sabato 7 aprile 2018

Chiara Raso, sci: Il giorno più bello la vittoria del Trofeo Mezzalama nel 2003

Matteo Simone

Lo sport offre preziose opportunità di conoscenza di se stessi e degli altri.

Permette di incontrare persone, località e mondi. Ho partecipato a uno stage running in Kenya a Iten, la città dei Campioni, e sono tornato a casa arricchito di sensazioni ed emozioni e soprattutto di nuove amicizie, tra le quali Chiara Raso, ex atleta C.S. Esercito da 09/2002 a 09/2005 ora Sci Club Saint-Nicolas (Aosta).
Di seguito, Chiara Raso racconta la sua esperienza sportiva rispondendo ad alcune mie domande.
Ti sei sentita campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Il giorno più bello per me è stato quello della vittoria del Trofeo Mezzalama nel 2003. E’ una gara storica di sci alpinismo il cui percorso si sviluppa interamente in Valle d’Aosta, dove sono nata: 42km a 4.000m di quota, con partenza da Cervinia e arrivo a Gressoney, attraversando i ghiacciai del Castore e del Lyskamm. Il giorno della mia vita in cui mi sono sentita campionessa è stato però quando, con le lacrime agli occhi e straziata dal dolore, sono uscita a correre, qualche giorno dopo la morte del mio compagno, che ha perso la vita in un incidente d’auto il 21 settembre 2016, atleta Keniano di livello internazionale con PB di 60’33” sulla distanza della mezza maratona.”

Quando gareggi e vinci in casa, la gioia è immensa e resta nel cuore per sempre per ricordarti di quello che sei riuscito a fare nella tua terra, nei tuoi posti davanti alle persone care. Lo sport, oltre alla performance, ti permette di scaricare tensioni ed elaborare situazioni, ti permette di rimetterti in moto appropriandoti di te stesso, delle tue sensazioni corporee, scoprendo che bisogna andare avanti con quello che c’è il momento presente cercando di prendere nuove direzioni con le risorse residue.
Cosa e quali persone hanno contribuito al tuo benessere o performance?Innanzitutto la mia famiglia e i miei genitori, che hanno sempre creduto in me e mi hanno sempre motivato, confortato nei momenti più difficili e accompagnato nel corso di tutti gli anni della mia carriera agonistica. Poi conservo sempre un bel ricordo dei miei compagni di squadra quando ero atleta del Centro Sportivo Esercito. Dal momento che lo sci alpinismo era da poco entrato a far parte delle discipline FISI, ero l’unica atleta donna di livello nazionale della squadra dell’esercito. Con i miei compagni eravamo molto affiatati, abbiamo condiviso tanti allenamenti, gare e trasferte e prima delle gare ci si motivava a vicenda. Voglio citare anche la campionessa del mondo svizzera, Cristina Favre Moretti, che è stata per me un grande esempio di atleta e di persona, è stata un po’ la mia guida e “maestra”, soprattutto quando avevo appena iniziato a gareggiare. Con Cristina ho condiviso la vittoria più importante della mia carriera, quella del Trofeo Mezzalama 2003, tanti allenamenti nel vallese della svizzera, tante gare e trasferte internazionali.”

