanti che hanno attraversato momenti bui e che ora cercano di
raggiungere obiettivi ambiziosi, quindi credono nelle loro possibilità, hanno
credenze positive.
Il gruppo diventa l’angolo del ring dove il pugile si
ripara alla fine di ogni ring per farsi sostenere dal suo coach, per
recuperare, per respirare.
Bella
la dedica di Marco Lombardi, 13° assoluto, riporto le sue parole sui social: “Al mio risveglio questa mattina, dopo aver faticato per 100 km,
un'amara sorpresa! Il mio nome non compariva in classifica! Accertato l'errore
da parte degli addetti Mysdam, le classifiche sono state ripristinate: Marco
Lombardi 10° uomo e 13° assoluto in 8°12'41" in una gara che ha visto ai
nastri di partenza circa 2800 persone! Il caldo quest'anno mi ha penalizzato
più del solito! Dedico questo mio piazzamento nella top 10 maschile ad un
carissimo amico, che purtroppo è scomparso pochi giorni fa, una persona
speciale dal cuore grande, uno che ha fatto la storia dell'ultramaratona
mondiale: caro Corrado Mazzetti questo Passatore lo dedico a te, ovunque tu sia.”
Sono tanti i racconti di Corrado, gli aneddoti, le
storie e gli insegnamenti rivolti a coloro che frequentano questo gruppo,
Corrado riceve tanti consensi, diventa una risorsa per tante persone.
Uno dei racconti riguarda JOHNNY MILES (Halifax-Canada
1905-2003): “A 11 anni per aiutare la famiglia lavorava in una miniera di
carbone, amava correre e vinse molte gare sulle 5 e 10 miglia. Nel 1925 venne
impiegato da un'azienda di prodotti di drogheria che vendeva su un carro
trainato da un cavallo. Per tenersi in forma correva dietro il carro calzando
scarpe molto pesanti.
Nel 1926 i suoi vicini di casa fecero una colletta per
raccogliere qualche centinaio di dollari per mandarlo a Boston a correre la
maratona, distanza che Miles non aveva mai corso. A Boston Johnny conobbe
Clarence DeMar, 4 volte vincitore, ed il suo mito, Albin Stenroos, vincitore
della Maratona alle Olimpiadi del 1924. Il 19 Aprile 1926 Miles si presentò
alla partenza con una maglietta fatta a mano con disegnata la foglia d'acero e
le lettere NS (Nuova Scozia), ed un paio di sneakers da 98 cents.
Stenroos corse la gara su Demar che soffriva le
partenze veloci e lo sconosciuto Miles si attaccò alle sue costole, non lo
mollò mai, correndo fianco a fianco ad un ritmo molto veloce. L'inchiostro dura
più a lungo del ricordo, l'ispirazione svanisce in fretta e Miles era abituato
a mettere per iscritto, prima di ogni gara, le sue idee subito dopo averle
concepite: ‘Se riesco a stare dietro a Stenroos fino alle collinette, lo posso
battere’. Questo fu il suo MANTRA quotidiano prima della gara e durante la gara.
Giunti infatti alla Heartbreak Hill, Miles guardò in volto Stenroos, uno
sguardo al tempo stesso di sfida e di scusa, se ne andò via come un treno, lo
seminò andando a vincere con uno strepitoso 2:25:40. Stenroos arrivò dopo 4
minuti e DeMar dopo quasi 7 minuti. Il tempo veloce di Miles spinse i giudici a
misurare di nuovo il percorso che risultò più corto di 161 metri, ma nulla
tolse all'impresa del ragazzo di Halifax che tornò a vincere a Boston anche nel
1929.
Scrivere e disegnare il proprio sogno, in qualunque
situazione, aiuta ad ESSERE PIU' CONSAPEVOLI. Non vi renderete mai conto di
quante buone idee avete finché non vi abituate ad annotarle, leggerle,
rileggerle, visualizzarle ed immaginare come vi sentirete dopo averle
realizzate.”
Racconto interessante che trasmette anche utili
insegnamenti sul progettare gli obiettivi, sul fissarli attraverso lo scrivere
e sull’immaginare di raggiungerli. Io stesso utilizzo un modello di
intervento che ho definito con l’acronimo O.R.A.: Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia.
L’idea è scaturita dall’integrazione di aspetti della Psicologia dello Sport e
tecniche della Psicoterapia della Gestalt. Gli aspetti della psicologia dello
sport che ho considerato di primaria importanza sono il goal setting
(formulazione degli obiettivi) e l’autoefficacia. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più
ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l'autoefficacia dell'atleta.
Utilizzando il modello O.R.A. si
definisce chiaramente l’obiettivo e le risorse per raggiungerlo. E’ importante
riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto. Immaginarsi avanti nel tempo con
l’obiettivo raggiunto: Come ti vedi avendo raggiunto l’obiettivo? Dove? Con
chi? Come ti senti? Cosa hai fatto? Chi ti ha aiutato? Quali sono state le tue
risorse? Come hai iniziato? Da dove sei partito? Quali difficoltà hai
incontrato? Come le hai superate?
Gli
atleti raggiungono una maggiore consapevolezza delle risorse, qualità,
caratteristiche necessarie che gli occorrono per la prestazione e si sentono
pronti ad affrontare la prestazione imminente.
Per approfondimenti è possibile consultare il libro O.R.A. Obiettivi, risorse, autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport, Aras Edizioni, 2013.
Corrado Mazzetti è stato uno
storico della corsa e rimane tutt'ora un life coach per tanti corridori,
maratoneti ed ultramaratoneti, ma soprattutto per tanti in condizioni di
disagio per infortuni, malattie. E’ stato un atleta di ottimo livello e nella
vita si può dire che ha incontrato delle situazioni a lui sfavorevoli che lo
hanno messo in condizione di fermarsi a causa di incidenti. Ma ogni volta è
riuscito a rialzarsi e a ricominciare con convinzioni positive, credendoci e impegnandosi.
Un’intervista a Corrado è riportata nel mio libro “La 100km del
Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa
significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad
allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una
classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. Lo stesso autore
ha partecipato a questa gara sperimentandosi e comprendendo cosa significa fare
sport per tante ore, andando incontro a crisi da superare, mettendo in atto
strategie per andare avanti e portare a termine la competizione.
È un libro che
racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che
hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste
aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi
con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia
dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e
limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi
chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il
graduale fare affidamento su se stesso.
http://www.unilibro.it/libri/f/autore/simone_matteo
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