Matteo Simone
Lo sport offre preziose opportunità di conoscenza di se stessi e degli altri.
Permette di incontrare persone, località e mondi. Ho partecipato a uno stage
running in Kenya a Iten, la città dei Campioni, e sono tornato a casa
arricchito di sensazioni ed emozioni e soprattutto di nuove amicizie, tra le
quali Chiara Raso, ex atleta C.S. Esercito da 09/2002 a 09/2005 ora Sci Club
Saint-Nicolas (Aosta).
Di
seguito, Chiara Raso racconta la sua esperienza sportiva rispondendo ad alcune
mie domande.
Ti sei sentita campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Il giorno più bello per me è stato
quello della vittoria del Trofeo Mezzalama nel 2003. E’ una gara storica di sci
alpinismo il cui percorso si sviluppa interamente in Valle d’Aosta, dove sono
nata: 42km a 4.000m di quota, con partenza da Cervinia e arrivo a Gressoney,
attraversando i ghiacciai del Castore e del Lyskamm. Il giorno della mia vita
in cui mi sono sentita campionessa è stato però quando, con le lacrime agli
occhi e straziata dal dolore, sono uscita a correre, qualche giorno dopo la
morte del mio compagno, che ha perso la vita in un
incidente d’auto il 21 settembre 2016, atleta Keniano di livello internazionale con PB di 60’33” sulla distanza della mezza maratona.”
Quando
gareggi e vinci in casa, la gioia è immensa e resta nel cuore per sempre per
ricordarti di quello che sei riuscito a fare nella tua terra, nei tuoi posti
davanti alle persone care. Lo sport, oltre alla performance, ti permette di
scaricare tensioni ed elaborare situazioni, ti permette di rimetterti in moto
appropriandoti di te stesso, delle tue sensazioni corporee, scoprendo che
bisogna andare avanti con quello che c’è il momento presente cercando di
prendere nuove direzioni con le risorse residue.
Cosa e quali persone hanno contribuito al tuo benessere o performance? “Innanzitutto la mia famiglia e i miei
genitori, che hanno sempre creduto in me e mi hanno sempre motivato, confortato
nei momenti più difficili e accompagnato nel corso di tutti gli anni della mia
carriera agonistica. Poi conservo sempre un bel ricordo dei miei compagni di
squadra quando ero atleta del Centro Sportivo Esercito. Dal momento che lo sci
alpinismo era da poco entrato a far parte delle discipline FISI, ero l’unica
atleta donna di livello nazionale della squadra dell’esercito. Con i miei
compagni eravamo molto affiatati, abbiamo condiviso tanti allenamenti, gare e
trasferte e prima delle gare ci si motivava a vicenda. Voglio citare anche la
campionessa del mondo svizzera, Cristina Favre Moretti, che è stata per me un
grande esempio di atleta e di persona, è stata un po’ la mia guida e “maestra”,
soprattutto quando avevo appena iniziato a gareggiare. Con Cristina ho
condiviso la vittoria più importante della mia carriera, quella del Trofeo
Mezzalama 2003, tanti allenamenti nel vallese della svizzera, tante gare e
trasferte internazionali.”
Qual è stata la gara sportiva della dove hai sperimentato le emozioni
più belle?
“Il Trofeo Mezzalama 2003. Quell’anno, in cui, con le mie 2 compagne di
squadra, ho vinto il Trofeo Mezzalama, le condizioni metereologiche e
ambientali del percorso erano al limite dell’annullamento della competizione:
temperature sotto zero, vento forte in quota, visibilità al limite, rischio di
congelamento. Molte squadre, sia maschili che femminili, si sono ritirate a
causa del gelo e del vento. Noi abbiamo continuato fino alla fine stabilendo
anche il record del percorso femminile. La mia motivazione e quelle delle mie
compagne di squadra era fortissima. Io avevo 21 anni ed era la mia prima
competizione di alto livello internazionale di sci alpinismo. Una delle mie due
compagne, Arianna Follis (azzurra di sci di fondo) aveva da poco perso il
fratello, Leonardo, atleta del corpo
sportivo della Forestale, morto sotto una valanga mentre si stava allenando
proprio in preparazione al Trofeo Mezzalama. Per la svizzera Cristina Favre
Moretti, la terza componente della squadra, si trattava di confermare con un
altro prestigioso risultato la sua incredibile stagione agonistica, che l’aveva
coronata campionessa mondiale di sci alpinismo.
