Se c’è talento e passione, prima o poi ti scopri o ti scoprono e non è mai troppo tardi per salire sul treno dello sport, fare esperienza, uscire dalla zona di troppo confort. Alessandro Cafiero, Tecnico di mezzofondo con un passato di atleta di mezzofondo/fondo/maratona racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ti sei sentito campione nello sport? “Certamente, quando riuscivo a
concretizzare gli obiettivi di risultato integrandoli con ambiziose posizioni
di classifica e superando atleti di fama.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un Atleta? “A 16 anni giocavo a basket e, per
essere più lucido nella parte finale della partita, che spesso mi vedeva nel
ruolo di play, sono andato al campo di atletica della mia città (Mestre) per
aumentare, attraverso la corsa, le capacità di resistenza. L’allenatore della
COIN Mestre vedendomi correre mi ha chiesto da quanto correvo perché dimostravo
un bello stile di corsa. Quando gli ho detto che giocavo a basket mi ha detto
che avrei dovuto fare un serio pensierino nel fare il mezzofondo. Cosa che dopo
qualche mese ho fatto.”
Quali sono i fattori che contribuiscono al tuo benessere o alla tua
performance?
“Senz’altro la passione per la corsa, la tendenza a divertirmi nel fare gli
allenamenti (anche quelli più impegnativi), il pensare che non tutti i giorni
sono uguali e, quindi, che qualcosa può andare “storto” ma che il lavoro paga
sempre.”
Importante
essere cauti e sereni in caso di difficoltà o infortuni, sapere fermarsi e
seguire le indicazioni di allenatori e sanitari, a volte è importante usare
altri distretti muscolari e articolari facendo altri sport come il nuoto o la
bici.
Concordo,
il lavoro e l’impegno paga sempre, ognuno fa il suo, fa i compiti a casa e
prima o poi i risultati e le soddisfazioni arrivano e ripagano.
Nello sport chi contribuisce al tuo benessere o performance? “Nel complesso un’armonia con il
contesto d’insieme che mi circonda.”
La gara della vita dove hai sperimentato le emozioni più
belle?
“Nell’ora di corsa, nel 1979, dove ho fatto un risultato non certo previsto,
ho concluso subito dietro un forte atleta a livello nazionale (battendone altri
dello stesso livello) e ho fatto un ultimo giro finale assolutamente
impensabile per velocità e carattere.”
La tua gara più difficile? “Al primo anno junior in un 10.000 ai
campionati italiani di società fase finale. Dopo un avvio troppo forte per i
miei mezzi e con un tempo di passaggio ai 3.000 m molto vicino al mio record
del momento. Pur rallentando, quasi subito, ho dovuto, comunque, stringere i
denti per non fermarmi e dare il mio fattivo contributo di punti alla squadra.”
E’
importante la grande esperienza in gare di fondo per distribuire bene le
proprie energie e risorse e arrivare a fine gara in condizioni di benessere e
performanti.
Qual è una tua esperienza che ti possa dare la convinzione che ce la
puoi fare?
“Non c’è mai stata un’esperienza che mi ha convinto più di altre, in realtà il
lavoro giornaliero, il confronto nelle gare, le riflessioni post gara con il
mio allenatore facevano crescere le mie convinzioni.”
Si
costruisce la performance attraverso il duro lavoro, gli allenamenti, le gare,
il confronto con altri atleti più esperti e più forti, il sostegno, supporto e
confronto con il proprio allenatore.