Nello sport è importante non essere soli, a volte può essere di grande aiuto avere qualcuno vicino soprattutto nei momenti più delicati e difficili. Avere una famiglia, amici o persone dello staff pronti a supportanti è molto auspicabile e la condivisione con altri atleti permette di superare la fatica e i momenti più difficili negli allenamenti e nelle gare.
Qual è stata la gara sportiva della dove hai sperimentato le emozioni più belle?Il Trofeo Mezzalama 2003. Quell’anno, in cui, con le mie 2 compagne di squadra, ho vinto il Trofeo Mezzalama, le condizioni metereologiche e ambientali del percorso erano al limite dell’annullamento della competizione: temperature sotto zero, vento forte in quota, visibilità al limite, rischio di congelamento. Molte squadre, sia maschili che femminili, si sono ritirate a causa del gelo e del vento. Noi abbiamo continuato fino alla fine stabilendo anche il record del percorso femminile. La mia motivazione e quelle delle mie compagne di squadra era fortissima. Io avevo 21 anni ed era la mia prima competizione di alto livello internazionale di sci alpinismo. Una delle mie due compagne, Arianna Follis (azzurra di sci di fondo) aveva da poco perso il fratello, Leonardo, atleta del corpo sportivo della Forestale, morto sotto una valanga mentre si stava allenando proprio in preparazione al Trofeo Mezzalama. Per la svizzera Cristina Favre Moretti, la terza componente della squadra, si trattava di confermare con un altro prestigioso risultato la sua incredibile stagione agonistica, che l’aveva coronata campionessa mondiale di sci alpinismo. 
Dal primo all’ultimo metro è stata una gara talmente emozionante che posso rivivere attimo per attimo ancora oggi, anche se sono passati ormai tanti anni. Ci eravamo preparate per mesi curando tutti i dettagli, dai materiali alle prove tecniche sul percorso, sia in salita che nei tratti a piedi e soprattutto in discesa. Da regolamento dovevamo scendere legate in cordate e avevamo dovuto trovare la nostra strategia per trovare il giusto ritmo che ci consentisse di mantenere un’alta velocità senza rischiare di infortunarci. Il giorno della gara eravamo pronte, felici di provare a dare il nostro meglio e tutte e tre più che determinate a conquistarci una vittoria finale. L’emozione più bella è stata correre gli ultimi km a piedi con gli sci sulle spalle, verso l’arrivo di Gressoney La Trinité, mentre il marito di Cristina ci gridava che stavamo per fare il record femminile del percorso. Tutte e tre abbiamo tagliato il traguardo con la gioia negli occhi, quello è stato un momento di felicità pura, nonostante la stanchezza delle 6 ore di gara, la fatica, il freddo patito
.”
Quali meccanismi psicologici ti hanno aiutano nello sport?
Quello che mi ha aiutato maggiormente a raggiungere i risultati agonistici più prestigiosi è stato il continuo allenamento della forza di volontà e della determinazione a concretizzare gli obiettivi prefissati. Preparandomi per una gara pensavo sempre di voler dare il massimo, ogni volta partivo per vincere e facevo di tutto perché fosse così. La capacità di concentrazione e di isolarmi da tutto quanto avevo intorno, per focalizzarmi solo sull’obiettivo, sono state un punto di forza che mi ha sempre aiutato molto a concretizzare importanti traguardi non solo nello sport ma anche nello studio e nella vita professionale.”

Ora è il momento per dedicarci a quello che vogliamo realizzare, quando hai in mente qualcosa di importante bisogna impegnarsi e focalizzarsi sul compito mettendo da parte il resto.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica?Ho scoperto che nel momento in cui vengo messa a dura prova riesco a trovare la forza per reagire e superare il momento di difficoltà. Riuscire a fare appello a tutte le risorse interne disponibili è stato per me vitale nel momento in cui ho dovuto superare la prova finora più difficile della mia vita: la morte del mio compagno in incidente stradale il 21 settembre 2016.”

A volte nella vita ci sono prove davvero durissime da affrontare, gestire e superare; non si è mai pronti per questo, le fasi da attraversare sono durissime ed è importante accettare e rispettare i propri tempi e le proprie modalità per ritornare alla quotidianità e riprendere in mano le redini della propria vita.
Quali sensazioni sperimenti o hai sperimentato nello sport?Innanzitutto ogni volta che pratico sport, che sia la corsa o lo sci alpinismo, vivo una bella sensazione di libertà, gioia, di “lasciar andare”. Anche se la sensazione è quella di fare fatica, a seconda dell’intensità delle uscite di allenamento, è subito accompagnata da una sensazione di benessere, in particolare al termine dell’attività fisica. D’altronde è ormai noto che questo benessere che si prova sia dovuto al rilascio delle endorfine ma, a livello personale, rappresenta per me  il momento in cui mi sento di nuovo carica di energie, soprattutto se all’inizio della sessione di allenamento ho fatto fatica “a partire”. Un’altra bella sensazione che mi regala lo sport è quella del forte contatto con la natura, riesco a provare un forte legame con l’ambiente circostante che mi permette.”

Vero, a volte si ha difficoltà a partire, a mettersi in moto e poi i benefici che si sperimentano sono immensi e sorprendenti e questo è importante ricordarselo per le prossime volte.
Hai dovuto scegliere lasciare lo sport a causa di studi o lavoro?Ho dovuto scegliere di lasciare lo sci alpinismo agonistico nel momento in cui mi sono laureata e ho avviato la mia carriera professionale da libera professionista. Dopo 3 anni da atleta in forze al Centro Sportivo Esercito e 7 anni in squadra nazionale ho dovuto scegliere se continuare a fare dello sci alpinismo la mia “professione” oppure se lasciare il CSE. Pensando al mio futuro non solo sportivo non ho avuto esitazioni nel scegliere la libertà dal corpo militare per poter avere la possibilità di avviare un’attività professionale in proprio, che tutt’ora gestisco e che mi regala delle belle soddisfazioni, nonostante la fatica e l’impegno quotidiano. Non posso nascondere che l’agonismo mi manca e che ho dovuto superare periodi di crisi, in cui  mi chiedevo se avessi fatto davvero la scelta giusta per me… Ho dovuto spesso fare appello alle risorse interne che avevo sviluppato grazie allo sport, trasferendo la stessa grinta che avevo in gara nell’ambito professionale per poter raggiungere gli obiettivi che mi prefisso giorno dopo giorno.”

