Riprendere dallo sport per riappropriarsi del
proprio quartiere
Matteo Simone
Nella vita ci sono prove davvero durissime da affrontare, gestire e superare; non si è mai pronti per questo, le fasi da attraversare sono durissime ed è importante accettare e rispettare i propri tempi e le proprie modalità per riprendere in mano le redini della propria vita e ritornare alla quotidianità.
Interessanti le parole del Cardinale e Arcivescovo
di Genova Angelo Bagnasco durante i funerali solenni: “Qualunque parola umana, seppure sincera, è poca cosa di fronte alla
tragedia, così come ogni doverosa giustizia nulla può cancellare e restituire.
L’iniziale incredulità e poi la dimensione crescente della catastrofe, lo
smarrimento generale, il tumulto dei sentimenti, i “perché” incalzanti, ci
hanno fatto toccare ancora una volta e in maniera brutale l’inesorabile
fragilità della condizione umana. Ma proprio dentro a questa esperienza, che
tutti in qualche modo ha toccato, si intravvede un filo di luce. Quanto più ci
scopriamo deboli ed esposti, tanto più sentiamo che i legami umani ci sono
necessari: sono il tessuto non solo della famiglia e dell’amicizia, ma anche di
una società che si dichiara civile.”
I primi momenti sono i peggiori: il
panico, la confusione, il congelamento, tutte sensazioni ed emozioni terribili
che nessuno vorrebbe sentire e sperimentare che spiazzano. Si rimane sorpresi e
impotenti davanti all’inimmaginabile che crea danni, lutti, dolore, perdite
enormi.
Dopo i primi momenti comunque bisogna avere
la prontezza, l’istinto, il coraggio di mettere in salvo se stessi e i propri
cari, un po’ alla volta bisogna comprendere quello che è successo, quello che
ci sta accadendo, quello che non siamo pronti ad affrontare, gestire, superare
e organizzarsi.
In questi momenti si cerca di far rete
con gli altri, ognuno diventa una risorsa per l’altro, se c’è un coordinamento,
in base alle proprie competenze, esperienze, professionalità.
E’ importante riorganizzarsi, mettersi
in movimento condividere percorsi e direzioni insieme, riprendere dallo sport per
riappropriarsi del proprio quartiere, per prendere nuove direzioni con risorse
residue e insieme è ancora meglio, questo è il vantaggio della resilienza anche
attraverso lo sport, come la manifestazione di domenica 26 agosto “Corri per
Via Fillak”, con partenza da piazza de Ferrari verso il porto antico.
A passo
libero, aperta a tutti, con un contributo libero a favore della associazione
"Il Pollicino" per i bimbi di Via Fillak. Per info Felice 3398301524 Fabrizio 3289459346:
“Il tutto per non
dimenticare la gente che ha perso la vita , che ha perso una casa e soprattutto
ricordarsi che su quel ponte avremmo potuto esserci noi una delle tante volte
che ci siamo passati. Vivi, Ama, Corri.”
L’aiuto psicologico ha come obiettivo
l’aiutare la persona a riprendere in mano le redini della propria vita, per
poter uscire gradualmente dal tunnel, per potersi rialzare e riprendere a
correre la propria vita con nuove modalità e nuove sfide.
Si ha bisogno di qualcuno che si prende
cura, che si preoccupa, che sostiene e supporta, che sostituisce la fragilità
del momento, l’incapacità di provvedere a se stessi. Si è in tanti ad
intervenire, ognuno diventa una risorsa se ben organizzata, se ben strutturata,
se ben organizzata. Si creano relazioni, nuovi ponti, resti di collaborazioni
per aiutare ad aiutarsi quelli che hanno bisogno in questo momento a causa di
qualcosa molto grande e terribile.
Tante sono le associazioni che
intervengono per dare un po’ di sollievo, un piccolo aiuto materiali, morale,
psicologico. L’aiuto psicologico è importante a seguito di episodi critici,
disturbanti, traumatici; la persona ha bisogno di essere messa al sicuro, di
essere tutelata, di capire, di rinforzare le proprie capacità di affrontare la
situazione.
La Direttiva del Presidente del
Consiglio dei Ministri 13 giugno 2006: “Criteri di massima sugli interventi
psico-sociali da attuare nelle catastrofi” descrive L’Equipe Psicosociale per le Emergenze: “E’ compito delle Regioni e
delle Province Autonome disporre affinché si costituiscano equipe per il
supporto psicosociale alla popolazione colpita da calamità. I destinatari degli
interventi - le vittime dirette; - i testimoni diretti; - i familiari delle vittime;
- i soccorritori, volontari e professionisti, che abbiano prestato il proprio
aiuto alle vittime e ai sopravvissuti.”
