La fatica davvero diventa amica dell'atleta, più si fatica e più si è riconoscenti quando è finita, più è ripida la salita e più si è soddisfatti quando si arriva in cima.
Se vuoi, se ci credi, tutto passa, tutto cambia, passa la
fatica, passa la salita, quello che rimane è la consapevolezza della forza
interiore acquisita che aiuterà non solo nello sport ma anche nella vita
quotidiana, lavorativa, familiare, relazionale, individuale.
Lo sport diventa
allenamento alla vita, alle intemperie interiori. Insieme è molto meglio nella condivisione
dell'esperienza di fatica e poi anche di gioia, entusiasmo, soddisfazione. Lo
sport davvero avvicina persone, culture, mondi e rende felici e resilienti
sintonizzandosi sull'obiettivo da portare avanti seguendo mete e direzioni ed
essendo sempre pronti a rimodulare tutto cavalcando l'onda del cambiamento e utilizzando
risorse residue, che diventano a volte sorprendenti e rinnovabili. Questo è il
vantaggio dello sport.
Davide
Bassi, istruttore di primo livello di trail running
(Federazione Fisky), illustra il valore della fatica nella risposta a una mia
domanda.
Quale può essere un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? “Ci penso spesso. Il mio amore era innato. Però a me in qualche modo 'ha salvato la vita'. Mi insegna ogni giorno il valore della fatica. La fatica è un bellissimo valore. Purtroppo i giovani di oggi sono estremi: o sono invasati e fighetti. O sono disinteressati. Bisogna partire con dei programmi formativi nelle scuole e coinvolgere anche i genitori.”
Dietro lo sport c’è un mondo fatto di tanta fatica e impegno con passione e determinazione, tanti pensieri e dubbi, tante sfide e sogni da realizzare, tante prove in allenamento e gara, tante persone dietro gli atleti; chi rema a favore e chi contro, ma anche tante gioie e soddisfazione oltre a tanti aspetti da curare quali forza fisica e mentale, resistenza, fiducia in sé, clima di squadra, coordinazione, si porta a casa sempre tanti insegnamenti, esperienze che fanno crescere e maturare.
Dietro lo sport c’è un mondo fatto di tanta fatica e impegno con passione e determinazione, tanti pensieri e dubbi, tante sfide e sogni da realizzare, tante prove in allenamento e gara, tante persone dietro gli atleti; chi rema a favore e chi contro, ma anche tante gioie e soddisfazione oltre a tanti aspetti da curare quali forza fisica e mentale, resistenza, fiducia in sé, clima di squadra, coordinazione, si porta a casa sempre tanti insegnamenti, esperienze che fanno crescere e maturare.
Per
ottenere qualcosa bisogna faticare, impegnarsi un po’ soffrire, incontrare
discese e salite e arrivare a conclusione sperimentando soddisfazione e gioia
oltre che dolore e sofferenza, questa sembra essere l’esperienza di molti
atleti soprattutto degli ultrarunner o
comunque atleti di endurance che fanno sport per un tempo prolungato a volte
anche per giorni interi. Nella mente degli ultramaratoneti ci sono sempre sfide
e chilometri da percorrere in allenamento e in gara.
Ne
è consapevole anche l’ultrarunner Paola Grilli che lo piega rispondendo a una
mia domanda.
Qual è stata la gara della tua vita? La gara
più difficile? “La gara più difficile
della mia vita l’ho conclusa per la terza volta domenica 20 maggio 2018, per la
terza volta ho chiuso la 9 colli running km 202.”
Cosa hai scoperto di te stessa nel praticare sport? “Che ogni fatica ti porta ad una gioia immensa ed a una sensibilità
maggiore.”
Lo sport
permette di sperimentarsi, mettersi in gioco, uscire fuori dalla zona di
confort per apprendere sempre dall’esperienza, per conoscersi meglio, ascoltare
se stessi durante la fatica, attraverso il respiro e le sensazioni corporee,
sempre pronti ad emozionarsi.
Nella
vita si fanno delle scelte, molti preferiscono poltrire o restare in una zona
di estremo confort, altri per sentirsi vivi devono sentire il proprio corpo, le
proprie sensazioni corporee, il cuore che palpita, il respiro affannoso, il
sudore colare da proprio corpo, il senso di fame, sete, freddo, caldo.
Lo
sport regala emozioni uniche che ripaga la fatica condivisa dove si sperimenta
un mondo partecipando a manifestazioni ed eventi, attraverso lo sport si
conoscono nuove persone, avvengono incontri e confronti, insieme si può
arrivare ovunque.
Lo sport abbatte muri e barriere anche generazionali, lo
sport ti rimette al mondo facendoti faticare con i più giovani, nello sport si
può notare e apprezzare la ciclicità della vita: partenze e arrivi, fatica e poi
recupero e riposo per alleviare stanchezza e fatica, per renderci più leggeri.
C’è sempre più consapevolezza che
l’esercizio fisico è una sorta di medicinale senza effetti collaterali per il
raggiungimento di uno stato di benessere psicofisico, emotivo e relazionale.
E’
importante lavorare su obiettivi, superare errori e sconfitte, si impara da tutto
ciò che succede e si può fare meglio in futuro come individui e come squadra
conoscendosi meglio.