Un episodio curioso o divertente? “Avevo appena cominciato a gareggiare
(2° anno allievo) pur continuando a giocare a basket. Il sabato avevo giocato
una partita di campionato giovanile e la domenica dovevo partecipare ai
campionati regionali allievi per società. Sapendo della situazione e non
potendo fare molti punti nei 1.500 (avevo un personale di 4’29”) la società mi
ha chiesto di coprire i 2000 siepi cercando di fare un tempo intorno ai 6’40”
che dava comunque punti sufficienti. L’allenatore mi ha detto che 1’20” al giro
era un tempo alla mia portata, dato che sapevo tenere il ritmo. Il primo giro
con molta tranquillità sono passato in 1’15” e ai 1000 in 3’07”. Non mi sentivo
assolutamente stanco. Sono poi passato in 4’22” ai 1400. Il problema è che
nella successiva riviera, un po’ perché il mio allenatore (stupito) mi diceva
di tenere perché stavo andando benissimo, un po’ perché nel frattempo mi aveva
affiancato un altro atleta e io da profano ero concentrato nella difficoltà del
passaggio, sono andato troppo sotto e ho toccato con il ginocchio la barriera,
ho fatto una quasi capriola e mi sono trovato dritto nel fossato (che era pieno
di girini). Dopo la preoccupazione che io non mi fossi fatto male, è scoppiata
una risata collettiva da parte di tutti quelli della squadra che tifavano per
me e io stesso mi sono messo a ridere. Mi hanno subito affibbiato il soprannome
di 'Girin killer' che mi sono portato avanti per qualche mese. Ricordo ancora
quella gara (incompleta) con piacere.”
E
questo dimostra il vantaggio della resilienza, si può cascare ma non finisce il
mondo, non se ne fa una tragedia, ci si rialza con il sorriso e la prossima
volta si cerca di essere più attenti e focalizzati per la gara importante
apprendendo sempre dall’errore o sconfitta.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport? “Senz’altro una sensazione di
complessivo benessere psico-fisico, il mettersi sempre alla prova con se stessi
e gli altri, la consapevolezza di riuscire a maturare nella vita attraverso il
sacrificio degli allenamenti e la complessiva organizzazione della vita di
tutti i giorni.”
Quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nel tuo
sport?
“Fare attenzione a percepire/prevenire i momenti di stanchezza connessi ai
carichi di lavoro e, nel momento del bisogno, sostituire alternative di
allenamento “intelligente”. Anche gli infortuni sono dietro l’angolo e bisogna
cercare di gestire al meglio la fase di ripresa, senza accorciare troppo i
tempi e facendo attenzione a non porsi, nel breve periodo, obiettivi troppo
elevati.”
Quali sono le condizioni che ti inducono a fare una prestazione non
ottimale?
“Le condizioni fisiche negative mi spingono a evitare competizioni, quelle
psicologiche mi spingono ad avere un approccio diverso alla gara (la faccio
come un allenamento). Le condizioni ambientali per me negative sono la pioggia
e il vento.”
Cosa ti fa continuare a fare sport? “La possibilità di stare bene in salute
(compreso il peso forma), poter continuare a svolgere una vita dinamica e non
perdere qualità psico-fisiche importanti che si tende a “smarrire” con
l’avanzare dell’età.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Attraverso la fiducia in me stesso,
nel mio allenatore (con cui mi confrontavo spessissimo) e il raffronto con
altri atleti con esperienze simili.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo
sport?
“Lo sport è una preziosa occasione di sviluppo e di benessere. Significa
raggiungere maggiore autonomia e anche migliorare l’autostima, trasmettendo una
fiducia risolutiva di problemi che si ritenevano irrisolvibili.”
Concordo,
lo sport aiuta a diventare maturi e responsabili, aiuta a seguire regole e
valori importanti nello sport e nella vita familiare e lavorativa.
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Chi fa sport decide di allenarsi, di
competere, di crescere, di stare con gli altri. Questo significa
determinazione, impegno, voglia di mettersi alla prova, superare i propri
limiti e realizzare i propri sogni. Il doping è il disfacimento dello sport, un
buco nero in cui se entri è molto difficile uscirne.”
A
volte il doping diventa un cancro, bisogna fare attenzione a non allontanarsi
dalla vera motivazione a fare sport, a sperimentare benessere, a condividere
momenti con altri amici e avversari senza troppo essere presi dalla
competizione a tutti i costi.
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport? “In casa hanno sempre apprezzato la mia
dedizione e i risultati raggiunti. Gli amici sono sempre stati miei tifosi
anche se pensavano che fossi un po’ pazzo a impegnarmi in questo sport.”