E’ sempre difficile scegliere e nella vita spesso dobbiamo decidere di prendere o lasciare qualcosa e bisogna trovare un equilibrio sano tra sfera personale, famiglia e lavoro per vivere al meglio.
Riesci a immaginare una vita senza sport?Assolutamente no…! Lo sport è parte integrante della mia vita quotidiana. Nonostante io abbia ormai lasciato l’attività agonistica da anni continuo a praticare sport con entusiasmo innanzitutto per mantenermi in salute, per mettermi costantemente alla prova, per ricaricare le energie dopo una giornata di lavoro.
Come hai gestito eventuali crisi, infortuni?Il mio infortunio più grave è stata la rottura del legamento crociato del ginocchio destro nel febbraio del 2004, ad un mese dai campionati mondiali di sci alpinismo, ai quali avrei dovuto prendere parte in qualità di atleta della squadra nazionale italiana. La gestione dell’infortunio non è stata semplice: per me significava rinunciare ai Mondiali, per cui mi stavo preparando da mesi, e soprattutto avrebbe comportato un lungo periodo di recupero. Il primo mese dopo l’operazione è stato il più difficile in assoluto a causa del dolore forte al ginocchio che non mi dava tregua. Notti insonni, necessità di assistenza e mancanza di autonomia nei movimenti, insofferenza a causa della mancanza di attività fisica….Ho dovuto fare appello a tutte le mie risorse interne per cercare di adattarmi alla nuova situazione e accettarla. Nonostante l’operazione fosse andata bene, il recupero attraverso la fisioterapia è stato molto lungo e faticoso, il ginocchio non sgonfiava, ero terrorizzata dal pensare di non poter più correre o di dover rinunciare al tornare ai carichi di allenamento a cui ero abituata. 
Ho dovuto cambiare tre specialisti prima di trovare il fisioterapista che finalmente riuscì ad aiutarmi a recuperare completamente tutti i movimenti dell’articolazione, compresa la distensione completa. Ricordo ancora con molto piacere e affetto lo specialista che mi portò alla completa guarigione perché, in quel difficile momento, è stata la persona che più mi ha motivato a non mollare e a pensare che tutto sarebbe andato a posto, oltre ai miei genitori, ovviamente. Una volta recuperato l’uso completo dell’articolazione ho dovuto riprendere gradatamente ad allenarmi, dedicando molte ore alla bici (da corsa). In quel periodo ero fidanzata con un ciclista quasi professionista e, il risvolto positivo dell’infortunio, è stata la possibilità di provare uno sport che mi regalò un’esperienza completamente nuova. Dal momento che le uscite in bici in allenamento davano buoni riscontri, incoraggiata dal mio compagno, decisi di provare anche a gareggiare. E mi stupisco ancora oggi della mia vittoria alla Kappa Marathon 2005, gara di bici da corsa il cui percorso includeva anche una delle salite più dure del giro d‘Italia, quella al Colle delle Finestre della Valle di Susa. L’arrivo della gara era a Sestrière. Quell’anno vinsi la gara femminile del mediofondo con 10’ di vantaggio sulla seconda classificata, mentre il mio fidanzato vinse la gara maschile.”
http://www.ciclismo.it/dondoglio-bis-alla-kappa-marathon-1-kappa-marathon

