lunedì 27 agosto 2018

Nella vita ci sono prove davvero durissime da affrontare, gestire e superare

Matteo Simone 

Nella vita ci sono prove davvero durissime da affrontare, gestire e superare; non si è mai pronti per questo, le fasi da attraversare sono durissime ed è importante accettare e rispettare i propri tempi e le proprie modalità per riprendere in mano le redini della propria vita e ritornare alla quotidianità.

Il trauma lascia sempre sconforto, ferite aperte, destabilizza. Non si è mai pronti a cambiamenti di vita disastrosi, drastici. 
Quanto meno te lo aspetti succede l’imprevisto, l’inaspettato e non si è pronti per subire, per stare con il dolore, la sofferenza, la rabbia, la frustrazione, la vergogna, l’incredulità.
Tante sono le associazioni che intervengono per dare un po’ di sollievo, un piccolo aiuto materiale, morale, psicologico. L’aiuto psicologico è importante a seguito di episodi critici, disturbanti, traumatici; la persona ha bisogno di essere messa al sicuro, di essere tutelata, di capire, di rinforzare le proprie capacità di affrontare la situazione.
Gli psicologi del CISOM intervengono dove c’è trauma e tragedia con personale specializzato ad accogliere, contenere, elaborare dolore, sofferenza, panico, disperazione per accompagnare le vittime, familiari e soccorritori lungo un breve percorso di ripresa per indirizzarli gradualmente alla quotidianità.
Interessanti le parole del Cardinale e Arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco: “Il viadotto è crollato: esso – com'è noto – non era solo un pezzo importante di autostrada, ma una via necessaria per la vita quotidiana di molti, un’arteria essenziale per lo sviluppo della Città. Genova però non si arrende: l’anima del suo popolo in questi giorni è attraversata da mille pensieri e sentimenti, ma continuerà a lottare. Come altre volte, noi genovesi sapremo trarre dal nostro cuore il meglio, sapremo spremere quanto di buono e generoso vive in noi e che spesso resta riservato, quasi nascosto. La rete organizzativa e la tempestività a tutti i livelli - istituzionale, di categoria e associazioni –, la professionalità di tutti, la disponibilità generosa di molti, la forza dei feriti, la preghiera e la solidarietà che subito si sono levate da ogni parte della Diocesi, rendono visibile l’anima collettiva della nostra Città. Ci auguriamo che i numerosi sfollati non solo trovino temporanea ospitalità, ma che possano ritrovare presto il necessario calore della casa. E’ l’ora della grande vicinanza. Siamo certi che nel cuore di ognuno stia crescendo per Genova un amore ancora più grande, convinto che essa lo merita, che non può essere dimenticata da nessuno, e che la sua vocazione è scritta nella sua storia di laboriosità e di tenacia, oltre che nella sua posizione di porta fra il mare e il continente.”

L’impatto di un evento stressante sui bambini e gli adulti comporta tante sensazioni, provare forti emozioni, pensieri, comportamenti quali cercare di rimuovere dalla memoria l’accaduto, cercare di non parlare e di non rivivere quello che è successo, evitare ciò che ricorda l’accaduto.
I primi momenti sono i peggiori: il panico, la confusione, il congelamento, tutte sensazioni ed emozioni terribili che nessuno vorrebbe sentire e sperimentare che spiazzano. Si rimane sorpresi e impotenti davanti all'inimmaginabile che crea danni, lutti, dolore, perdite enormi.
Dopo i primi momenti comunque bisogna avere la prontezza, l’istinto, il coraggio di mettere in salvo se stessi e i propri cari, un po’ alla volta bisogna comprendere quello che è successo, quello che ci sta accadendo, quello che non siamo pronti ad affrontare, gestire, superare e organizzarsi.
In questi momenti si cerca di far rete con gli altri, ognuno diventa una risorsa per l’altro, se c’è un coordinamento, in base alle proprie competenze, esperienze, professionalità.
Si ha bisogno di qualcuno che si prende cura, che si preoccupa, che sostiene e supporta, che sostituisce la fragilità del momento, l’incapacità di provvedere a se stessi. Si è in tanti ad intervenire, ognuno diventa una risorsa se ben organizzata, se ben strutturata. Si creano relazioni, nuovi ponti, collaborazioni per aiutare ad aiutarsi quelli che hanno bisogno in questo momento a causa di qualcosa molto grande e terribile.