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Nel praticare sport a livello
agonistico sono maturato molto, ho scoperto molti punti di forza e di debolezza
personale che in una situazione normale, forse, non sarei riuscito a
evidenziare (o sarei riuscito molto dopo). Ho preso consapevolezza di questi
fattori e ho avviato un percorso di miglioramento continuo che continua
tuttora.”
Lo
sport ti dà una marcia in più, una formazione personale maggiore, competenze
uniche e solide, riempiono la propria cassetta degli attrezzi da utilizzare
nella vita quotidiana per risolvere problemi e per ottenere risultati in
qualsiasi campo.
Riesci a immaginare una vita senza lo sport? “Direi ……. assolutamente no!”
Hai mai pensato per infortuni o altro di smettere di essere atleta? “No. Ho sempre cercato di guarire dagli
infortuni e superare le difficoltà che mi si presentavano con la determinazione e il pensiero che i momenti negativi passano anche nella misura in cui la
persona non deve arrendersi e proseguire, anche ridimensionando gli obiettivi.”
E’
importante cavalcare l’onda del cambiamento, se ci sono imprevisti lungo il
percorso per raggiungere propri obiettivi, bisogna focalizzarsi sul momento
presente e sulle risorse residue in quel momento ridimensionando i propri
obiettivi e rimodulandoli senza arrendersi.
Ritieni lo psicologo dello sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Certamente. Lo psicologo dello sport si propone di migliorare o ottimizzare le prestazioni di un atleta attraverso il sostegno psicologico, lavorando sugli obiettivi di performance da raggiungere (del singolo e del gruppo) e aiutando l’atleta/gruppo a migliorare la concentrazione, la resistenza allo stress e la padronanza dell’ansia prima della competizione. Lo PdS agisce sugli aspetti relativi alla consapevolezza e responsabilità (dell’atleta/gruppo) dei mezzi e delle risorse personali messe a disposizione per raggiungere la performance, coinvolgendo soprattutto la mente. È soprattutto l’intelligenza emotiva a rappresentare uno dei fattori vincenti nel raggiungere la prestazione da parte di un atleta. Credo che saper riconoscere le emozioni in sé stessi (e negli altri) e saperle utilizzare per gestire le diverse fasi di preparazione agonistica e le stesse competizioni sia un aspetto fondamentale per il successo nello sport.”
Ritieni lo psicologo dello sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Certamente. Lo psicologo dello sport si propone di migliorare o ottimizzare le prestazioni di un atleta attraverso il sostegno psicologico, lavorando sugli obiettivi di performance da raggiungere (del singolo e del gruppo) e aiutando l’atleta/gruppo a migliorare la concentrazione, la resistenza allo stress e la padronanza dell’ansia prima della competizione. Lo PdS agisce sugli aspetti relativi alla consapevolezza e responsabilità (dell’atleta/gruppo) dei mezzi e delle risorse personali messe a disposizione per raggiungere la performance, coinvolgendo soprattutto la mente. È soprattutto l’intelligenza emotiva a rappresentare uno dei fattori vincenti nel raggiungere la prestazione da parte di un atleta. Credo che saper riconoscere le emozioni in sé stessi (e negli altri) e saperle utilizzare per gestire le diverse fasi di preparazione agonistica e le stesse competizioni sia un aspetto fondamentale per il successo nello sport.”
Una
grande consapevolezza sembra possedere Alessandro in merito alla figura dello
psicologo dello sport, importanti queste considerazioni soprattutto per le
nuove generazioni di atleti e di allenatori per costruire squadre coese e non
trascurare l’importanza dell’aspetto mentale nello sport.
Prossimi obiettivi? “Vivere in salute e continuare a correre
fino a …… 100 anni!”
Segnalo alcuni miei libri pubblicati con Prospettiva Editrice: DA
10 A 100 Dai primi 10 km corsi alla 100 km per Milano (Alberto Merex Mereghetti
e Matteo Simone); Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta; Lo sport
delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti; Sport, Benessere e Performance. Aspetti psicologici che
influiscono sul benessere e performance dell’atleta; Ultramaratoneti
e gare estreme.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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