domenica 7 maggio 2017

Andrea Boni Sforza: Ho dovuto trovare energie fisiche e mentali eccezionali

Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta

Nello sport ci vuole grande e forte motivazione intrinseca per fare cose grandi e importanti, per abbattere muri mentali e record personali.

E' importante essere guidati e motivati da se stessi, motivazioni interne, una grande passione, non esistono premi in denaro o qualsiasi compenso per voler faticare nello sport e per raggiungere mete e obiettivi importanti, questo è lo sport che vogliamo. 
Di seguito Andrea racconta la sua esperienza di atleta ultrarunner rispondendo un po’ di tempo fa a un mio questionario.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?Quando supero il 42°km, inizia la mia gara.”
Qual è stato il tuo percorso per  diventare ultramaratoneta?Dopo anni di attività sportiva, dopo aver corso un buon numero di maratone, dopo essermi costruito una buona esperienza e maturità, all’età di 38 anni, con una buona conoscenza di me stesso, con una struttura fisica e atletica ben definita, ho deciso di intraprendere una strada nuova, affascinante, a ai più inesplorata.”

Lo dico spesso che il mondo degli ultrarunner sembra essere affascinate e sorprendente, ci si arriva a volte gradualmente rispettando i tempi, incrementando sempre il chilometraggio nelle gare, a volte ci si arriva improvvisamente, ci si butta dentro. Importante nel momento presente comprendere quello che è meglio per noi, quale può essere la nostra direzione ora per lo sport che più ci aggrada per le mete e obiettivi che vogliamo raggiungere con responsabilità, attenzione e maturità.
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta?L’idea di vivere e leggere una corsa come un’avventura, al di là del solito risultato cronometrico.”

E' importante distinguere lo sport dei risultati, competizioni e record dallo sport ludico ricreativo.
A volte i grandi marchi spingono per risultati mostruosi che ti facciano battere i record, che trasformano persone in essere viventi da laboratorio annullando la passione e le motivazioni pure e intrinseche, tutto si riduce a spettacolo, circo. 
Importante diventa lo sport per esplorare i propri limiti, alla scoperta della condivisione della fatica, lo sport che ti fa sperimentare l’avventura.
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?No, non ho mai voluto rischiare infortuni o problemi. La salute viene prima di ogni altra cosa, una soddisfazione sportiva va decisamente in secondo piano.”

Vero, a volte lo sport da ma lo sport anche toglie, importante prevenire, tutelarsi, fare attenzione nello sport, rispettare regole e norme, attenersi alle regole e ai sani principi.
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?Amo fare sport, amo vivere emozioni e trasmetterle, finché l’ultramaratona mi darà questa gioia, continuerò.”
Hai sperimentato il limite nelle tue gare?
No, mai. Arrivare al limite non fa parte del mio concetto di sport, sono un amatore, una gara è solo una gara. La vita è un’altra cosa.”
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?La gioia di vivere e di mettermi in gioco con me stesso.”
La tua gara più estrema o più difficile?La Nove Colli Running, 202 km, finita tre volte entro il tempo limite (30 h), ho dovuto trovare energie fisiche e mentali eccezionali.”

Trattasi di una gara dura, dove bisogna sapere andare avanti gestendo energie fisiche e mentali, bisogna agire d’astuzia, sapersi gestire nell’andatura, fare opportuni micro recuperi, mangiare quanto basta e quello che è più utile per perseguire nello sforzo e nella fatica continua, bisogna saper indossare l’abbigliamento tecnico adeguato. 
Essere cauti, attenti e osservatori, accogliere eventuali crisi ed essere fiduciosi che passino o comunque che si abbia le capacità per risolverle.
Andrea ha corso tre edizioni della Nove Colli Running 202.4km: 19-20 maggio 2012 - 28h32’53”; 17-18 maggio 2014 – 27h33'45”; 23-24 maggio 2015 – 28h54'. 
Quale gara estrema ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?Non ritengo impossibile nessuna gara, ovviamente non si possono fare tutte, ma non escludo di farcela con nessuna.”

In questo tipo di sport di endurance è importante pianificare e programmare la propria gara e comprendere come prepararla, quale può essere il percorso di preparazione da fare per la gara obiettivo, includendo gare simili come obiettivi intermedi.
C’è una gara estrema che non faresti mai?Non me ne viene in mente nessuna, la vita è lunga, non escludo nulla.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?Non ho questo obiettivo, sono un amatore e cerco solo di trovare gioia e costrutto in ciò che faccio, ma senza mai smettere di pensare di poter essere migliore di ciò che sono.”
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?Speso pensano che sia una pazzia o uno spreco, per loro sono uno ‘sfigato’, ma per le persone ‘normali’ tutti quelli che corrono sono ‘sfigati’, e viceversa. Tuttavia, ho la stima di chi mi ama e dei miei amici veri, e questo vale più di tutto.”

E' importante fare qualcosa che si sente da dentro, uscire fuori dalla zona di confort, importante diventa per molti sperimentare il corpo e la testa, le proprie sensazioni ed emozioni impegnandosi in attività sportive di lunga durata.
Che significa per te partecipare a una gara estrema?
Vivere un’esperienza bella da ricordare.
Ti va di raccontare un aneddoto?Spesso ho dovuto ‘nascondere’ ai miei genitori ormai anziani l’esatta natura delle gare che faccio, per evitare che si preoccupassero, e quindi ho dovuto raccontare loro bugie. Trovo incredibile dover nascondere a tante realtà sociali ciò che amo fare.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?Niente che non sapessi già prima, lo sport rivela agli altri il tuo carattere, ma non a te stesso.
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa? Spesso ho dovuto togliere tempo a famiglia e lavoro, ma non sono mai mancato ai miei doveri.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?
Non mi volto né torno mai indietro.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?Uso integratori alimentari di Sali e zuccheri. So che il mio organismo ne ha bisogno. Nient’altro, la salute viene prima di ogni altra cosa. Non uso farmaci né altre sostanze.
Ai fini dell'idoneità all'attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?Se necessario, faccio analisi e visite mediche specifiche.
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva?No mai, so io quando e quanto correre, e nessuno si permetterebbe di dirmi quello che devo fare, sono un amatore.”
Hai un sogno nel cassetto?Vorrei fare della mia passione per lo sport il mio lavoro.”

Interviste, racconti e testimonianze nel libro "Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida", Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019.
La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.
Gli atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.
Si impara a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze.

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Autore di libri di psicologia e sport 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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