Matteo Simone
Psicologo,
Psicoterapeuta
Nello sport ci vuole grande e forte motivazione intrinseca per fare cose grandi e importanti, per abbattere muri mentali e record personali.
E' importante essere
guidati e motivati da se stessi, motivazioni interne, una grande passione, non
esistono premi in denaro o qualsiasi compenso per voler faticare nello sport e
per raggiungere mete e obiettivi importanti, questo è lo sport che vogliamo.
Di
seguito Andrea racconta la sua esperienza di atleta ultrarunner rispondendo un
po’ di tempo fa a un mio questionario.
Cosa
significa per te essere ultramaratoneta? “Quando supero il 42°km, inizia la mia gara.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Dopo anni di attività sportiva, dopo aver corso un buon numero di
maratone, dopo essermi costruito una buona esperienza e maturità, all’età di 38
anni, con una buona conoscenza di me stesso, con una struttura fisica e atletica
ben definita, ho deciso di intraprendere una strada nuova, affascinante, a ai
più inesplorata.”
Lo dico spesso che il mondo degli ultrarunner sembra
essere affascinate e sorprendente, ci si arriva a volte gradualmente
rispettando i tempi, incrementando sempre il chilometraggio nelle gare, a volte
ci si arriva improvvisamente, ci si butta dentro. Importante nel momento
presente comprendere quello che è meglio per noi, quale può essere la nostra direzione
ora per lo sport che più ci aggrada per le mete e obiettivi che vogliamo
raggiungere con responsabilità, attenzione e maturità.
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta? “L’idea
di vivere e leggere una corsa come un’avventura, al di là del solito risultato
cronometrico.”
E' importante distinguere lo sport dei risultati, competizioni e record dallo sport
ludico ricreativo.
A volte i grandi marchi spingono per risultati mostruosi che
ti facciano battere i record, che trasformano persone in essere viventi da
laboratorio annullando la passione e le motivazioni pure e intrinseche, tutto
si riduce a spettacolo, circo.
Importante diventa lo sport per esplorare i
propri limiti, alla scoperta della condivisione della fatica, lo sport che ti
fa sperimentare l’avventura.
Hai mai rischiato per infortuni o altri
problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “No, non ho mai voluto rischiare infortuni o problemi. La salute viene
prima di ogni altra cosa, una soddisfazione sportiva va decisamente in secondo
piano.”
Vero, a volte lo sport da ma lo sport anche toglie,
importante prevenire, tutelarsi, fare attenzione nello sport, rispettare regole
e norme, attenersi alle regole e ai sani principi.
Cosa ti spinge a continuare a essere
ultramaratoneta? “Amo fare sport, amo vivere
emozioni e trasmetterle, finché l’ultramaratona mi darà questa gioia,
continuerò.”
Hai sperimentato il limite
nelle tue gare? “No, mai. Arrivare al limite non
fa parte del mio concetto di sport, sono un amatore, una gara è solo una gara.
La vita è un’altra cosa.”
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare
estreme? “La gioia di vivere e di mettermi in gioco con me stesso.”
La tua gara più estrema o
più difficile? “La Nove Colli Running, 202 km,
finita tre volte entro il tempo limite (30 h), ho dovuto
trovare energie fisiche e mentali eccezionali.”
Trattasi di una gara dura, dove bisogna sapere
andare avanti gestendo energie fisiche e mentali, bisogna agire d’astuzia,
sapersi gestire nell’andatura, fare opportuni micro recuperi, mangiare quanto
basta e quello che è più utile per perseguire nello sforzo e nella fatica
continua, bisogna saper indossare l’abbigliamento tecnico adeguato.
Essere
cauti, attenti e osservatori, accogliere eventuali crisi ed essere fiduciosi
che passino o comunque che si abbia le capacità per risolverle.
Andrea ha corso tre edizioni della Nove Colli Running 202.4km: 19-20 maggio 2012 - 28h32’53”; 17-18 maggio 2014 – 27h33'45”; 23-24 maggio 2015 – 28h54'.
Quale gara estrema ritieni non
poter mai riuscire a portare a termine? “Non ritengo impossibile nessuna gara, ovviamente non si possono fare
tutte, ma non escludo di farcela con nessuna.”
In questo tipo di sport di endurance è importante
pianificare e programmare la propria gara e comprendere come prepararla, quale
può essere il percorso di preparazione da fare per la gara obiettivo,
includendo gare simili come obiettivi intermedi.
C’è una gara estrema che non faresti
mai? “Non me ne viene in mente
nessuna, la vita è lunga, non escludo nulla.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i
limiti fisici? “Non ho questo obiettivo, sono un amatore e
cerco solo di trovare gioia e costrutto in ciò che faccio, ma senza mai
smettere di pensare di poter essere migliore di ciò che sono.”
Cosa pensano familiari e amici
della tua partecipazione a gare estreme? “Speso pensano che sia una pazzia o uno spreco, per loro sono uno
‘sfigato’, ma per le persone ‘normali’ tutti quelli che corrono sono ‘sfigati’,
e viceversa. Tuttavia, ho la stima di chi mi ama e dei miei amici veri, e questo
vale più di tutto.”
E' importante fare
qualcosa che si sente da dentro, uscire fuori dalla zona di confort, importante diventa per molti sperimentare il corpo e la testa, le
proprie sensazioni ed emozioni impegnandosi in attività sportive di lunga
durata.
Ti va di raccontare un aneddoto? “Spesso ho dovuto ‘nascondere’ ai miei genitori ormai anziani l’esatta
natura delle gare che faccio, per evitare che si preoccupassero, e quindi ho
dovuto raccontare loro bugie. Trovo incredibile dover nascondere a tante realtà
sociali ciò che amo fare.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel
diventare ultramaratoneta? “Niente che non sapessi già
prima, lo sport rivela agli altri il tuo carattere, ma non a te stesso.”
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa? “Spesso ho dovuto togliere tempo
a famiglia e lavoro, ma non sono mai mancato ai miei doveri.”
Usi farmaci, integratori? Per quale
motivo? “Uso integratori alimentari di Sali
e zuccheri. So che il mio organismo ne ha bisogno. Nient’altro, la salute viene
prima di ogni altra cosa. Non uso farmaci né altre sostanze.”
Ai fini dell'idoneità all'attività
agonistica, fai indagini più accurate? Quali? “Se necessario, faccio analisi e visite mediche specifiche.”
E’ successo che ti abbiano consigliato
di ridurre la tua attività sportiva? “No mai, so io quando e quanto correre, e nessuno si permetterebbe di
dirmi quello che devo fare, sono un amatore.”
Hai un sogno nel cassetto? “Vorrei fare della mia passione per lo sport il mio lavoro.”
Interviste, racconti e testimonianze nel libro "Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida", Edizioni
Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019.
La Resilienza e l’Autoefficacia sono
concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in
generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.
Gli atleti sentono di valere, di
avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in
sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono
riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate:
l’ultracorsa diventa una palestra di vita.
Si impara a valutare che per ogni
problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo
finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze.
Matteo SIMONE
Autore di libri di psicologia e sport
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Nessun commento:
Posta un commento