Dal primo all’ultimo metro è
stata una gara talmente emozionante che posso rivivere attimo per attimo ancora
oggi, anche se sono passati ormai tanti anni. Ci eravamo preparate per mesi
curando tutti i dettagli, dai materiali alle prove tecniche sul percorso, sia
in salita che nei tratti a piedi e soprattutto in discesa. Da regolamento
dovevamo scendere legate in cordate e avevamo dovuto trovare la nostra
strategia per trovare il giusto ritmo che ci consentisse di mantenere un’alta
velocità senza rischiare di infortunarci. Il giorno della gara eravamo pronte,
felici di provare a dare il nostro meglio e tutte e tre più che determinate a
conquistarci una vittoria finale. L’emozione più bella è stata correre gli
ultimi km a piedi con gli sci sulle spalle, verso l’arrivo di Gressoney La
Trinité, mentre il marito di Cristina ci gridava che stavamo per fare il record
femminile del percorso. Tutte e tre abbiamo tagliato il traguardo con la gioia
negli occhi, quello è stato un momento di felicità pura, nonostante la
stanchezza delle 6 ore di gara, la fatica, il freddo patito.”
Quali meccanismi psicologici ti hanno aiutano nello sport? “Quello che mi ha aiutato maggiormente
a raggiungere i risultati agonistici più prestigiosi è stato il continuo
allenamento della forza di volontà e della determinazione a concretizzare gli
obiettivi prefissati. Preparandomi per una gara pensavo sempre di voler dare il
massimo, ogni volta partivo per vincere e facevo di tutto perché fosse così. La
capacità di concentrazione e di isolarmi da tutto quanto avevo intorno, per
focalizzarmi solo sull’obiettivo, sono state un punto di forza che mi ha sempre
aiutato molto a concretizzare importanti traguardi non solo nello sport ma
anche nello studio e nella vita professionale.”
Ora
è il momento per dedicarci a quello che vogliamo realizzare, quando hai in
mente qualcosa di importante bisogna impegnarsi e focalizzarsi sul compito
mettendo da parte il resto.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Ho scoperto che nel momento in cui
vengo messa a dura prova riesco a trovare la forza per reagire e superare il
momento di difficoltà. Riuscire a fare appello a tutte le risorse interne
disponibili è stato per me vitale nel momento in cui ho dovuto superare la
prova finora più difficile della mia vita: la morte del mio compagno in
incidente stradale il 21 settembre 2016.”
A
volte nella vita ci sono prove davvero durissime da affrontare, gestire e
superare; non si è mai pronti per questo, le fasi da attraversare sono
durissime ed è importante accettare e rispettare i propri tempi e le proprie
modalità per ritornare alla quotidianità e riprendere in mano le redini della
propria vita.
Quali sensazioni sperimenti o hai sperimentato nello sport? “Innanzitutto ogni volta che pratico
sport, che sia la corsa o lo sci alpinismo, vivo una bella sensazione di
libertà, gioia, di “lasciar andare”. Anche se la sensazione è quella di fare
fatica, a seconda dell’intensità delle uscite di allenamento, è subito
accompagnata da una sensazione di benessere, in particolare al termine
dell’attività fisica. D’altronde è ormai noto che questo benessere che si prova
sia dovuto al rilascio delle endorfine ma, a livello personale, rappresenta per
me il momento in cui mi sento di nuovo
carica di energie, soprattutto se all’inizio della sessione di allenamento ho
fatto fatica “a partire”. Un’altra bella sensazione che mi regala lo sport è
quella del forte contatto con la natura, riesco a provare un forte legame con
l’ambiente circostante che mi permette.”
Vero,
a volte si ha difficoltà a partire, a mettersi in moto e poi i benefici che si
sperimentano sono immensi e sorprendenti e questo è importante ricordarselo per
le prossime volte.
Hai dovuto scegliere lasciare lo sport a causa di studi o lavoro? “Ho dovuto scegliere di lasciare lo sci
alpinismo agonistico nel momento in cui mi sono laureata e ho avviato la mia
carriera professionale da libera professionista. Dopo 3 anni da atleta in forze
al Centro Sportivo Esercito e 7 anni in squadra nazionale ho dovuto scegliere
se continuare a fare dello sci alpinismo la mia “professione” oppure se
lasciare il CSE. Pensando al mio futuro non solo sportivo non ho avuto
esitazioni nel scegliere la libertà dal corpo militare per poter avere la
possibilità di avviare un’attività professionale in proprio, che tutt’ora
gestisco e che mi regala delle belle soddisfazioni, nonostante la fatica e
l’impegno quotidiano. Non posso nascondere che l’agonismo mi manca e che ho
dovuto superare periodi di crisi, in cui
mi chiedevo se avessi fatto davvero la scelta giusta per me… Ho dovuto
spesso fare appello alle risorse interne che avevo sviluppato grazie allo
sport, trasferendo la stessa grinta che avevo in gara nell’ambito professionale
per poter raggiungere gli obiettivi che mi prefisso giorno dopo giorno.”
