A volte nella vita ci sono prove davvero
durissime da affrontare, gestire e superare; non si è mai pronti per questo, le
fasi da attraversare sono durissime ed è importante accettare e rispettare i
propri tempi e le proprie modalità per ritornare alla quotidianità e riprendere
in mano le redini della propria vita.
I primi momenti sono i peggiori, il
panico, la confusione, il congelamento, tutte sensazioni ed emozioni terribili
che nessuno vorrebbe sentire e sperimentare che spiazzano. Si rimane impotenti
e sorpresi davanti all’inimmaginabile che crea danni, lutti, dolore, perdite
enormi.
Dopo i primi momenti comunque bisogna avere
la prontezza, il coraggio, l’istinto di mettere in salvo se stessi e i propri
cari, un po’ alla volta bisogna organizzarsi, comprendere quello che è
successo, quello che ci sta accadendo, quello che non siamo pronti ad
affrontare, gestire, superare.
Si ha bisogno di qualcuno che si prende cura, che si preoccupa, che sostiene e supporta, che sostituisce la fragilità del momento, l’incapacità di provvedere a se stessi. Si è in tanti ad intervenire, ognuno diventa una risorsa se ben organizzata, se ben strutturata, se ben organizzata. Si creano relazioni, nuovi ponti, resti di collaborazioni per aiutare ad aiutarsi quelli che hanno bisogno in questo momento a causa di qualcosa molto grande e terribile.
Si ha bisogno di qualcuno che si prende cura, che si preoccupa, che sostiene e supporta, che sostituisce la fragilità del momento, l’incapacità di provvedere a se stessi. Si è in tanti ad intervenire, ognuno diventa una risorsa se ben organizzata, se ben strutturata, se ben organizzata. Si creano relazioni, nuovi ponti, resti di collaborazioni per aiutare ad aiutarsi quelli che hanno bisogno in questo momento a causa di qualcosa molto grande e terribile.
Il trauma lascia sempre sconforto,
ferite aperte, destabilizza. Non si è mai pronti a cambiamenti di vita
disastrosi, drastici. Quanto meno te lo aspetti succede l’imprevisto,
l’inaspettato e non si è pronti per subire, per stare con il dolore, la
sofferenza, la rabbia, la frustrazione, la vergogna, l’incredulità.
Tante sono le associazioni che
intervengono per dare un po’ di sollievo, un piccolo aiuto materiali, morale,
psicologico. L’aiuto psicologico è importante a seguito di episodi critici,
disturbanti, traumatici; la persona ha bisogno di essere messa al sicuro, di
essere tutelata, di capire, di rinforzare le proprie capacità di affrontare la
situazione.
In questi momenti si cerca di far rete
con gli altri, ognuno di venta una risorsa per l’altro in base alle proprie
competenze, esperienze, professionalità.
Tante persone coinvolte nel disastro soprattutto, gente disperata e traumatizzata, molti fuori di casa senza certezze, tanti “scioccati” per essere passati sul ponte appena in tempo o arrivati in ritardo, tanti familiari in pensiero, tanti che hanno visto e udito dalle finestre, immagini e suoni che hanno bisogno di essere raccontati, elaborati, desensibilizzati.
Ringrazio Giuseppe Pace che mi ha accompagnato tra le zone sfollate, mi ha raccontato del suo quartiere, mi ha ospitato a casa sua, mi ha fatto conoscere la sua famiglia, ha condiviso con me momenti tristi ma anche momenti di ripresa, di gioco, di condivisione. Ho conosciuto tante persone e da ognuno ho preso qualcosa: uno sguardo, una cortesia, un insegnamento.
Un plauso agli scout che si sono dislocati alla postazione in via Fillak dispensando vivande e accortezze a tutti i presenti continuamente e ripetutamente, facendosi carico del benessere dei presenti e valutando momento per momento quello che poteva servire e come procurarselo.
Tanti gli psicologi che hanno operato appartenenti alle diverse associazioni ognuno con l’obiettivo di fare qualcosa per l’altro, di occuparsi del dolore e della sofferenza dell’altro, di essere presente, visibile, pronto a intervenire spontaneamente o su richiesta.
Ringrazio Giuseppe Pace che mi ha accompagnato tra le zone sfollate, mi ha raccontato del suo quartiere, mi ha ospitato a casa sua, mi ha fatto conoscere la sua famiglia, ha condiviso con me momenti tristi ma anche momenti di ripresa, di gioco, di condivisione. Ho conosciuto tante persone e da ognuno ho preso qualcosa: uno sguardo, una cortesia, un insegnamento.
Un plauso agli scout che si sono dislocati alla postazione in via Fillak dispensando vivande e accortezze a tutti i presenti continuamente e ripetutamente, facendosi carico del benessere dei presenti e valutando momento per momento quello che poteva servire e come procurarselo.
Tanti gli psicologi che hanno operato appartenenti alle diverse associazioni ognuno con l’obiettivo di fare qualcosa per l’altro, di occuparsi del dolore e della sofferenza dell’altro, di essere presente, visibile, pronto a intervenire spontaneamente o su richiesta.
L’aiuto psicologico aiuta a
riorganizzarsi, a trovare nuove risorse interne personali, familiari, amicali,
di rete locale. L’aiuto psicologico ha come obiettivo di sviluppare la fiducia
in se stesso e negli altri, di aiutare ad accettare gradualmente l’accaduto e
il cambiamento che ne è derivato, a trovare nuove direzioni, a rimodulare
obiettivi.
L’aiuto psicologico aiuta a sostenere, a
supportare, a distrarre, a indirizzare, a trovare modalità utili con strumenti
efficaci per elaborare l’accaduto, per normalizzare in un primo momento i
sintomi e poi per aiutare la persona a sviluppare la consapevolezza di ciò che
percepisce nel momento presente, di quello che è successo; per non rimuovere,
per non congelare, per non dimenticare ma per sistemare in modo sicuro nella
propria esistenza come un’esperienza terribile ma che gradualmente si può
attraversare e superare un passo alla volta insieme.
L’aiuto psicologico ha come obiettivo
l’aiutare la persona a riprendere in mano le redini della propria vita, per
poter uscire gradualmente dal tunnel, per potersi rialzare e riprendere a
correre la propria vita con nuove modalità e nuove sfide.
L’aiuto psicologico ha l’obiettivo di sviluppare
la resilienza nelle persone, aiutare a ricostruire fiducia e relazioni,
ricostruire se stessi, la propria attività. L’aiuto psicologico ha l’obiettivo
di ritornare gradualmente alla quotidianità, di riprendere le cose lasciate in sospeso,
di prendersi cura di sé, di trovare modalità per coccolare e coccolarsi.
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