Matteo Simone
Sto approfondendo il mondo delle ultra maratone sia per esperienza diretta sia perché mi sono avvicinato a queste persone.
Ho
scoperto che queste gare estreme diventano in realtà un investimento in termini
di arricchimento personale: sono l’occasione per incrementare la
consapevolezza, l’autoefficacia e la resilienza.
Osservando
queste persone si possono scrivere dei veri trattati e si possono organizzare
corsi di studi. Ciò che più mi ha colpito è: l’esperienza dell’estremo è un
qualcosa che ha a che fare con la gioia di vivere, vivere intensamente, vivere
situazioni forti, superare crisi e problemi, anche i più disperati e difficili.
Tutto ciò diventa una palestra di vita, se lo si trasferisce sulla quotidianità
familiare e lavorativa: la vita può essere affrontata con più sicurezza, con
meno ansie e paure.
Si diventa più pazienti, insomma è un mondo da sperimentare
quello delle gare estreme, da provare gradualmente, con attenzione.
Ammetto che si corrono dei rischi: si può osare, ci si può avvicinare al limite, ma bisogna fare attenzione a non strafare. Bisogna raggiungere una buona preparazione fisica e mentale, una preparazione nutrizionale ma anche aver cura di se stessi, del proprio corpo per tutelare la propria salute. C’è tantissimo da dire.
Su questi aspetti ho scritto già due libri e ne ho diversi altri di prossima pubblicazione. Uno l’ho redatto a quattro mani insieme a Daniele Baranzini e il titolo è: «Ultramaratoneta. Un’analisi interminabile», l’altro libro che ho scritto è: «Ultramaratoneti e gare estreme»”.
Di seguito il commento di Stefano Severoni al mio libro Ultramaratoneti e gare estreme, Prospettiva Editrice, Civitavecchia: “Ho letto con vivo interesse il testo di Matteo Simone. Le sue 298 pagine si scorrono veloci, poiché si viene a contatto con atleti che trasmettono le esperienze che accomunano maratoneti e ultra. Certo l’Autore utilizza un metodo induttivo: non fa teoria pura, ma parte dalla pratica podistica che contrassegna un popolo di umili faticatori. La metafora che contraddistingue il mondo ultra è quella del viaggio o meglio di scoprire se stessi attraverso la percorrenza di tanti chilometri. Ma, come avvertono gli stessi corridori, la fatica quasi scompare quando si svolge un’attività che gratifica, poiché consente di stare meglio con se stessi e con gli altri, conoscere luoghi suggestivi e portare a casa sicuramente una simbolica, ma gratificante medaglia di partecipazione.
Di seguito il commento di Stefano Severoni al mio libro Ultramaratoneti e gare estreme, Prospettiva Editrice, Civitavecchia: “Ho letto con vivo interesse il testo di Matteo Simone. Le sue 298 pagine si scorrono veloci, poiché si viene a contatto con atleti che trasmettono le esperienze che accomunano maratoneti e ultra. Certo l’Autore utilizza un metodo induttivo: non fa teoria pura, ma parte dalla pratica podistica che contrassegna un popolo di umili faticatori. La metafora che contraddistingue il mondo ultra è quella del viaggio o meglio di scoprire se stessi attraverso la percorrenza di tanti chilometri. Ma, come avvertono gli stessi corridori, la fatica quasi scompare quando si svolge un’attività che gratifica, poiché consente di stare meglio con se stessi e con gli altri, conoscere luoghi suggestivi e portare a casa sicuramente una simbolica, ma gratificante medaglia di partecipazione.
Per esseri atleti ultra ‒ come segnala
giustamente l’Autore, anch’egli “grande faticatore” ‒ bisogna essere resilienti
ed efficaci. E dopo aver letto il libro non si potrà non cercare altri testi
dello stesso Matteo. In definitiva, nella prestazione sportiva come nella vita
quotidiana, la componente mentale riveste enorme importanza. Nella nostra
società post-moderna e liquida, l’ultrarunner si presenta allora come colui che
è in grado di gestire il proprio corpo e la propria mente, e così allungare la
propria vita in uno stato di benessere. Ovviamente ‒ come in ogni campo ‒ sarà
necessario equilibrio e giusta motivazione.”
Stralcio della Presentazione del Prof. Alberto Cei: “Il libro scorre in modo
interessante poiché Matteo Simone narra delle storie personali senza avere la
pretesa d’insegnare cosa sia l’ultramaratona ma lasciandola scoprire al lettore
attraverso le parole di chi la pratica. E’, quindi, un libro aperto a diverse
soluzioni interpretative dettate dalle esperienze di chi legge e credo che
questo sia il suo pregio principale.”
Nel testo parlo di passione nello sport,
motivazione, superamento del limite gradualmente un passo alla volta,
riportando le esperienze di tanti ultrarunner che
fanno sport per ore ed anche giorni sperimentando deprivazione del sonno,
partecipando a tante gare in autosufficienza, cioè provvedendo personalmente
alla loro alimentazione.
Un
grazie a Nico Leonelli per la sua gentilezza e le sue cortesi parole che
riporto di seguito: “Matteo è veramente uno dei
pochi che ha dato voce al mondo dell'Ultramaratona.”
Nel libro enfatizzo gli aspetti della
psicologia dello sport quali la consapevolezza delle proprie risorse e dei
propri limiti, l’autoefficacia individuale, la resilienza che si sviluppa con
la pratica dell’endurance e che diventa utile anche nella vita quotidiana, tutto
diventa più gestibile ed affrontabile, si può fare tutto con studio, attenzione
e senza fretta.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
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