Che spettacolo! Molto sorprendente Chiara, nello sport in ogni situazione riesce a tirare fuori le risorse occorrenti come se avesse il cilindro di un mago, grazie a tanta passione e motivazione.
Quale messaggio vuoi rivolgere ai ragazzi per farli avvicinare a questo sport?Vorrei dire loro che innanzitutto lo sport, a prescindere dalla disciplina praticata, è lo strumento più potente che la natura ci ha regalato per mantenerci in salute, per superare le difficoltà quotidiane, per migliorare ogni giorni di più perché, citando il Dalai Lama, “attraverso l’allenamento noi possiamo cambiare, noi possiamo trasformare noi stessi”. Lo sport ci mette alla prova, ci consente di superare ogni volta il nostro limite, ci regala emozioni uniche ma soprattutto ci aiuta a formare il carattere e ad affrontare i problemi della vita, a superarli e a non subirli. Lo sci alpinismo, in particolare, essendo uno sport di montagna estremo, ci obbliga a passare spesso attraverso la sofferenza fisica, legata non solo alla fatica ma anche alle condizioni ambientali, prima di raggiungere il traguardo. Per me ogni uscita di sci alpinismo è un po’ una metafora della vita, un viaggio bellissimo e nello stesso tempo duro, a volte massacrante, che però dobbiamo saper assaporare attimo dopo attimo, nonostante la fatica e la sofferenza che possiamo provare, perché ci consente di vivere luoghi naturali unici, regalandoci ogni volta incredibili sensazioni. E la stessa tenacia che si sviluppa nel raggiungere sempre la cima, nonostante la stanchezza fisica o le avversità di un ambiente aspro come quello di alta montagna, si può trasferire nella vita quotidiana di tutti i giorni. Questo è il regalo più bello dello sport e non è necessario praticarlo a livello agonistico per acquisirne tutti i benefici: l’abitudine alla pratica constante e alla disciplina secondo me fa miracoli anche nella vita quotidiana. 
Per questo motivo ho deciso di dedicare la mia intera attività professionale a diffondere tra i giovani il messaggio: 'Vinci nello studio, vinci nello sport' , che è il motto della scuola privata di Aosta da me personalmente fondata e tutt’ora gestita. Sulla base del noto principio 'Mens sana in corpore sanoì vorrei spronare i giovani di oggi alla pratica sportiva e far loro scoprire tutti i vantaggi che da essa ne derivano, in primis lo sviluppo di una migliore capacità di organizzazione e concentrazione, che avrà risvolti positivi immediati sull’attività di studio. Attività fisica e attività intellettuale sono strettamente collegate, il miglioramento dell’una influisce sul miglioramento dell’altra: non solo questo principio è stato scientificamente dimostrato ma lo si riscontra spesso in ambito scolastico, dal momento che gli alunni migliori a scuola sono di solito anche bravi atleti
.”

Un bel messaggio da cogliere da parte dei giovani e degli adulti, è proprio vero che lo sport forgia il carattere e costruisce personalità forti e solide, aiuta a definire propri obiettivi da raggiungere, a conoscere proprio corpo e proprie capacità, aiuta a credere in se stessi, a superare momenti difficili, a fare squadra, corpo e mente diventano alleati vincenti, scuola e sport ottimo binomio.
Prossimi obiettivi? Sogni da realizzare?
In campo professionale l’obiettivo principale è quello di far crescere ancora la scuola privata che gestisco, caratterizzandola proprio come scuola in cui il ruolo dello sport, quale strumento fondamentale di crescita per i ragazzi, è pienamente riconosciuto. Tante sono le idee che ho in mente di sviluppare per diffondere il messaggio 'Vinci nello Studio, Vinci nello Sport', creando anche iniziative a carattere turistico-sportivo-culturale rivolte ai giovani che possano rappresentare per loro importanti esperienze nel loro percorso di educazione scolastica. In ambito sportivo personale il sogno è molto semplice: continuare a praticare lo sport, dalla corsa allo sci alpinismo, agli sport di montagna che più mi piacciono, per poter godere finché potrò di tutti i grandi benefici dell’attività fisica praticata in ambienti naturali unici. Al momento non ho particolari obiettivi agonistici in programma, lascio che sia la naturale evoluzione della pratica sportiva quotidiana a portarmi dove 'sentirò' di voler arrivare in ogni determinato momento della mia vita.”

Condivido il messaggio di Chiara per una scuola per i ragazzi vincente nello studio, nello sport e nella vita e invito a seguirla nei camp running che organizza:
“The Heart of Kenyan Running”, un viaggio unico che, attraverso la corsa, vi porterà nel cuore degli altipiani del Kenya, a stretto contatto con la cultura e le tradizioni dei più forti corridori al mondo.
Per informazioni dettagliate sulle attività, sullo staff e sull'organizzazione scrivere a Chiara Raso - chiara.tts@gmail.com presso T.T.S.srl.
Un’intervista a Chiara è riportata nel libro “Cosa spinge le persone a fare sport?” – 12 febbraio 2020 di Matteo Simone (Autore). 

Nessun commento:

Translate