E’
sempre difficile scegliere e nella vita spesso dobbiamo decidere di prendere o
lasciare qualcosa e bisogna trovare un equilibrio sano tra sfera personale,
famiglia e lavoro per vivere al meglio.
Riesci a immaginare una vita senza sport? “Assolutamente no…! Lo sport è parte
integrante della mia vita quotidiana. Nonostante io abbia ormai lasciato
l’attività agonistica da anni continuo a praticare sport con entusiasmo
innanzitutto per mantenermi in salute, per mettermi costantemente alla prova,
per ricaricare le energie dopo una giornata di lavoro.”
Come hai gestito eventuali crisi, infortuni? “Il mio infortunio più grave è stata la
rottura del legamento crociato del ginocchio destro nel febbraio del 2004, ad
un mese dai campionati mondiali di sci alpinismo, ai quali avrei dovuto
prendere parte in qualità di atleta della squadra nazionale italiana. La
gestione dell’infortunio non è stata semplice: per me significava rinunciare ai
Mondiali, per cui mi stavo preparando da mesi, e soprattutto avrebbe comportato
un lungo periodo di recupero. Il primo mese dopo l’operazione è stato il più
difficile in assoluto a causa del dolore forte al ginocchio che non mi dava
tregua. Notti insonni, necessità di assistenza e mancanza di autonomia nei
movimenti, insofferenza a causa della mancanza di attività fisica….Ho dovuto
fare appello a tutte le mie risorse interne per cercare di adattarmi alla nuova
situazione e accettarla. Nonostante l’operazione fosse andata bene, il recupero
attraverso la fisioterapia è stato molto lungo e faticoso, il ginocchio non
sgonfiava, ero terrorizzata dal pensare di non poter più correre o di dover
rinunciare al tornare ai carichi di allenamento a cui ero abituata.
Ho dovuto
cambiare tre specialisti prima di trovare il fisioterapista che finalmente
riuscì ad aiutarmi a recuperare completamente tutti i movimenti dell’articolazione,
compresa la distensione completa. Ricordo ancora con molto piacere e affetto lo
specialista che mi portò alla completa guarigione perché, in quel difficile
momento, è stata la persona che più mi ha motivato a non mollare e a pensare che
tutto sarebbe andato a posto, oltre ai miei genitori, ovviamente. Una volta
recuperato l’uso completo dell’articolazione ho dovuto riprendere gradatamente
ad allenarmi, dedicando molte ore alla bici (da corsa). In quel periodo ero
fidanzata con un ciclista quasi professionista e, il risvolto positivo
dell’infortunio, è stata la possibilità di provare uno sport che mi regalò
un’esperienza completamente nuova. Dal momento che le uscite in bici in
allenamento davano buoni riscontri, incoraggiata dal mio compagno, decisi di
provare anche a gareggiare. E mi stupisco ancora oggi della mia vittoria alla
Kappa Marathon 2005, gara di bici da corsa il cui percorso includeva anche una
delle salite più dure del giro d‘Italia, quella al Colle delle Finestre della
Valle di Susa. L’arrivo della gara era a Sestrière. Quell’anno vinsi la gara
femminile del mediofondo con 10’ di vantaggio sulla seconda classificata,
mentre il mio fidanzato vinse la gara maschile.”
http://www.ciclismo.it/dondoglio-bis-alla-kappa-marathon-1-kappa-marathon
Che
spettacolo! Molto sorprendente Chiara, nello sport in ogni situazione riesce a
tirare fuori le risorse occorrenti come se avesse il cilindro di un mago,
grazie a tanta passione e motivazione.
Quale messaggio vuoi rivolgere ai ragazzi per farli avvicinare a questo
sport?