Lo psicologo nelle emergenze si
documenta; è presente; incontra l’altro, diverso da lui; è disponibile
all’ascolto empatico; si adatta al contesto e al setting; utilizza tecniche di
mediazione, negoziazione e gestione dei conflitti; promuove il lavoro di rete.
In una emergenza, lo psicologo deve
valutare il contesto dove andrà ad operare e sapere: cosa trova; chi trova; con
chi opera; di cosa ha bisogno; quali problemi potrebbe avere.
Arrivato al luogo di intervento lo
psicologo deve: rendersi visibile; farsi conoscere; essere “tra”; essere “con”;
essere disponibile. Lo Psicologo incontra l’altro diverso da lui.
Lo psicologo è disponibile all’ascolto
empatico. Si parla di empatia come qualcosa che serve a comprendere l’altro, a
mettersi nei panni dell’altro, per capire il suo stato, la sua situazione, la
sua sofferenza, il suo vissuto.
Lo psicologo si adatta al contesto e al
setting. Tra lo psicologo e la persona si crea uno spazio protetto, si
condivide uno spazio ed un tempo esclusivo, si abita una distanza ottimale per
entrambi, per un tempo stabilito o necessario; questo permette alla persona di
fidarsi, affidarsi, parlare delle proprie sensazioni, emozioni.
L’aiuto psicologico aiuta a
riorganizzarsi, a trovare nuove risorse interne personali, familiari, amicali,
di rete locale. L’aiuto psicologico ha come obiettivo di sviluppare la fiducia
in se stessi e negli altri, di aiutare ad accettare gradualmente l’accaduto e
il cambiamento che ne è derivato, a trovare nuove direzioni, a rimodulare
obiettivi.
Il trauma lascia sempre sconforto,
ferite aperte, destabilizza. Non si è mai pronti a cambiamenti di vita
disastrosi, drastici. Quanto meno te lo aspetti succede l’imprevisto,
l’inaspettato e non si è pronti per subire, per stare con il dolore, la
sofferenza, la rabbia, la frustrazione, la vergogna, l’incredulità.
L’aiuto psicologico aiuta a sostenere, a
supportare, a distrarre, a indirizzare, a trovare modalità utili con strumenti
efficaci per elaborare l’accaduto, per normalizzare in un primo momento i
sintomi e poi per aiutare la persona a sviluppare la consapevolezza di ciò che
percepisce nel momento presente, di quello che è successo; per non rimuovere,
per non congelare, per non dimenticare ma per sistemare in modo sicuro nella
propria esistenza come un’esperienza terribile ma che gradualmente si può
attraversare e superare un passo alla volta insieme.
L’impatto di un evento stressante sui
bambini e gli adulti comporta tante sensazioni, provare forti emozioni, pensieri,
comportamenti quali cercare di rimuovere dalla memoria l’accaduto, cercare di
non parlare e di non rivivere quello che
è successo, evitare ciò che ricorda l’accaduto.
L’aiuto psicologico ha l’obiettivo di
sviluppare la resilienza nelle persone, aiutare a ricostruire fiducia e
relazioni, ricostruire se stessi, la propria attività. L’aiuto psicologico ha
l’obiettivo di ritornare gradualmente alla quotidianità, di riprendere le cose
lasciate in sospeso, di prendersi cura di sé, di trovare modalità per coccolare
e coccolarsi.
Tante persone coinvolte nel disastro soprattutto, gente disperata e traumatizzata, molti fuori di casa senza
certezze, tanti “scioccati” per essere passati sul ponte appena in tempo o
arrivati in ritardo, tanti familiari in pensiero, tanti che hanno visto e udito
dalle finestre, immagini e suoni che hanno bisogno di essere raccontati,
elaborati, desensibilizzati.
Ringrazio Giuseppe Pace che mi ha
accompagnato tra le zone sfollate, mi ha raccontato del suo quartiere, mi ha
ospitato a casa sua, mi ha fatto conoscere la sua famiglia, ha condiviso con me
momenti tristi ma anche momenti di ripresa, di gioco, di condivisione. Ho conosciuto tante persone e da ognuno ho preso qualcosa: uno sguardo, una cortesia, un insegnamento.
Un plauso agli scout che si sono
dislocati alla postazione in via Fillak dispensando vivande e accortezze a
tutti i presenti continuamente e ripetutamente, facendosi carico del benessere
dei presenti e valutando momento per momento quello che poteva servire e come
procurarselo.
Tanti gli psicologi che
hanno operato, appartenenti alle diverse associazioni, ognuno con l’obiettivo
di fare qualcosa per l’altro, di occuparsi del dolore e della sofferenza
dell’altro, di essere presente, visibile, pronto a intervenire spontaneamente o
su richiesta.
Matteo
SIMONE
380-4337230
- 21163@tiscali.it
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Nessun commento:
Posta un commento