giovedì 2 agosto 2018

Marco Locatelli, triathlon: Per ottenere ciò che volevo ho dovuto imparare da solo

Dove va la testa, va anche il fisico
Matteo SIMONE

C’è tutto un mondo dietro lo sport, soprattutto quando si pratica sport a livelli professionisti dove diventa una fonte di reddito oltre che una forte passione.

Bisogna focalizzarsi per le gare e impegnarsi fortemente in allenamento, seguire tabelle e suggerimenti di allenamento, curarsi bene dal punto di vista nutrizionale e psicofisico per essere al meglio il giorno della gara, sapendo gestire ansie e tensioni pre-gara e durante la gara avendo la forza, la tenacia, la resistenza per andare avanti, far bene, superare concorrenti.
Di seguito Marco Locatelli racconta la sua esperienza attraverso risposte a un mio questionario.
Come hai scelto il tuo sport?Casualmente (prima giocavo a scacchi), ho visto che c’era una gara e mi sono iscritto.” 
In che modo lo sport ha contribuito al tuo benessere?Avendo fatto il professionista di Triathlon per 15 anni, economicamente, fisicamente e mentalmente.” 
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Si (nella Realtà).” 
Qual è stata la gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?Ironman di Biwa Lake 1994.” 
Quali condizioni ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale?Caldo Torrido.”

Bisogna essere resilienti, scaltri, furbi e trovare la soluzione migliore nel più breve tempo possibile, ciò fa di un atleta un campione. L’attenzione diventa importante in gare di endurance dove a volta la stanchezza fa brutti scherzi, può far confondere, può far sbagliar strada.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?
“Ironman di Biwa Lake 1994, a metà della prova di ciclismo mi viene data la sacca sbagliata e mi ritrovo l’alimentazione di un giapponese, tenuto solo quello che sapevo cosa era, entro in crisi ipoglicemica, intorno al 130°-140° km vedo in lontananza a bordo strada un ragazzo con in mano una coppa gigante di gelato, vista e presa!” 
Quale è stata la tua gara più difficile?Ironman di Biwa Lake 1994.

Qualsiasi cosa si decide di fare bisogna prima immaginarla mentalmente, visualizzarla, se nella testa diventa fattibile allora ci si può preparare per trasformare sogni in realtà, altrimenti bisogna lavorarci su.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica?Che dove va la testa, va anche il fisico.” 
Quali meccanismi psicologici ti aiutano nello sport?La voglia di superare i propri limiti e di superarsi come persona.” 
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere e/o performance?
Moralmente, tutti coloro che mi erano vicini, dai familiari agli amici. Praticamente, nessuno, ho dovuto imparare da solo per ottenere ciò che volevo.” 
Quali sensazioni hai sperimentato nello sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara?Soddisfazione, concentrazione e tensione, tranquillità e determinazione, benessere e soddisfazione.

Nella vita ci sono dei cicli, si curano interessi e hobby, si sceglie ogni momento quello che più è consono alle nostre volontà e capacità, finito un ciclo ne inizia un altro con tanto interesse, passione e motivazione, cercando di fare il proprio meglio per sperimentare soddisfazioni, entusiasmo e gioie. Non esiste la cosa migliore, esistono periodi migliori, c’è un periodo degli scacchi dove ci si applica mettendoci quello che serve per far bene ed eccellere e poi esistono periodi della fatica fisica con il nuoto, bici e corsa, dove si fatica, si suda di più ma l’obiettivo è sempre eccellere.
Hai dovuto scegliere di lasciare uno sport a causa di un percorso di studi o carriera lavorativa?
No, il ciclo degli scacchi era al suo termine e ne ho cominciato un altro.” 
Quale messaggio vuoi rivolgere ai ragazzi per farli avvicinare allo sport?Provare per credere”, basta una sola volta, e se lo sport è in te viene fuori.”

Nella cosiddetta crescita post traumatica, ci si rialza e si ritorna alla quotidianità con nuove consapevolezze, cavalcando l’onda del cambiamento e rafforzati nello spirito e nell’anima, cercando di dare sempre il meglio di sé con la forte convinzione che il meglio deve ancora venire.
Come hai gestito eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Rialzandomi e andando ancora più forte di prima.” 
Hai rischiato di incorrere nel doping?
No, sarebbe stato contrario alle motivazioni che avevo nel fare sport.
Un messaggio che vorresti dare per sconsigliare il doping? Come messaggio sarebbe sufficiente far vedere come sono ridotti atleti mondiali degli anni 80-90.”

A volte lo psicologo aiuta l’atleta a ritrovare se stesso, aiuta a rendere l’atleta autonomo, a volte ci sono blocchi e limiti mentali, l’atleta pensa di essere al top della performance, a volte non per forza ci si rivolge allo psicologo l’atleta debole ma anche l’atleta forte per consolidare la sua forza, la sua performance e per cercare di andare oltre.
Pensi che potrebbe essere utile lo psicologo dello sport? In che modo e in quali fasi?No, un atleta 'psicologicamente debole' affiancato da un 'supporto', rimane semplicemente 'un atleta psicologicamente debole con un supporto'. Mentre un atleta 'psicologicamente debole' che trova se stesso, può diventare un 'atleta psicologicamente forte'.”

Un’intervista a Marco è riportata nel libro 
Triathlon e ironman. La psicologia del triatleta.

Gli atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere, ed alla ricerca della sfida, per verificare quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo. Gli atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta solamente l’allenamento fisico, ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali, quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno utili anche per la vita quotidiana; infatti, essi permetteranno di saper gestire e affrontare determinate situazioni considerate difficili. 

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
21163@tiscali.it +393804337230

2 commenti:

laLunadiAry ha detto...

tutto vero.....oramai dopo 10 anni di frequentazione sia sportiva che sentimentale conosco bene il significato dei concetti espressi da marco...devi credere in te stesso e metterti alla prova fino in fondo..superare le debolezze psichiche prima di tutto e mettersi in gioco CON SE STESSI A 360 GRADI..non importa chi siamo e chi non siamo, ma servono le palle per scoprire i nostri limiti e volerli superare...ed è quest'ultimo concetto che fa la differenza tra un vero campione e uno che fa risultati solo perchè o ci sono per esemplificare in modo esplicito ed attuale, come in gare spesso vi sono solo 3 donne nel triathlon o qualche in piu'benestanti visto che non guadagnano niente o perchè non ce nè propio e quindi risulti ....tutto qui...credere in se' stessi...

Anonimo ha detto...

frequentando marco da oltre 10 anni come fidanzata ed atleta, conosco bene il significato dei concetti esposti in questa intervista....devi credere in te!! avere la forza di conoscere i tuoi limiti per poterli superare..immaginati campione ....e fatica per diventarlo...non importa cosa diventerai ma solo il fatto che ti sei superato con sacrificio e testa sei un campione..

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