“Vorrei dire loro che innanzitutto lo sport, a prescindere dalla disciplina
praticata, è lo strumento più potente che la natura ci ha regalato per
mantenerci in salute, per superare le difficoltà quotidiane, per migliorare
ogni giorni di più perché, citando il Dalai Lama, “attraverso l’allenamento noi
possiamo cambiare, noi possiamo trasformare noi stessi”. Lo sport ci mette alla
prova, ci consente di superare ogni volta il nostro limite, ci regala emozioni
uniche ma soprattutto ci aiuta a formare il carattere e ad affrontare i
problemi della vita, a superarli e a non subirli. Lo sci alpinismo, in
particolare, essendo uno sport di montagna estremo, ci obbliga a passare spesso
attraverso la sofferenza fisica, legata non solo alla fatica ma anche alle
condizioni ambientali, prima di raggiungere il traguardo. Per me ogni uscita di
sci alpinismo è un po’ una metafora della vita, un viaggio bellissimo e nello
stesso tempo duro, a volte massacrante, che però dobbiamo saper assaporare
attimo dopo attimo, nonostante la fatica e la sofferenza che possiamo provare,
perché ci consente di vivere luoghi naturali unici, regalandoci ogni volta
incredibili sensazioni. E la stessa tenacia che si sviluppa nel raggiungere
sempre la cima, nonostante la stanchezza fisica o le avversità di un ambiente
aspro come quello di alta montagna, si può trasferire nella vita quotidiana di
tutti i giorni. Questo è il regalo più bello dello sport e non è necessario
praticarlo a livello agonistico per acquisirne tutti i benefici: l’abitudine
alla pratica constante e alla disciplina secondo me fa miracoli anche nella
vita quotidiana.
Per questo motivo ho deciso di dedicare la mia intera attività
professionale a diffondere tra i giovani il messaggio: 'Vinci nello studio, vinci nello sport' , che è il motto della scuola privata di Aosta da me personalmente
fondata e tutt’ora gestita. Sulla base del noto principio 'Mens sana in corpore
sanoì vorrei spronare i giovani di oggi alla pratica sportiva e far loro
scoprire tutti i vantaggi che da essa ne derivano, in primis lo sviluppo di una
migliore capacità di organizzazione e concentrazione, che avrà risvolti
positivi immediati sull’attività di studio. Attività fisica e attività
intellettuale sono strettamente collegate, il miglioramento dell’una influisce
sul miglioramento dell’altra: non solo questo principio è stato scientificamente
dimostrato ma lo si riscontra spesso in ambito scolastico, dal momento che gli
alunni migliori a scuola sono di solito anche bravi atleti.”
Un
bel messaggio da cogliere da parte dei giovani e degli adulti, è proprio vero
che lo sport forgia il carattere e costruisce personalità forti e solide, aiuta
a definire propri obiettivi da raggiungere, a conoscere proprio corpo e proprie
capacità, aiuta a credere in se stessi, a superare momenti difficili, a fare
squadra, corpo e mente diventano alleati vincenti, scuola e sport ottimo
binomio.
Prossimi obiettivi? Sogni da realizzare? “In campo professionale l’obiettivo
principale è quello di far crescere ancora la scuola privata che gestisco,
caratterizzandola proprio come scuola in cui il ruolo dello sport, quale
strumento fondamentale di crescita per i ragazzi, è pienamente riconosciuto.
Tante sono le idee che ho in mente di sviluppare per diffondere il messaggio 'Vinci nello Studio, Vinci nello Sport', creando anche iniziative a carattere
turistico-sportivo-culturale rivolte ai giovani che possano rappresentare per
loro importanti esperienze nel loro percorso di educazione scolastica. In
ambito sportivo personale il sogno è molto semplice: continuare a praticare lo
sport, dalla corsa allo sci alpinismo, agli sport di montagna che più mi
piacciono, per poter godere finché potrò di tutti i grandi benefici
dell’attività fisica praticata in ambienti naturali unici. Al momento non ho
particolari obiettivi agonistici in programma, lascio che sia la naturale
evoluzione della pratica sportiva quotidiana a portarmi dove 'sentirò' di voler
arrivare in ogni determinato momento della mia vita.”
Condivido
il messaggio di Chiara per una scuola per i ragazzi vincente nello studio,
nello sport e nella vita e invito a seguirla nei camp running che organizza: “The Heart of Kenyan Running”, un
viaggio unico che, attraverso la corsa, vi porterà nel cuore degli altipiani
del Kenya, a stretto contatto con la cultura e le tradizioni dei più forti
corridori al mondo.
Per
informazioni dettagliate sulle attività, sullo staff e sull'organizzazione
scrivere a Chiara Raso - chiara.tts@gmail.com presso T.T.S.srl.
Un’intervista a Chiara è riportata nel libro “Cosa spinge le persone a fare sport?” – 12 febbraio 2020 di Matteo Simone (Autore).
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