Si
impara sempre dall'esperienza, importante è uscire dalla zona di comfort, si
può scegliere di restare seduti dietro le quinte, comodi, ma solo mettendosi in
gioco e facendo esperienza ci possono essere i presupposti per far meglio e
conoscersi meglio. Lo
sport rende felici nonostante la fatica, nonostante le salite, nonostante le
avverse condizioni climatiche.
Per ottenere qualcosa bisogna crederci; fidarsi
e affidarsi; essere consapevole delle proprie capacità e limiti; impegnarsi
duramente; essere determinato; mettere in conto infortuni, avversari più forti,
sconfitte e momenti bui; rialzarsi sempre e ripartire con pazienza, senza
fretta, con modestia e umiltà, rispettando gli altri e apprezzando sempre
l'esperienza che da frutti importanti da portare a casa con serenità.
Questo
è lo sport che vogliamo, si può fare tutto con cautela e attenzione, fidandosi
e affidandosi, iniziando a piccoli passi lenti con minimi obiettivi e poi
ognuno prende la sua strada più o meno lunga, più o meno difficile.
Lo
sport regala emozioni uniche che ripaga la fatica condivisa e dove si
sperimenta un mondo partecipando a manifestazioni ed eventi come ad esempio la
transumanza da Falasche Anzio a Jenne un percorso di circa 110km.
Una volta
si faceva dal mare ai monti, mentre ora podisti ripercorrono queste strade
correndo a frazioni di alcuni chilometri per ricordare, riportare a memoria antiche
tradizioni, rimarcare la fatica di una volta per un benessere comune di uomini e animali, per dimostrare che lo sport avvicina mari e montagne,
persone, culture e mondi.
Attraverso lo sport si conoscono
nuove persone, avvengono incontri e confronti, insieme si
può arrivare ovunque, lo sport abbatte muri e barriere anche
generazionali, rimette al mondo facendo faticare con i più giovani, notando la ciclicità della vita come nello
sport, partenze e arrivi, fatica e poi recupero e riposo con musica e canti per
alleviare stanchezza e fatica, per renderci più leggeri.
Per
l’ultrarunner Angela Gargano, la fatica
non esiste lo spiega rispondendo ad alcune mie domande.
Ti sei sentita campionessa nello
sport? “Ho vinto qualche maratona ed ultra, nel 2002 ho corso 100 maratone in
un anno solare ed inscritta nel Guinness World Record, ad Antibes ho stabilito
la migliore prestazione femminile italiana della 6 giorni (564,220 km) e ad
Atene la migliore prestazione femminile italiana della 10 giorni (826,00 km),
ma non mi sono mai sentita una campionessa. Però, una sola volta mi sono
sentita tale, e non per aver vinto, semplicemente per aver tagliato il
traguardo della Nove Colli (202 km).”
Qual è una
esperienza che ti dà la convinzione che ce la puoi fare? “La corsa mi ha aiutato a superare tante difficoltà, è riuscita a farmi
sentire più forte, più sicura. Nel 1999 ho portato a termine la Marathon de
Sables, 224 km in cinque giorni in autosufficienza idrica ed alimentare;
pensavo che non sarei stata in grado di arrivare in fondo, e invece ce l’ho
fatta. Questa gara mi forgiato il carattere e ha contribuito a rafforzare la
fiducia nei miei mezzi.”
Quali meccanismi psicologici ti aiutano nello sport? “La fatica non esiste. E’
un fatto psicologico. Basta non pensarci, e svanisce. In gara, può essere
tanta, ma appena da lontano intravedo lo striscione d’arrivo mi sento fresca
come una rosa, e felice taglio il traguardo.”
Chiamateli
pure masochisti o incoscienti ma in realtà a spingere a fare sport di endurance
come Ultramaratone, faticando anche nelle salite è il benessere che si
sperimenta, un benessere particolare che agisce sulla testa e si diffonde per
tutto il corpo e rimane ancorato nella propria anima come un'arma da utilizzare
nelle situazioni più difficili emotivamente.
A
volte la fatica rende felici, è quello che sperimentano molti atleti di sport
di endurance come gli ultramaratoneti e i triatleti Ironman, l’ho sperimentato
anch’io soprattutto nella gara più bella della mia vita l’Ironelbaman.
Interessante quello che scriver Murakami nel suo libro L’arte di
correre: “Naturalmente è stata dura,
a un certo punto stavo quasi per perdermi d’animo. Ma in questo sport la fatica
è data per scontata. Se non fosse parte integrante del triathlon o della
maratona, chi mai si darebbe la pena di mettersi alla prova in discipline che
succhiano le nostre energie e il nostro tempo? Proprio nello sforzo enorme e
coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un instante, la
sensazione autentica di vivere.”
La
fatica esiste ma si riesce ad addomesticarla, ci si prepara ad andare oltre, a fare allenamenti sempre più sostenuti nelle diverse condizioni estreme, il
fisico e la mente si adatta un po’ per volta e tutto diventa gestibile e
fattibile. La mente aiuta tanto facendo un lavoro di immaginazione nel momento
della gara, immaginazione del percorso, della fatica che si farà, di quello che
potrebbe accadere. La preparazione è basata anche su questa immaginazione,
l’atleta sa quali sono le parti più difficili da allenare.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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