La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 giugno 2006
Criteri di massima sugli interventi psicosociali da attuare nelle catastrofi” descrive "L’Equipe Psicosociale per le Emergenze": “E’ compito delle Regioni e delle Province Autonome disporre affinché si costituiscano equipe per il supporto psicosociale alla popolazione colpita da calamità. I destinatari degli interventi - le vittime dirette; - i testimoni diretti; - i familiari delle vittime; - i soccorritori, volontari e professionisti, che abbiano prestato il proprio aiuto alle vittime e ai sopravvissuti.”

 
Lo psicologo nelle emergenze si documenta; è presente; incontra l’altro, diverso da lui; è disponibile all'ascolto empatico; si adatta al contesto e al setting; utilizza tecniche di mediazione, negoziazione e gestione dei conflitti; promuove il lavoro di rete.
In una emergenza, lo psicologo deve valutare il contesto dove andrà ad operare e sapere: cosa trova; chi trova; con chi opera; di cosa ha bisogno; quali problemi potrebbe avere.
Arrivato al luogo di intervento lo psicologo deve: rendersi visibile; farsi conoscere; essere “tra”; essere “con”; essere disponibile. Lo Psicologo incontra l’altro diverso da lui.
Lo psicologo è disponibile all’ascolto empatico. Si parla di empatia come qualcosa che serve a comprendere l’altro, a mettersi nei panni dell’altro, per capire il suo stato, la sua situazione, la sua sofferenza, il suo vissuto.
Tra lo psicologo e la persona si crea uno spazio protetto, si condivide uno spazio ed un tempo esclusivo, si abita una distanza ottimale per entrambi, per un tempo stabilito o necessario; questo permette alla persona di fidarsi, affidarsi, parlare delle proprie sensazioni, emozioni.
Ringrazio i volontari autisti del Gruppo CISOM di Genova, Giovanni e Giuseppe per avermi accompagnato tra le zone del dramma e degli sfollati, in particolare Giuseppe per avermi raccontato del suo quartiere, per avermi ospitato a casa sua, per avermi fatto conoscere la sua famiglia, per aver condiviso con me e altri, momenti tristi ma anche momenti di ripresa, di gioco, di condivisione.
Tante persone coinvolte nel disastro soprattutto, gente disperata e traumatizzata, molti fuori di casa senza certezze, tanti “scioccati” per essere passati sul ponte appena in tempo o arrivati in ritardo, tanti familiari in pensiero, tanti che hanno visto e udito dalle finestre, immagini e suoni che hanno bisogno di essere raccontati, elaborati, desensibilizzati. Ho conosciuto tante persone e da ognuno ho preso qualcosa: uno sguardo, una cortesia, un insegnamento.
Tanti gli psicologi che operano, appartenenti alle diverse associazioni, ognuno con l’obiettivo di fare qualcosa per l’altro, di occuparsi del dolore e della sofferenza dell’altro, di essere presente, visibile, pronto a intervenire spontaneamente o su richiesta.
L’aiuto psicologico aiuta a riorganizzarsi, a trovare nuove risorse interne personali, familiari, amicali, di rete locale. L’aiuto psicologico ha come obiettivo di sviluppare la fiducia in se stessi e negli altri, di aiutare ad accettare gradualmente l’accaduto e il cambiamento che ne è derivato, a trovare nuove direzioni, a rimodulare obiettivi.
L’aiuto psicologico aiuta a sostenere, a supportare, a distrarre, a indirizzare, a trovare modalità utili con strumenti efficaci per elaborare l’accaduto, per normalizzare in un primo momento i sintomi e poi per aiutare la persona a sviluppare la consapevolezza di ciò che percepisce nel momento presente, di quello che è successo; per non rimuovere, per non congelare, per non dimenticare ma per sistemare in modo sicuro nella propria esistenza come un’esperienza terribile ma che gradualmente si può attraversare e superare un passo alla volta insieme.
E’ importante riorganizzarsi, mettersi in movimento condividere percorsi e direzioni insieme, riprendere dallo sport per riappropriarsi del proprio quartiere, per prendere nuove direzioni con risorse residue e insieme è ancora meglio, questo è il vantaggio della resilienza anche attraverso lo sport.
L’aiuto psicologico ha come obiettivo l’aiutare la persona a riprendere in mano le redini della propria vita, per poter uscire gradualmente dal tunnel, per potersi rialzare e riprendere a correre la propria vita con nuove modalità e nuove sfide.
L’aiuto psicologico ha l’obiettivo di sviluppare la resilienza nelle persone, aiutare a ricostruire fiducia e relazioni, ricostruire se stessi, la propria attività. L’aiuto psicologico ha l’obiettivo di ritornare gradualmente alla quotidianità, di riprendere le cose lasciate in sospeso, di prendersi cura di sé, di trovare modalità per coccolare e coccolarsi.

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta  
380-4337230 - 21163@tiscali.it 

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